venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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25 luglio 2006

ventunoluglio 06


Ancora, adesso io, Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.
Questa sera desidero tornare ad un vecchio argomento; desidero chiedere a voi aiuto per ciò che riguarda l’amore e l’amare…ma prima desidero anch’io dire qualcosa sui discorsi che poc’anzi avete fatto.
Testimoniare agli altri ciò che si ha trovato credo che sia indispensabile, ma non indispensabile azione nei confronti degli altri, ma azione responsabile nei nostri confronti.
Aver trovato una strada, una visione, un tesoro e non poterlo donare agli altri, rende questo stesso tesoro meno ricco, meno luccicante, meno prezioso. Testimoniare agli altri ciò che si ha trovato, donare a loro questa visione, permette proprio a questa visione di realizzare completezza, definizione sempre migliore, sempre più vicina all’essenza.
Io, già ve lo dissi, fui privato di questa possibilità e ancora oggi esprimo questa mia mancanza, questo mio ancora desiderio, anche se mi trovo ad essere disincarnato.
Certo, è vero, parlare a qualcuno del cedere alla malattia, quando la malattia sta erodendo il suo corpo o il corpo di un suo caro non è facile, non è rassicurante, non è dolce. Ma, in fondo, non è questo che dobbiamo cercare nel nostro essere con gli altri, ma è cercare di scuotere, cercare di creare disequilibrio affinché la ricerca possa continuare, ricominciare con maggior lena, con maggior forza, anche se lo sconcerto può apparire crudele…ma tale non è se realmente desiderate aiutare l’amico che accanto a voi si accosta, si pone e chiede…chiede…anche solo con la propria presenza. Ma è di amore che questa sera desidero parlare, e chiedere aiuto a voi, e non chiedo aiuto solamente alla vostra mente, alle vostre convinzioni, ai vostri credi, ma anche a quella vostra presenza profonda che evoco qui, all’interno di questo cerchio.
Pertanto predisponete la vostra presenza qui affinché possa emergere quell’io profondo…predisponete la vostra presenza affinché possiate essere medium, ognuno di voi.
Concentratevi in questo, date eco alle mie parole, alla mia richiesta. Desidero questa sera parlare di amore perché mi sento orfano, privato di questo livello di coscienza, perché la mia vita mi ha privato di questa possibilità.
Già un po’ vi parlai di ciò che fu la mia vita e il mio bisogno di comprendere ciò che è l’amore e ciò che deve essere, quali sono le forze che lo muovono, lo provocano, lo alimentano, lo rendono forte, gravido. E’ importante per me capire, comprendere, fare mio ciò che mi fu impossibile attraverso la mia esperienza terrena. Da bimbo – già vi dissi – quando avrei dovuto cogliere quello che era l’amore dei genitori, io non fui in grado di coglierlo; da fanciullo fui allontanato dalla mia famiglia.
La presenza di mia madre fu volutamente e coscientemente limitata affinché io non sentissi questo legame che avrebbe potuto distrarre la mia vocazione
Io oggi tranquillamente posso affermare di non aver potuto amare mio padre e mia madre, tranquillamente posso affermare di non aver sentito, colto, il loro amore.
Ho dato per scontato, come molti, che questo sentimento albergasse in me e albergasse nei cuori dei miei genitori, ma non ne trovo traccia, non trovo percorso, non trovo elementi.
Non ebbi figli, per cui non conosco l’amore verso la propria prole…anche di questo sentimento prendo atto senza averne coscienza, traccia dentro di me.
Il vivere con i miei fratelli fu sempre per me una competizione; era salendo sopra il corpo di un altro che potevo ergermi più in alto di lui, era spintonando affinché fossi più appariscente agli occhi degli altri, che potevo salire, crescere e in graduatoria eccellere.
Non trovai contatto, non trovai traccia dell’amore dei miei fratelli nei miei confronti, né tanto meno del mio amore verso i fratelli. Anche di questo presi convinzione senza averne traccia, esperienza. Non ebbi compagno, non ebbi compagna, non so cosa sia l’amore che infiamma il corpo e la mente, anche di questo presi coscienza senza averne traccia, misura.
L’unica vera traccia di coscienza fu quando fratello Giustino, il fratello che più di altri, di ogni altro si avvicinò a me, l’attenzione che lui ebbe nei miei confronti… fu questa l’unica traccia che io ebbi…cosciente, sperimentata dell’amore.
Oh, oggi è prepotente il bisogno dentro di me; è indispensabile per me cogliere amore, ma chiedo a voi in quale modo si possa creare, trovare, ricercare questo sentimento.
Di certo so che ne ho bisogno, di certo so che senza di esso non posso completare la mia definizione… ma in che modo si può amare l’altro e cogliere il suo stesso amore?
Non sono figlio di nessuno di voi, non sono padre di nessuno di voi, non sono fratello di nessuno di voi, non sono amante di nessuno di voi, ma sono certo che solamente voi mi rimanete come possibilità. Qual è il modo, qual è la traccia perché io possa provare amore…qual è il modo, qual è la traccia perché voi possiate amare me?
D. (N) Emanuele, ma almeno un senso di amicizia nei nostri confronti lo senti?
Cos’è? È questo che mi manca: capire. Io, vedi, tante nozioni di ciò che è l’amicizia, di ciò che è l’amore, ho accumulato. Sono nozioni, però; non sono coscienza precisa, sperimenta.
Io ho letto, io mi sono informato, io colto sono divenuto su qualsiasi aspetto dell’amore…ma cos’è?
D. (N) Innanzitutto è un sentimento…
È vero, in tanti l’hanno detto. Posso prendere atto anche di questo, ma qual è il modo?
Ho cercato anche di rispondermi chiaramente. Mi è difficile, certo, sperimentare è difficile per chi come me si trova disincarnato e non ha più la possibilità concreta e reale, legata alla situazione, legata all’avvenire, di poter sperimentare. Ma so, sono certo, ci deve essere un modo perché io possa amare ed essere amato.
Ho cercato, torno a dirvi, di darmi risposta. L’unica risposta che mi sono dato e che abbia senso, che abbia qualche parvenza di verità, è credere che solo attraverso – per me, per mio dire, per ciò che io sono oggi, ora – per me l’unico modo passa attraverso la conoscenza, il mio rendermi conosciuto a voi, il mio essere visibile attraverso il buio della non-presenza, della non-materialità.
D. (N) Emanuele, non credi che questa sia già una forma di amore nei nostri confronti?
Non voglio più parlare di forme, di tipi, di modi, voglio parlare del mio …
D. (N) Sì, del tuo amore nei nostri confronti.
Perché dovrei amarti… perché tu dovresti amarmi?
D. (N) Non sto chiedendoti che devi amarmi… io nutro per te un sentimento di profonda amicizia
per l’esperienza che sai comunicarmi, per le riflessioni che mi induci a portare, mi hai dato
dei sentimenti, mi hai dato la possibilità di ampliare il mio pensiero e questo per me
rientra nel sentimento dell’amicizia, dell’amore, che poi sono simili.
D. (Cla) E se io ti dicessi, Emanuele, che ti voglio bene?
Sarebbero per me parole sconosciute, che danno tanto calore e che riempiono spazi enormi… sono certo che questa debba essere la mia occasione, ma vorrei che voi foste in grado, per poter davvero comunicare con me, di esprimere qualcosa che va aldilà del pensiero.
D. (N) Ma, Emanuele, tu vuoi il nostro amore o vuoi capire che tu riesci ad amare noi, che tu riesci
ad amare in senso generale?
È difficile cercare di farti comprendere quale sia il bisogno, per un essere disincarnato, di poter comprendere e fare proprio un sentimento quale è l’amore. Sono anche convinto che proprio attraverso tutto questo mio accumulare di concetti, di convinzioni, di giudizi, di ciò che deve essere l’amore o di ciò che dovrebbe essere l’amore o ciò che è stato l’amore per voi, non sia ciò di cui ho bisogno. Anche voi, in fondo, credo che abbiate questo bisogno di andare aldilà…
D. (N) Io posso dirti per me che l’amore non è un sentimento che nasce dalla mente…è un
sentimento che nasce dal cuore, dal profondo, non lo puoi cercare con la mente…
Proviamo a lasciare questa mia richiesta al centro di questo cerchio per qualche attimo: qual è il modo, qual è lo strumento perché io possa amare l’altro.
D. (N) Prova ad abbandonare la mente.
Se non è il legame di sangue, il legame di famigliarità, il legame della convivenza, qual è lo stimolo, l’occasione che ci porta ad amare l’altro? E perché?

D. (N) L’affinità… la comunanza di sentimenti…non è facile rispondere a questa domanda molto
complessa…
Forse non è di una risposta che ho bisogno…
D. (N) Quale sentimento ti ha spinto a credere in Dio…a credere, ad aver fede?
La privazione di qualsiasi altro obiettivo. La scientifica, cosciente privazione di qualsiasi altro contatto; la certa, indubbia sicurezza che non esistesse altra via.
D. (N) Ma possiamo aiutarti a rimuovere tutto questo?
Io sono il diverso, io sono l’altro…
D. (N) Tu hai conosciuto tanta sofferenza…
Io sono Emanuele…non sono altro che Emanuele…non sono l’errore…
D. (N) Se hai conosciuto tanta sofferenza, forse l’amore è esattamente l’opposto di tutta la
sofferenza che hai avuto?
Ma io sono questa sofferenza, non posso esserne l’opposto.
D. (N) Però tu stai cercando l’amore…
Mi sento riconosciuto per quel che sono…io sono Emanuele.
D. (N) Sì, tu sei Emanuele; però sei Emanuele che sta chiedendo aiuto.
Ma sono un Emanuele che può essere colmato, può essere…compreso…
D. (N) Ma io credo che noi, tutto il lavoro che abbiamo fatto in questi mesi, sia stato anche quello di
comprenderti attraverso i tuoi insegnamenti. Non puoi pensare di essere incompreso, di non
essere amato da noi.
D. (F) Accettami per quello che sono…
Lo sento di dover capire, ma pare assurdo affermare questo per un essere disincarnato…certo, ma io devo fare mio, rifarmene patrimonio. Amare…è il legame che dovrebbe cucire la nostra presenza in questo cerchio e in modo particolare nel corpo comune.
Ma la mia sensazione per ciò che riguarda Emanuele, è questa facilità per me di esprimere queste conoscenze che non appartengono al mio reale sentire…
Vorrei essere scrollato, vorrei essere sguarnito e costretto senza scampo ad amare…e ciò avverrà.

È tempo, è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.

Ancora, adesso io A. per il corpo comune; il corpo comune per C. , la nostra amica C.
Portiamola qui con noi, portiamola al centro della catena; accendiamo la sua candela, che le illumini il viso, la presenza, la sua richiesta. Cerchiamo gli amici che con noi compongono questa catena, evochiamo i nostri cari defunti, chiediamo loro aiuto, siamo certi della loro forza, siamo certi della nostra possibilità. Sentiamo l’energia che percorre questa catena, lasciamoci da essa colmare e offriamola, ricca ancora e sempre di più del nostro desiderio, all’amico che accanto a noi si trova………………..
Lasciamo ora C. e visualizziamo il nostro prato, lo spazio all’interno della catena….è uno spazio di pace…
Ringraziamo i nostri amici e i nostri cari che con noi sono stati.
Come è possibile sguarnire ancora e di più Emanuele?
Io capisco questo suo bisogno, indubbiamente…epperò…
La mia vita credo sia stata diversa dalla sua, non c’è dubbio, e parlare di amore per ciò che riguarda A. è facile; molte sono state le occasioni per cui io sono stato in grado di percepire amore, ma capisco anche che il vestire questo incontro, questo sentimento, è sempre stato importante, se era il bisogno di una madre, è facile da comprendere, è facile capire.

L’amore di un compagno, il trasporto, la disponibilità che davo a lui, in attesa, in funzione di sesso, di compagnia, di attenzione.
Ma è vero che se vado a svestire queste mie esperienze, se dovessi togliere motivazione, se dovessi togliere aspettativa al mio amare, la comprensione mi è impossibile, il senso non riesco a coglierlo…ma ci deve essere.
Un punto d’incontro attraverso il quale far scaturire questa scintilla, chiaramente avere la possibilità…
Qual è il modo, qual è lo strumento che rende tale l’occasione? Non so rispondervi… non ne sono capace.
Vado ora. Un bacio a C. e a voi tutti, amici.