venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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09 luglio 2006

setteluglio 06


Ancora, adesso io, Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Mi spiace e ne sono addolorato, ma anche un po’ ferito, per la difficoltà di comunicazione che esiste ancora. E’ vero, dipende da tanti fattori, dipende dal mezzo, dipende dalla sintonia, dalla catena e dall’entità evocata…certo…dipende anche da me, non ce n’è di dubbi…sarà forse anche tempo di trovare strumenti diversi, probabilmente.
Comunque..cedere alla malattia…una frase che vi disturba. Ma, in fondo, vi disturba perché non avete capito cosa io intenda dire con “cedere alla malattia”; non vi sto dicendo quale deve essere il modo per C. di cedere alla malattia, ma il modo per ognuno di voi di cedere alla malattia.
Per te, R. , di cedere alla malattia, per te, N. ,di cedere alla malattia, per te, C. ,di cedere alla malattia, per te, J. , di cedere alla malattia.
Perché, quando al cerchio mi rivolgo, è ad ognuno di voi singolarmente che io desidero dire.
Tante volte vi ho detto e tante volte ancora vi dirò che non esiste un modo comune per tutti quanti per poter agire, per potersi porre di fronte all’azione energetica. E’ impossibile riuscire a trovare un denominatore comune, pertanto le mie parole hanno senso per ognuno di voi per smuovere in voi quella ipotesi,quella traccia, quella sensazione di possibilità che in ognuno di voi esiste, sicuramente differente da quelle di tutti quanti gli altri, che però verranno rese comuni attraverso una volontà, un desiderio, un afflato d’amore.
Quando io vi parlo di ciò che fu la mia vita terrena, è per dare proprio testimonianza di metodo; io vi parlo di ciò che è stata la mia esperienza terrena per cercare di chiarire, per cercare di spiegare ciò che è avvenuto per Emanuele nel momento della possibilità. Porto la mia testimonianza affinché io vi possa porre davanti a voi, affinché voi possiate tranquillamente seguire non ciò che io feci, ma il metodo che utilizzai di fronte alla possibilità.
In questo momento esiste una possibilità, qui all’interno del cerchio e la chiamo possibilità perché tale è. Una possibilità di azione, una possibilità di poter amare qualcuno…e più di una volta vi ho detto che per amare qualcuno bisogna cedere a lui.
In questo caso, per ciò che riguarda l’amica C. , è cedere alla malattia.
Cedere alla malattia, per ognuno di voi, è un invito a porsi sguarnito, incapace, impotente, senza strategie, metodo, arma.
Cedere alla malattia, per ognuno di voi, è porsi disponibile a fare spazio, ad accogliere, a comprendere, a condividere.
La sensazione mia è che tutte le volte che invece io cito questa frase, voi ribaltiate su C. questa mia esortazione; ma sicuramente lei se ne farà carico per ciò che le compete quale facente parte di questo cerchio spiritico, di questa catena, di questo corpo comune. Ma voi, ognuno di voi, ha un suo ruolo, un suo compito e a lui, ad ognuno di voi va la mia esortazione; trovate la condizione necessaria per poter afferrare l’occasione.
Io, per ciò che vi raccontai, colsi molto tardi, intravidi molto tardi, riconobbi molto tardi dentro di me la possibilità, perché abili furono i colori, i suoni, le luci ad abbagliarmi ed impreparato io fui, anche se le tracce dentro di me le avevo colte, perché io, ben prima di quel fatto, vissi la grotta di Qumran, ma facilmente mi dimenticai di essa, lusingato, tentato abilmente…sì, è vero.
Cedere alla malattia è la mia esortazione per ognuno di voi singolarmente, individualmente e ognuno di voi deve essere in grado di caricare questa mia frase.
Non vi chiedo di cedere a C. , non vi chiedo di cedere al cerchio, vi chiedo di cedere alla malattia di C. fate che questa mia frase, che questa mia richiesta, esortazione, possa risuonare dentro di voi e trovare eco, perché un’eco esiste e l’eco è la risposta vostra al suono che io do, alla vibrazione che io creo con questa mia esortazione. Lasciate che risuoni dentro di voi senza porre armi, capacità, ma attendete l’eco che queste mie parole provocano.

E’ vero, l’urgenza è pressante, la violenza che l’urgenza che l’urgenza pone rende pressante, ma tutto ciò distoglie, tutto ciò disturba…
C’è tutto il tempo che serve, abbiamo tutto il tempo necessario, non esiste limite ad esso. L’occasione potrà avere soddisfazione se saremo in grado di coglierla. Non abbiate timore, non fatevi spingere e pressare dall’urgenza…non ha senso, è sciocco e deleterio per ciò che è il vostro essere assieme.
Cedere alla malattia…cedere alla malattia…cedere al pericolo, alla difficoltà, al dolore, alla sofferenza…al rischio di morte.
Alb. ha colto questa mia intenzione e sono contento, perché finalmente, dopo che ha lasciato decantare dentro di sé le mie parole, dopo essersi sentito urtato, provocato, ha capito che è il momento di chiedere, di chiedere aiuto, è il momento di abbandonare, sguarnire la forza. Per lui chiedere è fondamentale, per lui che con grande difficoltà, fu incapace di chiedere aiuto nel momento della sua grave malattia, oggi capisce che l’occasione si ripropone e ancora ha la possibilità di poter cedere. Cedere non è rinunciare, cedere è affrontare con strumenti sottili, vibratori, l’incontro, l’essere insieme, la comunione, la condivisione.
Quante volte parlai della mia morte così repentina, che mi impedì di cogliere l’occasione!
Così qui non deve succedere; in questo caso, in questo cerchio, in questa occasione non può succedere e nulla, nessuno ci sottrarrà tempo, possibilità, esito.
Cedere alla malattia non è rinunciare, cedere alla malattia non è arrendersi, cedere alla malattia è abbracciarla, accoglierla, farle spazio…
Fermarsi, fare silenzio, cogliere la vibrazione, sentire l’eco, la nostra risposta…è questo il mio invito, è questa la mia traccia per ognuno di noi, qui.
E’ tempo…è tempo per me ora di terminare. A voi tutti il mio saluto, arrivederci

Ancora, adesso io, A. , per il corpo comune.
E’ vero, è vero, ho colto il senso delle parole di Emanuele; forse avrei dovuto parlarvene già venerdì scorso ma questa sensazione dentro di me, di aver compreso, era così nuova…dolce.
E’ vero, dovrei smettere di reagire, come sempre facevo, basandomi più sulle parole e sul valore che esse avevano sulla mia difficoltà…sulla mia sofferenza, e piuttosto dare senso alla presenza, all’attenzione che l’amico, il compagno della catena mi offre. Oggi è chiaro per me, è chiaro per me che domandare, chiedere aiuto sia fondamentale per cedere, per permettere ad A. di cedere; e non chiedere aiuto ad un’Entità…a Dio, ma a chi accanto a te si pone, desideroso di voler condividere l’occasione. E’ molto dolce questa sensazione, questa consapevolezza di poterlo finalmente fare, mi dà…capacità maggiore di comprendere…è per questo che rinnovo la mia richiesta: aiutatemi ad essere vicino a C. , cedete a me.

Visualizziamo la catena, poniamo al centro di essa C., la nostra amica C. e accendiamo la candela che di fronte a lei si trova, per illuminarle il viso, per renderla riconoscibile, indubbiamente riconoscibile. Cerchiamo gli amici che con noi compongono questa catena, chiamiamo i nostri cari a farne parte, chiediamo a loro aiuto, perché possono aiutarci, sono qui con noi…certamente qui con noi.
Cerchiamo di cogliere l’energia che all’interno della catena si trova, cerchiamola, facciamoci da essa colmare fino a che, colmi ed ebbri, possiamo offrire all’amico che accanto a noi si trova questa energia forte, più ricca della nostra presenza…
Lasciamo ora C. , visualizziamo il nostro prato, lo spazio all’interno della catena. E’ uno spazio di pace..in questo spazio cerchiamo di accogliere quanti desideriamo aiutare, perché possiamo farlo…sta a noi portarli qui, credere nell’occasione…
Lasciamo ora i nostri cari, ringraziamoli di essere stati qui con noi…..

Vi ho già detto che è una strana sensazione per me potervi chiedere aiuto, smettere di chiedere aiuto, di pregare Dio, ma questo non per negarLo o sminuirNe il valore, ma mi sono accorto che questo mio credere alla possibilità di chiedere a voi aiuto, ha reso più comprensibile, ha reso più definito questo mio chiedere aiuto.
E’ un chiedere aiuto con nome e cognome, è chiedere aiuto con un viso, è chiedere aiuto con un sorriso, per poter aiutare la mia amica C. …….
Aiutatemi, siate con me.
A te, N voglio chiedere una cosa. La prossima volta che C sarà qui di nuovo con noi, siedile accanto e poni le tue mani su di lei, ne ho bisogno….
( N ) Sarò felice di farlo.

Vado ora. Un bacio a C e a voi tutti, amici.

1 Comments:

Blogger kefir said...

finalmente ce l'ho fatta a trovare 'sto blog prima di finire su blob! A venerdisera prossimo. Lo scriba

10:38 PM  

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