venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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15 ottobre 2011

ventisettembre 2011

L' unica possibilità che l'uomo ha attraverso la scelta libera, è quella di cambiare sé stesso.
Credo che sia una affermazione indispensabile, deve essere salda, deve essere consapevole.
Quando l'individuo, quando l'uomo cerca attraverso le proprie azioni di cambiare qualcosa che non è sé stesso o qualcuno che non è sé stesso, commette un errore, distoglie attenzione e spreca energia. Credo di aver già affermato ciò che ho appena ribadito: sprecare energia è peccato, distogliere attenzione, deviare da quella che è la propria strada è peccato.
Già bene ho cercato di spiegarvi quanto sia impossibile, attraverso le proprie scelte, per l'uomo, cambiare chi attorno a lui si trova. Tanto più grande è affermare che cambiare quello che è il creato sia peccato, sia distogliere energia, sia sprecare energia, gettarla al vento, sia indebolirsi, sia frammentare quella che è la possibilità, l'occasione.
L'universo che sta attorno all'uomo non è altro che la dimensione fisica di quella che è la Struttura; era indispensabile che ci fosse qualcosa di comprensibile all'uomo attorno a lui, qualcosa che definisse lo scenario di quella che era la sua occasione, la propria vita, e colui che crede di poter distorcere, di poter assoggettare, di poter piegare al proprio volere questa struttura, fisica sì ma indispensabile all'equilibrio del mondo concreto e fisico, commette peccato.
Le forze fisiche che attorno all'uomo si trovano, il creato, l'universo, devono rimanere scenario per quella che è la propria occasione. Mente colui che dice che riesce, attraverso la propria volontà, a piegare, ad addomesticare, a deviare quella che è la natura, il creato; questo violare, questo forzare si ritorce, torna e rende palese l'errore, il peccato.
La possibilità dell'uomo, quella che la rende occasione, è agire sul proprio essere, sul proprio essere individuo, sulla possibilità limitata all'essere individuo. Credere, illudersi di poter agire così lontano da quello che è il nucleo della vita, così in periferia, è illusione, è alibi per allontanarvi da quello che è il centro dell'occasione, della possibilità. Già vi dissi che il limite non esiste; se pensiamo che nella creazione esiste tutto ciò che è ed il contrario di esso, mai si potrà giungere alla fine, al limite, al bordo. Non esiste, non c'è.
Se anche si potesse giungere a quello che pare essere il bordo, il confine, anche tutto ciò che si trova aldilà è facente parte del tutto. Sempre così sarà, sempre così per convincere l'uomo, l'individuo, che non è quella la direzione, non è quello l'obiettivo, non è quella la missione, non è quella la possibilità. La realizzazione appartiene alla definizione dell'individuo,della sua integrità.
Può apparire limitato questo mio discorso ma, credetemi, se esiste l'infinito al di fuori dell'uomo, sicuramente anche nell'intimo dell'uomo esiste questo valore di grandezza...ma sarà percepibile, sarà possibile renderlo consapevole, cosciente, sarà dichiarare appartenenza a questo infinito, a questo divino che è nell'uomo. Tutto ciò che allontana e contraddice questa direzione, non è altro che perdita di tempo, non è altro che spreco di energia, non è altro che modo di peccare.
Se si minassero i presupposti che rendono concrete e stabili la materialità di questo scenario, di questo universo, [esso] si potrebbe incrinare, rompere. Ma non pensate sia possibile...in grado sarà sempre di rigenerarsi e di riassestare equilibrio e per far questo forze grandi verranno poste in campo, forze devastanti che ricollocheranno stabilità.
La ricerca che allontana, la ricerca che distoglie, la ricerca che non è verso il centro dell'uomo porta dispersione, porta sterilità. Facili alibi l'altro, l'equilibrio, il rispetto; sono semplici parole a giustificare l'incapacità di poter trovare direzione, modo e motivo per riconoscere l'obiettivo, lo scopo. Porre nuove domande, allargare i confini, impediscono di trovare risposte, ma formulare sempre nuovi quesiti che diano motivo, alibi all'incapacità.
L'incapacità è un'arte subdola che si veste di dotta scienza, di pia missione, di affermazione di bontà...ma null'altro è che cieca incapacità, inabilità ad essere.
Ancora ripeto: avete dei limiti che vi appartengono, ben definiti, ben consapevoli, ben demarcati da quella che è stata la nostra ricerca fino ad oggi.

Non perdeteli di vista, siano essi i riferimenti attraverso i quali poter cercare direzione; essi sono l'affermazione della vita, il desiderio e la volontà di essere individuo e il secondo è quando, padroni di questa individualità, si offre, si cede, certi dell'inutilità di essa, del peso e della zavorra che impediscono di volare. Spiccare il volo, fare il balzo che ti allontana da ciò che è fisico e concreto può essere pericoloso se le energie, le forze, ti costringono ancora a terra perché ancora pesante e carico ti poni al balzo.
Continuerò, certo della bontà del mio dire perché so, sono testimone partecipe di questa mia visione che appartiene al vostro essere. È affascinante la creazione, è cangiante di mille colori il fondale, ma non lasciatevi disturbare da esso; fatene tesoro quale sfumatura, quale tonalità che vi dia forza nel proseguire nella ricerca che dirige al centro dell'essere, nell'intimo, nella completezza delle tre componenti.
Colui che piegherà le forze, la natura, non sarà vittorioso nel suo fare ma sarà sfregio, distorsione, spreco e peccato. Tutto ciò che attorno all'uomo si trova, la creazione, ha da essere rispettato e preservato, goduto...null'altro.

La sofferenza, il dolore, la morte, sono componenti indispensabili per il divenire dell'uomo; pensare di prevenirli, allontanarli oppure cancellarli è follia...e non sto dicendo solo per ciò che è la morte ma anche per ciò che riguarda il dolore, la sofferenza, l'ingiustizia.
Quando e se sparissero, l'uomo non avrebbe più possibilità, non avrebbe più modo di verificare, di scavare, di reagire. Certo credo sia difficile combattere l'ingiustizia attraverso il cambiamento di chi lo subisce; è più facile pensare sia più capace, possibile, cercare il cambiamento di colui che esprime l'ingiustizia, di colui che volente la scaglia contro l'altro, ma credetemi non è questo il modo.
Non esiste modo, parola per poter spiegare questa mia affermazione...ma è vera; è attraverso una presa di coscienza che sono certo avverrà che riuscirete ad accettare questa mia affermazione.
Non è essere passivi, non è subire...al contrario, è agire nel modo migliore, nell'unico modo che avete per poter contrastare; affermare è comprendere l'ingiustizia.
Prevaricare, costringere, impedire la volontà dell'altro è spreco di energia, è peccato.