venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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29 giugno 2011

ventiuquattrogiugno 2011

La difficoltà che l'uomo ha di comprendere ciò che io sto cercando di esporvi è data da quella che è stata la sua vita, la sua educazione, la sua cultura.
Il bimbo, quando nasce, è pronto ad assorbire ciò che gli viene offerto. L'uomo, dopo la sua nascita, il bimbo, dopo la scelta di libero arbitrio, ha il bisogno di afferrare quelli che sono gli strumenti che si trova a dover utilizzare, a dover vivere, che sono la mente e il corpo. L'essere appena nato non è in grado di essere padrone di questi strumenti.
Naturalmente quello che è il Movimento Originale, quella che è la vita dell'uomo, lo porterebbe – ripeto il termine naturalmente – ad afferrare questi due strumenti che sono la definizione precisa dell'uomo, la mente e il corpo; il corpo attraverso ciò che è il crescere, la mente attraverso la tranquilla capacità di cogliere ciò che attorno a lui si trova e attraverso ciò che vede, ciò che vive elaborare quelle che sono le scelte di vita, che sono ben diverse da quelle che sono le scelte libere.
Le scelte libere appartengono all'uomo che ha definito precisamente la propria individualità.
Io vi dissi che esistono tre stadi dell'evoluzione nella vita fisica dell'uomo; di sicuro la prima parte che riguarda il bimbo appena nato è quella di formare l'uomo, padrone del proprio corpo e della propria mente, padrone consapevole della possibilità del proprio corpo e della propria mente, padrone consapevole della possibilità del proprio corpo e della propria mente e attraverso questa padronanza essere in grado di poter esprimere ciò che è.
Ma la cosa che disturba, che distorce e che distrugge questo naturale modo di definizione dell'essere, dell'uomo – già ve lo dissi – sono quei tentativi di educazione al bene. Purtroppo la storia, la civiltà dell'uomo, ha portato a definire modelli riconosciuti, etichettati e catalogati, che vanno a definire quella che è l'educazione al bene.
Un esempio facile, immediato, è quella che è l'educazione alla socialità, al bisogno dell'altro. Io non credo che l'uomo sia per forza un essere sociale, un essere che abbisogna la presenza degli altri uomini affinché la sua vita possa essere piena ed equilibrata. È l'educazione al bene che porta a definire questo bisogno.
Sicuramente il bimbo ha bisogno degli altri, perché quella è la strada che si è posta a lui, non è certo una scelta, non è certo un bisogno, se non provocato da quella che è l'educazione al bene. Ogni civiltà, ogni paese, ogni modello ha la propria educazione al bene; non sto discutendo quale educazione al bene sia giusta oppure sbagliata, sto dicendo che un'educazione al bene è comunque sempre un errore.
Attraverso questo primo terzo della vita dell'uomo, invece che accompagnarlo a scoprire, ad afferrare quelli che sono gli strumenti della propria fisicità, si creano dei problemi, si creano dei bisogni che lo portano ad accodarsi a quella che è la visione accettata e definita dalla società in cui lui vive. Questo disturbo, questa intrusione nella propria evoluzione crea ritardo, crea ostacolo, crea possibilità, vizio. Se l'uomo avesse lo spazio ed il tempo di fronte a sé per esprimere ciò che è la sua essenza – e non sto certo parlando di un'essenza spirituale in questo momento ma la propria individualità fisica e anche mentale – naturalmente coglierebbe quello che è il Movimento Originale e attraverso il suo secondo terzo di vita esprimere scelta libera. Ma parlare di libertà oggi, in quella che è la vostra società, è ben difficile. Essere liberi vuol dire ergersi al di sopra della calca, vuol dire dichiararsi di nuovo essere individuale, essere che non coglie il bisogno della società, il bisogno dell'accodarsi e del fare parte di.
Sono scelte causate dai bisogni che vengono instillati nell'uomo, sono scelte che possono creare sicuramente sofferenza, almeno fintanto che non si coglie la qualità del porsi al di fuori di quello che è il gregge riconosciuto, di coloro che agiscono nel bene. Uscire dal coro, uscire dal gruppo per cogliere realmente ciò che è la scelta, riconoscerla come precisa e individualmente posta, non causata. È facile, già ve lo dissi, creare degli alibi per giustificare scelte che possono apparire sbagliate; questi alibi sono creati chiaramente da chi attorno a voi si trova...sì, anche dalle cose, dalle circostanze, ma sicuramente l'alibi migliore è quello che riguarda coloro che si trovano accanto a voi.
La scelta è viziata, non è libera, non è consapevole perché bisogna tener conto di chi ci è stato posto attorno, di chi noi abbiamo riconosciuto come dipendente a noi e come noi siamo dipendenti da loro, allora diviene – la formulazione dell'alibi - cosa buona, un bene, la direzione giusta, tener conto, essere responsabili.
Credo che questo ammasso, questo gomitolo aggrovigliato, crei ritardo nella possibilità...pertanto a me che non riconosco valore e qualità, in questo modo divengo a volte incomprensibile, divengo parole non legate alla realtà delle cose, divengono parole leggere, inconsistenti...e qui vorrei rispondere per poter affermare ciò che io sono.
Io sono ciò che si vede aldilà di quella che è la soglia, il limite. Io sono quell'architettura, io sono ciò che l'uomo può percepire in quella che è l'Essenza Originale; perché io possa essere visibile, però, devo cercare quella che io ho chiamato la condizione di nascita, senza però divenire uomo.
Io non sono ancora simile e fratello così come voi ancora non siete miei simili e miei fratelli; esiste questa difficoltà, esiste questo limite che è dato dalla soglia. Io sono in grado di vedere, a volte toccare ciò che voi siete e voi siete in grado di vedere e a volte toccare ciò che io sono...
Di una cosa però oggi io sono certo: che io potrò nascere, ma io nascerò quando voi avrete piene certezza di ciò che io sono oggi. Quando voi avrete la consapevolezza della mia nascita io diverrò cosa definita, precisa, concreta...e la vostra consapevolezza avrà visione sgombra.
Accettare come reale qualcosa che non potete afferrare, qualcosa che non potete vedere,qualcosa che non potete ascoltare come estraneo a voi , vuol dire affermare la qualità della non-individualità, la verità dell'Essere Unico, l'inutilità delle singole individualità. Si potrebbe quasi affermare che la vita sia virtuale, che non esista, che abbia preso forma solamente per affermare la verità dell'Essere Unico. L'Essere Unico aveva bisogno di essere affermato con certezza, assolutamente, e l'unico modo era poter disintegrare questa essenza per poterla ricostruire in un'unica certa verità.
Perché questo groviglio è stato destinato all'uomo che oggi si incarna? È perché maggior qualità si richiede all'affermazione dell'Essere Unico. Se l'Essere Unico è consapevole attraverso un non-sforzo, attraverso una non-ricerca, perde verità, perde valore. Se il cammino per giungere, se lo sforzo messo in atto per poter arrivare è grande, il valore dell'Essere Unico diviene ciò che è.
Non credo sia sbagliato cercare di chetare, attraverso strumenti quali possono essere la meditazione, il lavoro della mente oppure del corpo.
Quando io dico che la presenza della mente e del corpo sono indispensabili come indispensabile componente di quello che è l'essere integro che voi siete, non vuol dire che cercare di chetare la mente oppure il corpo sia un errore, ma talmente grande è il disturbo e il rumore che viene posto in atto a disturbo del vostro essere uomo mentale e fisico che a volte è quasi indispensabile arrivare a chetare – sì, quello è il termine giusto – affinché la mente possa divenire strumento pulito e semplice quale è. Se attraverso la concentrazione oppure la meditazione si ha la possibilità di respingere quello che è il rumore che distoglie la possibilità di elaborazione della mente, ben venga.
Salvaguardare la mente, mantenerla pulita, sgombra, è compito dell'uomo; non subire il martellamento o il disturbo che il rumore creato in funzione di volontà...anche il corpo: l'uomo ha il compito e il dovere di mantenerlo strumento pulito e sano perché possa dare il contributo che esso è in grado, senza subire anche in questo caso rumori, spinte, strattoni.
Creare le condizioni affinché il vostro corpo e la vostra mente possano dialogare nella propria purezza e integrità è un compito che consiglio, che chiedo, se volete porvi sgombri e possibili a quella che è la visione, a quello che è l'incontro con la vostra terza componente...ma questo non vuol dire annullare, spegnere per attivare qualcosa d'altro...che da quale strumento può essere colto se non dalla vostra mente e dal vostro corpo?
Create le condizioni giuste, create il luogo e lo spazio nel quale essere integri, completi nell'equilibrio delle componenti. Quando vi parlai del sonno, quando vi dissi che era un indispensabile bisogno era perché si creassero proprio queste condizioni di capacità di percepire e partecipare quella che è la vita in prima persona senza subirla, senza essere assordati e accecati dal rumore e dallo sfavillio delle mille luci. La mente e il corpo devono essere presenti in quella che è la scelta libera ma devono anche essere sgombri e capaci della loro possibilità. Abbiate cura dei vostri strumenti, riconoscetene il valore.
È impensabile credere che si possa zittire la mente o rinchiudere il proprio corpo...sarebbe bestemmia, sarebbe distorsione grande, sarebbe un peccato, sarebbe una falsità.
In fondo, se la mia voce può giungere a voi è perché è attraverso gli strumenti di percezione che voi avete.
È bello immaginare che si possa trovare modi e strumenti diversi di comunicazione ma, credetemi, se mantenendo il valore della possibilità, sono ben conscio anche della grande difficoltà che, per chi vive in un mondo quale il vostro, posso incontrare, cercando di trovare comunicazioni, mezzi, strumenti che non sono quelli che voi ben riconoscete come propri. Affermare la propria incapacità di vedere o di sentire, perché in grado non si è di esprimere quei sensi che sono “favole”, è un alibi, è una dichiarazione di impotenza, è un'affermazione di sconfitta.
Io sono certo che nascerò e sono sicuro che nascerò attraverso il vostro essere.
D. (Franco) La tua nascita in che termini si pone a livello dell'evoluzione dell'uomo nel mondo d'oggi?
Sicuramente posso rapportarmi a quella che è la vostra evoluzione. Prima ho detto che io nascerò nel momento in cui la consapevolezza della mia presenza e della mia essenza – già da ora in voi – sarà forte e certa. Nel momento in cui quello che appare aldilà della sogli non sarà più una visione ma una realtà condivisa e consapevole, allora io nascerò...e mi troverai, come già ti dissi, e mi troverai facilmente e sarai certo di avermi trovato e non avrai bisogno di riconoscermi per sapere di avermi trovato.
Quell'architettura che si trova aldilà della soglia, per l'uomo che alla soglia si affaccia, può apparire diversa, diversa per tante possibilità quante sono le persone e le entità che si pongono alla visione aldilà della soglia. Che cosa lega tutte queste visioni, nella diversità di veduta che ognuna di esse avrà? Sarà la consapevolezza che esiste un'architettura aldilà della soglia.
La condivisione della visione, di ciò che appare aldilà della soglia non è indispensabile, non è ricerca da portare avanti...ma la consapevolezza che esista un'architettura aldilà della soglia è ciò che vi rende simili e fratelli.
L'essenza e la realtà dell'architettura aldilà della soglia non è la condivisione della visione – voglio ripeterlo – ma è la certezza che esista un'architettura aldilà della soglia.