venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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01 giugno 2009

ventinovemaggio

La tentazione ….e il significato di questa parola sono una comprensione importante, indispensabile benché ardua, difficile, ma parlarne ancora può essere utile, può essere capace, foriero di buoni propositi e buone sensazioni.
Se si arriva a comprendere che la tentazione sia un fatto positivo, utile, il passaggio successivo è arrivare a comprendere in quale modo si possa coltivare, si possa predisporre, si possa provocare l’incontro con la provocazione, la coscienza di una provocazione in atto dentro di noi.
Nella vostra vita quotidiana siete bombardati da tentazioni che non hanno nessun motivo di essere chiamate tali…sono allettamenti, sono proposte, sono offerte. La vera provocazione avviene nel silenzio, avviene nel momento di quiete…sguarniti e impotenti, ho detto…perché solamente con quelle condizioni si crea quella quiete attraverso la quale far emergere la vera provocazione.
La vera provocazione va ad incontrare quello che è il concetto della dualità che io vi ho proposto.
La tentazione è la scelta fra l’essere, l’individuo, e tutto il resto dall’altra parte.
L’immagine dell’uomo-Cristo, posto sull’alto del monte nel deserto, al quale uomo veniva offerto tutto quanto si poteva vedere dall’alto di quella rupe…e Lui scelse di rifiutare tutto quanto, e quando parlo di tutto quanto non intendo solamente beni, proprietà, denaro, ma intendo anche persone, affetti, compagnia, condivisione, comunità.
È fondamentale accettare il fatto che la dualità sia tra l’individuo e tutto il resto dall’altra parte. La scelta è proprio questa.
Se nella concezione tradizionale della dualità la scelta è tra Bene e Male, tra Dio e il Diavolo, in quella che io vi propongo è la scelta fra l’individuo e tutto quanto si trova attorno ad esso. È per quello che la prima condizione è chetare le voci che sorgono, strillano a volte, attorno all’attenzione dell’uomo, dell’uomo quotidiano, dell’uomo che vive, che cammina, che pensa.
Chetare questa possibilità di raccogliere questi urli, insulti, offerte, è indispensabile per avere veramente possibilità di comprendere qual è la scelta che viene posta, la provocazione in atto in quel momento.
Dopo aver chetato quelli che sono i sensi che appartengono al corpo dell’uomo bisogna chetare anche la mente, perché la mente è quello strumento così complesso che è in grado, anche quando le orecchie e gli occhi non vengono resi attivi, a comprendere ciò che attorno si trova, la mente crea immagini, crea situazioni, crea compromessi ed alibi per far sì che ancora una volta l’uomo non giunga a scegliere veramente e non giunga neanche a comprendere qual è la scelta che viene posta attraverso la provocazione, attraverso la tentazione.
La tentazione ha senso nel momento in cui diviene comprensibile qual è la scelta che viene offerta all’uomo, all’individuo, all’uomo in ricerca, all’uomo che in verità ricerca. Porsi in verità e porsi in ricerca vuol dire proprio creare queste condizioni, far sì che la scelta non venga obbligata da quello che è il tempo, lo spazio o le persone che si affollano, spingono e urtano attorno a voi. Ma tutto quanto ha da essere rimandato, posticipato affinché veramente quello che è lo strumento “uomo” possa essere attivo nella sua completezza, nella possibilità di scelta che la tentazione pone.
Non sono dettagli credere che preparare la possibilità, l’occasione, sia indispensabile per far sì che ciò che ha da essere percepito possa essere percepito.
Nella sicurezza della tentazione che la scelta pone, prendere il tempo necessario, chetarsi, sistemarsi comodamente, chiamare attorno a sé tutte quelle forze che riteniamo amiche…predisporsi.
Pensate quanto assomiglia tutto ciò a quello che noi abbiamo chiamato corpo comune, la riunione attorno allo stagno…ma passiamo oltre. Passiamo ad un altro aspetto che secondo me ha da essere in qualche modo da voi affrontato.
Chi è, che cosa è che crea la provocazione, la tentazione; quale forza, quale essere, quale entità, quale energia, quale forma di energia creano l’occasione della scelta attraverso la tentazione?

Non voglio, non cercherò di rispondere a questa mia domanda, ma vorrei che fosse per voi una domanda alla quale trovare risposta.
Se crediamo non esista forza, energia al di fuori di noi che ci possa creare l’occasione della scelta, cosa e chi evocano questa possibilità? L’essere da una parte e tutto ciò che gli sta attorno dall’altra.
Questa mia affermazione implica anche la presenza delle persone che sono attorno a voi, dei vostri cari, dei vostri amici, di coloro che assieme a voi cercano. Sono anch’essi in funzione vostra, sono anche loro zavorra a volte alla vostra possibilità di ricerca; hanno da trovare collocazione, senso, spazio e azione per quello che è il vostro vivere quotidiano…ma credetemi è impossibile, se non attraverso una scelta individuale, cosciente, intima, poter proseguire oltre.
Abbandonare chi ci è caro, abbandonare chi riteniamo indispensabile, importante, fondamentale a quella che è la nostra essenza è una provocazione…non è ancora una tentazione ma potrebbe divenirlo, potrebbe essere indispensabile.
Sicuramente attraverso il valico che è la morte terrena voi vi troverete in queste condizioni e non crediate che la possibilità di poter dialogare attraverso il mondo di chi è morto alla vita terrena e chi ancora vive, cammina, pensa, sia comunicare attraverso entità precise. Così non è.
È ciò che noi abbiamo portato dentro di noi di loro che interagisce con noi aldilà della soglia, sia per voi che siete al di qua, sia per coloro cari, ormai defunti, che sono morti.
L’uomo, per poter cedere individualità, ha da esprimerla fino in fondo, nettamente, completamente. So che paiono discorsi, immagini troppo lontane e, forse, anch’io troppo lontano mi pongo. L’invito mio comunque rimane: perseverate nella pratica della ricerca, riutilizzate gli strumenti che ben conoscete, create le condizioni che permettono di attivare quei sensi che possono cogliere la tentazione.
Probabilmente attraverso questo incontrarci abbiamo in qualche modo cambiato quelle che erano le aspettative, le condizioni che avevano determinato la pratica del corpo comune, ma tornare alla pratica di esso con nuovo spirito, entusiasmo, desiderosi di cogliere, aspettandosi di avere…………

Accostiamoci a quello che era il nostro stagno, visualizziamolo, abbandoniamoci ad esso.
È o dovrebbe essere un’immagine che ben conoscete, collaudata dalla pratica.
Non cercate azioni particolari, se non di chetare quella che è la follia e il rumore che attorno a voi strepitano.