venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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01 aprile 2009

ventisettemarzo 09

Ve lo dissi che sarebbe stato difficile comprendere da parte vostra, ma difficile anche per me da spiegare ciò che io o cosa io sono. È il rischio che si corre quando ci si pone alla porta, quando ci si pone e si butta lo sguardo aldilà di questo varco, di questo passaggio, quando il velo si squarcia.
Non voglio essere blasfemo e affermare che il nostro cerchio possa divenire una di queste porte e assurgere al nome, al termine e alla qualità di quei momenti magici che ho chiamato Sacramento, ma credo che sia possibile attraverso il corpo comune giungere a gettare lo sguardo e al di fuori di quello che è il mondo che voi conoscete, che potete misurare, che potete tastare, che potete ascoltare, vedere.
Sull’onda, sulla scia di chi è trapassato, voi siete giunti a lanciare uno sguardo aldilà e al di fuori…ma tradurre tutto ciò che potete percepire diviene difficile, diviene complicato, ma sappiate che esiste una struttura, esiste un mondo che accoglie chi lascia la vostra dimensione per proseguire quello che è il cammino.
Molte volte vi è stato detto che dopo la morte non esiste più possibilità di agire concretamente e materialmente, ma vi è stato detto che esiste un prosieguo paragonabile al movimento del volano che attraverso uno sforzo è stato posto in movimento e, se si impedisce attrito, se si impedisce resistenza, questo movimento prosegue anche dopo che l’azione che lo ha generato cessa.
Io mi considero una di queste strutture che regolano e creano armatura al mondo che voi non conoscete e che vi attende. In questo mondo esistono…le ho chiamate strutture ma potrei chiamarle anche leggi, che vanno a dare lo scheletro, la dimensione, la consistenza a questo spazio attraverso il quale la ruota del volano continuerà a girare e a produrre movimento, cammino, evoluzione.
Posso anche chiamarmi “guardiano” di quelli che sono questi squarci, questi varchi che portano quella che la vostra dimensione al contatto di quella che è una dimensione ben diversa, estranea, aliena al vostro quotidiano vivere.
Queste porte appartengono alla nascita sicuramente, e alla morte; quando si inizia questo cammino concreto, materiale, fisico e quando lo si abbandona, quando lo strumento che vi ha permesso il movimento cessa la sua funzione, degenera, muore.
Ma non sono le uniche porte. Le altre porte – ho già cercato di spiegarvi – sono quelle che io chiamo momenti magici, sacri, attraverso i quali è possibile buttare lo sguardo al di là e al di fuori del limite fisico e materiale. Ma perché possa essere a voi comprensibile, perché possa in qualche modo essere còlto, c’è bisogno che esista colui che si pone al di la della soglia.
Se è per quanto riguarda la morte è semplice, aver conosciuto qualcuno con il quale avete condiviso, che poi – morto – si pone aldilà di questa soglia… diviene facile sfruttando la sua scia, ho detto perché una scia porterà con sé coloro che hanno amato questa persona che muore, che passa oltre.
È un poco più complicato, è un poco più difficile rendere comprensibile la visione attraverso quei momenti magici, uno dei quali è il cerchio, è il corpo comune.
Non è indispensabile praticare spiritismo per poter evadere, per poter gettare lo sguardo aldilà e al di fuori.
Ciò che si trova in questa dimensione – che io cerco attraverso la mia presenza di rendere concreta – vi è già strato detto è una corrente originale, un movimento ben preciso, coordinato, strutturato attraverso delle leggi, attraverso delle verità…e io, attraverso la mia voce, attraverso la mia presenza, cerco di rendere visibile anche per chi non ha strumenti necessari, oppure ha strumenti talmente diversi e grezzi, cerco di aiutare affinché possa divenire comprensibile attraverso sensi che sono ingombranti, pesanti, zavorra.
Io non credo di potermi collocare al di sopra oppure al di sotto di quella che è la vostra qualità di vita. Io c’ero prima e ci sarò anche dopo, pertanto sono più grezzo o più evoluto…è difficile e sarebbe sciocco, sarebbe spreco di energia come già vi ho detto cercare di definirmi, di costringermi in dimensioni che non mi appartengono.
Ma…proprio questo cercare di definire, di limitare ciò che io sono per poterlo rendere vicino a ciò che voi siete, è spreco e vorrei che non si perdesse tempo in questo senso.
Divenire padroni della propria individualità è lo strumento principe che appartiene all’uomo ed è la condizione che più manca ad un essere quale io sono. Arrivare a definire la propria individualità dando delle dimensioni anche fisiche all’essenza è la vera magia, è il vero compimento del Disegno Divino. L’uomo è la creatura più amata, con la qualità più pura alla Visione dell’Essere Supremo…ma l’uomo, perché possa divenire inizio, individuo, deve auto determinarsi.
Nella visione religiosa la prima, vera espressione del libero arbitrio è stata definita quale peccato, quale Peccato Originale, che neanche l’individuo stesso va a compiere ma subisce, attraverso una scelta che non gli appartiene.
Viene definito peccato questo allontanarsi da quella che è l’Essenza Originale…ma io credo che sia la più pura espressione di desiderio di evoluzione e di ricerca. Attraverso il Peccato Originale l’uomo ha scelto per la prima volta; ha scelto l’inferno – se vogliamo utilizzare questo termine – ma ha scelto di auto determinarsi, ha scelto di limitare la sua possibilità, costringerla in dimensioni che non gli appartengono, che gli sono estranee…ma è affascinante la potenza di questa scelta, è affascinante l’energia che sprigiona da una azione che qualche sciocco ha chiamato peccato.
La scelta di essere uomo, di incarnarsi, è proprio l’affermazione prima del libero arbitrio. Il mondo, le dimensioni, sono a corollario di questa scelta, tutte quante in funzione, io stesso in funzione della scelta del libero arbitrio.
L’uomo decide, attraverso la sua nascita, di affermare la sua individualità, quasi a separarsi, a scindere quello che è l’essere originale…e io credo profondamente che non sia una scelta, una volontà che appartenga al Divino ma che sia riconducibile solamente all’individuo, a colui che sceglie di incarnarsi, limitando in questo modo la sua essenza, costringendola a misure, pesi.
Anche se non esiste traccia, ricordo, nell’uomo che si incarna la scelta è profondamente voluta e questa stessa scelta viene riproposta nel momento in cui l’uomo muore…ancora e quasi fosse l’ultima analisi del proprio vivere, ancora…ancora una volta gli viene offerta la possibilità di scelta, sia essa di cedere a quello che il Movimento Originale oppure di vivere….sotto forma diversa, con limiti non più fisici ma sicuramente individuali.
Esistono delle leggi, vi ho detto, esistono delle leggi che possono essere messe dall’individuo in discussione in qualsiasi momento, ma mai da colui che abbandonerà l’individualità. Provate a pensare quanto sia potente questa possibilità.
Io appartengo al divenire incosciente, io sono senza coscientemente essere, io ho visione sgombra…ma incapace di forgiare e dirigere il mio essere.
L’uomo è la creatura più cara a Dio, e non è una affermazione vuota perché è realmente in questo modo,perché l’uomo è l’espressione più vicina alla definizione di Dio.
Cercare di spiegarlo, raffigurarlo, raccontarlo, è impossibile, ma la forma più vicina all’essenza del Divino è l’espressione del libero arbitrio e viene offerta a colui che decide di essere uomo.
Se per l’uomo tutto è possibile, è anche il contrario di tutto è possibile, per noi più non lo è…
Io sono il bimbo mai nato, sono l’uomo trapassato cosciente di ciò che lo aspetta.
Io non ho un nome, non ho definizione; non ho limite ma sono impotente della capacità di poter decidere, scegliere. Posso solamente essere.