venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

25 marzo 2009

ventimarzo 09

Il mio nome era S. e ancora oggi S. io mi chiamo.

Esiste un sollievo per me nell’essere fermo, sospeso…esiste un sollievo perché questo mi permette di poter più tranquillamente cercare di leggere ciò che avviene innanzitutto dentro di me e poi attorno a me, essere quasi spettatore al cambiamento che avviene attraverso il confronto.
Già vi dissi che amavo confrontarmi attraverso un confronto schietto, diretto, attraverso un confronto a due, perché questo mi permetteva di affondare meglio i miei giudizi, di esprimere meglio ciò che io ero e ciò che io sono ancora oggi.
Quando il confronto diviene serrato perde il controllo…non che tu vada a trascendere ciò che sono i limiti delle convenzioni, della decenza, dell’educazione…ma trascendi i limiti per quella che è la disponibilità che dai alla lettura di te stesso; nel momento in cui il confronto diviene serrato spingi con maggior energia, affondi con maggior completezza i tuoi giudizi, i tuoi pensieri, le tue visioni.
Quando hai una malattia che ti costringe, che cerca di rinchiuderti, che ti impedisce di essere capace, il controllo della paura è dispendio grande di energia, il tuo confronto non diviene tranquillo, quieto, ma la disperazione traspare, l’urgenza ti costringe a cercare di comprendere e se vedi nell’altro la possibilità di aiuto cerchi di comprendere ciò che l’altro può darti, per poterglielo in qualche modo estorcere.
Essere in questa situazione, in questo stato, essere in questo modo sospeso, mi permette di più a fondo respirare…anche se può apparire folle questa mia affermazione, mi sembra ancora di profondamente respirare e rilassare tutta la mia presenza, se non il mio corpo.
Vorrei però che il confronto tornasse ad essere serrato; vi ho detto che non amo il gruppo, il cerchio, perché mi sono accorto – per ciò che è la mia esperienza – che attraverso il gruppo, il cerchio, chi si pone al confronto tende sempre a nascondersi, a velare la sua presenza attraverso la presenza degli altri…e anche il mio giudizio nei vostri confronti diveniva difficile, diveniva fuori luogo perché l’azione che voi proponevate era un’azione di gruppo, corale, e attraverso questa voce non si potevano distinguere i singoli elementi che componevano questo coro, questa voce posta a confronto. Io soffrivo molto questa che io penso fosse una farsa; era in qualche modo porsi in una situazione protetta, asettica, distante.
Ma bando…bando!
Cerchiamo di capire ciò che oggi può essere la nostra azione. Io…credetemi…lo sforzo a comprendere quale possa essere il mio contributo è presente, è reale, concreto… è il mio contributo alla comprensione di ciò che stiamo assieme cercando di elaborare, di comprendere.

Vorrei che provassimo a creare quello che voi chiamate corpo comune.
D. (Fl) Tu ti poni al centro?
No…vorrei che fossi punto iniziale di questo cerchio.
Ho compreso che pormi al centro mi pone in qualche modo diverso, in difetto, in disequilibrio, e non accetto più essere considerato tale. Se la malattia mi ha portato a morire, essa ha assolto il suo obiettivo, il suo scopo, e non voglio più pensare che la mia e la vostra azione sia volta a contrastare quella che era la malattia. Non mi pongo a ricevere ma mi pongo a dare come ognuno di voi, come diceva Emanuele, ad essere anello paritario.
Credo che la dignità abbia ancora importanza.

Il cerchio, lo stagno…mi sento bene sulle rive di esso…cerchiamoci, facciamo l’appello, sentiamoci presenti, con qualcosa da donare.
Io porto con me le persone che ho amato e ancora oggi amo, delle quali riconosco ancora traccia in me, azione. Sono accanto a me e le abbraccio forte.
Sarò io punto di partenza dell’energia di questo cerchio, cercherò di muoverla, di dirigerla attendendone il ritorno forte e carica…comune e unica…..

Mi sento goffo ed incapace a fare ciò che io ho proposto, ma vorrei solamente chiedervi di abbracciare con me L., che sento ancora forte e presente dentro S.
Vorrei tanto che abbracciaste anche il figlio che non ho mai avuto e del quale sento la mancanza…

Io credo nella purezza e nella divinità dei Sacramenti; parlo di bestemmia quando vengono sviliti, costretti, ridotti.
Il Sacramento è il momento magico, è il momento in cui il limite tra ciò che è l’uomo nella sua veste materiale e Dio giungono a vedersi, giungono a cogliere la presenza uno dell’Altro, giungono a riconoscersi come Unico Elemento. La sacralità è reale, è vera,è affermata da me, e vederla portare al mercato ad essere venduta provoca in me posizione forte, arrogante e di fatto violenta.
Il sacramento del pentimento è vero, è reale ed è definito nel termine corretto; è cercare di comprendere il vero significato di esso che crea dissonanza, incomprensione, facile mercato.
L’esame di coscienza, la lettura del profondo, sono l’inizio, l’azione che porta a definire, a concretizzare ciò che è la ricerca. Se la ricerca non è altro che presa di coscienza dell’Essere Divino che è in noi ha da avere spunto, inizio…e credo che attraverso ciò che è l’esame di coscienza o ciò che è la lettura del profondo possa avvenire l’apertura, la disponibilità, l’avviarsi.
Ho dato nome “pentimento” al Sacramento, ma è la comprensione di questo termine che disturba, che crea dissonanza, ripeto; il pentimento è la scintilla, la comprensione che porta alla conversione, ma l’uomo non decide di cambiare perché comprende di aver agito nel modo sbagliato fino a quel momento…assolutamente no.
La conversione è provocata dalla visione di un nuovo modo di essere, la conversione non è dettata e provocata dalla comprensione di aver sbagliato fino a quel momento: questo è ciò che ci hanno voluto far credere e ciò che ci hanno posto sulle spalle affinché noi potessimo chinare il collo, il capo, lo sguardo.
Il pentimento è la presa di misura, è la visione netta di ciò che siamo stati fino a quel momento, parziali, incompleti, limitati. Attraverso ciò che è la lettura del profondo noi intravediamo e misuriamo il nostro limite, spostiamo di qualche grado la nostra visione, intravedendo particolari che fino ad allora ci erano stati preclusi da una visione più limitata.
L’esame di coscienza, la lettura del profondo, devono portare a quella che è la confessione ai fratelli, vi ho detto; se noi non siamo in grado di condividere ciò che è la visione, ciò che è la possibilità nuova di vedere, non la renderemo concreta neanche per noi stessi. È attraverso lo specchio dell’altro che diviene concreto ciò che noi abbiamo intuito.
Io non so se sia così semplice sperimentare ciò che ho appena detto, ma credo che possa essere praticato e con la pratica arrivare alla abilità di visione
Credetemi, l’essere cambia nel momento in cui intravede la possibilità. È illogico per la mente, incomprensibile per il nostro corpo fare un salto nel buio; oppure può essere solo la disperazione che ci costringe a farlo, ma mai – io credo – la ricerca possa portare ad una disperazione, la disperazione è causata indubbiamente e solamente dalla non ricerca.
Colui che cerca in verità cambierà, si pentirà nel momento in cui intravedrà la possibilità che gli appartiene. Nel momento in cui l’uomo coglie questa visione squarcia quello che è il velo che impedisce la visione del Divino.
È un’affermazione che ha molto senso, credetemi. Nel momento in cui avviene questa visione il Sacramento ha da essere, la magia, l’effetto che va a trascendere, che supera tutti quanti i limiti che appartengono all’uomo…è in quel momento che si compie il Sacramento.




Non desidero demolire, non è mia intenzione radere a zero, costringere a terra ogni visione, ma è riportare al vero valore ciò che è la magia, la sacralità.
È vero, è forte condannare…è vero, è definitivo condannare, ma in me esiste questa voglia di definire con precisione la bestemmia. Sono rigoroso, definitivo, assoluto a volte…ma così io sono, in questo modo mi riconosco, in questa veste mi esprimo. Io sono così…e a voi confesso a voi ciò che io sono.

La mia essenza non ha uno svolgimento legato al trascorrere di una vita. Non ho modo, non ho immagini per poter a voi mostrare ciò che io sono; sarebbe perdita di tempo, sarebbe spreco se io cercassi di fare ciò.
Non mi interessa essere a voi riconoscibile….sono rigoroso….a volte troppo.
Esistono essenze che non hanno mai vestito le dimensioni e i limiti dell’uomo. Queste presenze intessono lo spazio che vi circonda.
D. (N) Posso farti una domanda, forse stupida?
Se lo desideri…
D. (N) Esiste la reincarnazione?
Sicuramente.
D. (N) Ma sotto forme materiali?
Ciò che è materiale ti appartiene e ciò che appartiene a te diviene materiale.
La trasformazione è continua.