venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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04 dicembre 2006

unodicembre 06


Ancora, adesso io, Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Dovrei cercare di parlare ancora, cercare di spiegare il mio dire del nostro ultimo incontro.
Fui sorpreso, sicuramente lo fui perché…torno al dubbio di non essere in grado di poter spiegare chiaramente a voi quello che è il mio pensiero, quello che è il mio camminare.
Certo, non vi è dubbio, è tanto chiaro che non ci sia dubbio sul fatto che il mio dire, il mio messaggio, possa suonare a volte incomprensibile….ma è ben certo, ben chiaro, ben assodato che veramente il mio messaggio, la mia presenza tra di voi raggiungerà la chiarezza migliore nel momento in cui io tacerò.
Non dovrei avere timore di sbagliare ponendomi in questo modo, ma sono anche ben certo della difficoltà che esiste tra di voi nel porre il messaggio, nel porre il filo conduttore di questo incontrarci. L’amore, l’amarsi, presuppone il cedere; io posso affermare di amare profondamente A, tanto più oggi, che mi sono reso conto che lui qualcosa ha ceduto, qualcosa ha posto al centro di questo cerchio.
Il grado di amore e di purezza è nell’incontro, nel cedere uno all’altro – e ho cercato di spiegarlo ben chiaramente durante un nostro incontro – però mi accorgo che ciò che dico viene trascritto, incasellato e dimenticato.
Cedere…cedere affinché il pensiero dell’altro possa divenire manifesto… cedere affinché dopo che il pensiero è stato colto, l’altro possa porsi chiaramente……………………………………………...

Ancora….adesso io, A, per il corpo comune.
Io, A, questa sera ci sono e vorrei che fossimo in tanti, che fossimo in tanti a creare questa magia che è il corpo comune; io lo voglio e chiedo che voi lo vogliate, lo desideriate e siate con me in questo desiderare.
Visualizziamo la catena, sentiamo gli amici che con noi la compongono, cerchiamo aiuto ora, cerchiamo i nostri cari, i nostri defunti, i nostri protettori e portiamoli qui con noi in questo cerchio, in questo corpo comune. Chiamiamoli per nome, cerchiamo di ricordare ciò che erano, facciamo loro spazio affinché si possano accomodare accanto a noi, per rafforzare questa catena…catena che diviene solidale, forte, protetta.
Cerchiamo gli amici che mancano questa sera…cerchiamo N….C….G…..F….facciamo loro spazio, permettiamo che loro si accomodino facilmente, comodamente, tra di noi.
C…la nostra amica C, punto di partenza. La sua candela illumina tutto quanto il cerchio; cerchiamo i visi dei nostri compagni, riconosciamoli, sentiamoli con noi. Sentiamo l’energia che alimenta questa catena, lasciamoci da essa colmare e facciamo spazio a questa energia che penetra dentro di noi e, colmi, offriamola all’amico che accanto a noi si trova….muoviamo questa energia, facciamola scorrere, lasciamoci da essa muovere, scuotere, dirigere….
E’ un’energia buona, calda, luminosa………………………………………………………………
Manteniamo la concentrazione, cerchiamo di rimanere in questa catena………………………….
Lasciamo ora C, manteniamo accesa la candela, però; illumina ancora tutti quanti i visi, guardiamoci attorno, cerchiamo di vedere chi è qui con noi, in questo cerchio. Facciamo spazio a chiunque desiderasse apparire, diamo disponibilità, attenzione.
La luce della candela ancora ci riscalda, ci illumina di una luce che ci appartiene, nella quale ci riconosciamo e – in qualche modo – in essa anche ci consumiamo….
Lasciamo ora…visualizziamo il nostro prato, è un prato luminoso, fiorito, colorato, profumato, è uno spazio di pace………………………………………………………………………………….
Ringraziamo ora gli amici che sono stati con noi, certi del loro aiuto.

È una strana sensazione il sentirsi facenti parte di un cerchio e avere la luce di quella candela al centro. Dietro alla mia nuca si allarga un cono d’ombra che diviene sempre più ampio man mano che si allontana da me. È il mio viso, è la mia figura che crea questo cono d’ombra e permette a chi vive in questa ombra di potersi celare.
Sono visi che conosco, sono visi che mi appartengono, però possono vedere di me solamente la nuca, il retro del capo. Sono tanti e, più numerosi divengono, tanto più sono lontani dalla mia figura.
Il primo, che mi sorregge le spalle, lo conosco bene, e so che quanto più alimento quella luce di candela, tanto più la mia figura diviene trasparente, la luce filtra attraverso di me e chi dietro di me mi regge le spalle, diviene più visibile. Il mio viso perde dettaglio, consistenza, identità…….
Anche colui che si trova dietro di me può alimentare la luce di quella candela, privandosi di dettaglio, di definizione; anch’egli ha una nuca che rivolge a chi dietro a lui si trova..
Com’è possibile che la luce di quella candela limiti così tanto l’universo che ci sta attorno?
Eppure tutti i visi sono rivolti ad essa, come tante falene desiderose di bruciarsi le ali, ma non è possibile oltrepassare chi davanti a te si trova, se non che anche lui divenga alimento per la fiamma.