venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

03 ottobre 2006

ventinovesettembre 06


S era il mio nome…e ancora oggi S mi chiamo.

È assurdo, e mi dà anche un po’ fastidio, devo dire, ciò che avviene. Sono colui che aspetta, aspetta che passi qualcosa che lo possa coinvolgere, che lo possa trascinare con sé e creare spazio affinché io possa esprimere la mia presenza tra di voi.
Aspettare…….è una delle cose che mi creavano più rabbia……aspettare…essere costretti in modo particolare ad aspettare, era una delle cose che mi davano più fastidio….e oggi non ho altra alternativa che farlo. Aspettare che passiate accanto a me e mi possiate coinvolgere attraverso i vostri discorsi, attraverso ciò che elaborate attraverso l’argomento che viene posto all’interno di questo cerchio….e io….ma neanche appoggiato, nulla, né seduto….io che aspetto, costretto a farlo, senza nessun’altra possibilità che aspettare.
Mi dà fastidio, ma così è… e temo che così sarà per molto tempo; accettare questa cosa sarà un gran lavoro, ma tempo ce n’è, ho da aspettare e posso farlo.
Comunque è del tradimento che desidero parlare questa sera, qui con voi.
Tradire…tradire chi ha posto fiducia nei tuoi confronti, tradire chi ha assodato un’immagine di te e che tu hai avvalorato con promesse, giuramenti….manfrine….
Tradire chi contava su di te, tradire chi non aveva dubbi, tradire chi poteva credere di contare senza dubbio, di mettere la mano sul fuoco. Tradire .
Esistono molti modi per farlo. Io ero capace, capace di tradire ed ero capace di trovare le motivazioni che soddisfacessero il mio tradire, che giustificassero, che dessero quieta calma al mio comportarmi in quel modo. Tradire riuscendo a dare motivazioni che soddisfacessero, chetassero la mia coscienza.
Ero abile e credo di esserlo ancora oggi, perché non ho superato questa mia convinzione, credo ancora in essa e credo che sia lecito farlo. Se però quando ero incarnato avevo misura più precisa,oggi non posso che rileggere ciò che è avvenuto durante il mio vissuto.
Appare chiaro, per me, che posso però trarre profitto da ciò che è tradire per voi, per ognuno di voi; misurare su di me, concretamente rivivere ciò che è il tradimento. Quando ero incarnato, la mia mente istruita, abile, convinta, dava tranquilla benedizione al mio tradire e, solamente dopo che il mio tradimento si compiva, misuravo la mia azione. Sentivo su di me, nel momento in cui spegnevo l’attenzione della mente, l’insoddisfazione, il sapore amaro di ciò che era avvenuto, ma abile ero a dare spiegazione, soddisfazione al mio quieto vivere.
Ho tradito e ancora l’ho fatto, e sono certo che ancora oggi potrei essere in grado di farlo perché non ha pesato a sufficienza questo amaro sapore del mio tradire. Ho tradito per il lavoro, ho tradito soddisfacendo il mio orgoglio, ho tradito credendo che, passando sopra l’altro, ciò mi ponesse migliore, più grande, più potente.
Nel lavoro, in modo particolare, divenni abile a dare senso a questo mio agire; se volevo crescere, divenire più bravo, più capace, migliore…dovevo tradire, passare sopra, distogliere lo sguardo.
Torno a ripeterlo, ancora oggi lo farei, ne sono certo; ho motivazioni sufficienti, probabilmente anche torti subiti… ancora essi dentro di me premono e danno direzione, anche se non ho più possibilità. Non avrei dubbi a tacitare e a condividere quello che possa essere un vostro tradimento.
Si può tradire la persona amata, si può tradire la persona che ci ama e tradirla certi del suo amore, della sua fiducia…ma, come avveniva per me, il momento di coscienza è dopo l’avvenuto tradimento, quando la mente ed il corpo si chetano, quando ci si ferma, sazi dell’azione avvenuta.
È in quel momento che traiamo misura di ciò che è avvenuto, è quello il momento da amplificare, da fermare.
Mi dà noia aspettare, mi fa rabbia essere incapace di decidere ciò che è il mio divenire…mi irrita questo attimo cristallizzato, in attesa di un vostro incrociare…………………………………….

Ancora io, A, per il corpo comune.
Visualizziamo la catena, sentiamo gli amici che con noi la compongono…………………………..
Accanto a me c’è S , sentiamolo…………………………………………………………………….
Cerchiamo gli amici, i nostri cari, chiamiamoli per nome…………………………………………..
Accendiamo la candela, lasciamo che illumini il viso di C………………………………………….

Visualizziamo il nostro prato, lo spazio all’interno della catena, cerchiamo il nostro fiore, la nostra presenza, la nostra appartenenza. Rafforziamo il nostro esserci, in questo prato, sforziamoci di riconoscerci, di partecipare…………………………………………………………………………..
Lasciamo ora…..e ringraziamo chi è stato con noi.
Prima di andarmene desidero dirvi un paio di cose. Una riguarda S: io credo che S sia stato profondamente ferito da un tradimento che ancora lacera, che ancora sanguina.
Poi desidero dire riguardo alla bolla: io ebbi piena misura di ciò che era la bolla, la mia bolla, la mia protezione, quando la malattia mi costrinse, quando vidi che pian piano, pezzo per pezzo crollava…ma ne ebbi timore, non ero pronto, non ero capace, mi sentivo solo.
Non fu per me un momento così bello come lo fu per Emanuele. Io provai terrore, utilizzai la malattia per proteggermi; era l’alibi migliore, ma non era un alibi, era comunque un dato reale, era effettivo, e la malattia dava un’immagine non vera di ciò che A era…era un simulacro.
Fuggii, mi nascosi e impedii a tutti la visione di A.

Vado ora. Un bacio a te, C, e a voi tutti, amici.