venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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24 agosto 2006

diciottoagosto 06


Ancora, adesso io, Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Vorrei cercare di aiutarvi in questo provare, in questo cercare, in questo sperimentare e posso farlo ancora di nuovo, portando ciò che fu la mia esperienza di incarnato.
Leggere l’altro vuol dire superare la barriera che viene posta da chi viene letto per poter celare, nascondere, ciò che non desidera sia letto.
Fratello Giustino fu molto abile a superare questa barriera, già ve lo raccontai qualche tempo fa, riguardo al mio processo. Giustino fu molto abile nel momento in cui mi fece indossare di nuovo i miei abiti, i paramenti più ricchi, più importanti, e me lo fece fare proprio là,durante il processo.
Io caddi in questa trappola, li indossai molto bene e in questi abiti misi bene il manichino che li sorreggeva, li gonfiava…io cercai, durante la mia giustificazione alle accuse che mi venivano mosse, di porre la parte più luccicante di me, la parte pubblica; cercai di portare ciò che di grande avevo fatto ed ero ancora in grado di fare, e la barriera divenne visibile, la barricata – l’ultima mia barricata – divenne così solida e comprensibile, che facile fu smantellarla pezzo per pezzo.
Abile fu fratello Giustino nel suo momento di lettura, in questo modo lui riuscì a scavalcare questa barriera e pormi inerme. Io ne presi coscienza, piegai gli abiti, li riposi accanto a me e accettai il verdetto.
Per riuscire a leggere l’altro bisogna superare la barriera che l’amico, l’amato, pone in atto; dobbiamo renderla concreta, visibile, solida, per poterne andare aldilà. È per questo che credo sia importante che la persona che desidera essere letta, che pone questa disponibilità, possa mettere in campo questa sua parte, la parte migliore di sé, quella che lui crede sia la parte che più aggrada, che più viene riconosciuta, accettata dagli altri.
Per chi desidera essere letto, l’importante è che esprima con forza, renda palese questa sua visione di sé, si sforzi di renderla visibile, concreta, comprensibile, che cerchi tutti i modi, le possibilità per renderla sempre meglio definita.
Questo esercizio credo sia importante e può essere utile affinché le possibilità di chi vuole leggere, possa avere successo. Fate che lo sforzo della mente lavori su questo, fate che la mente si affatichi in questo sforzo, lasciate che si accanisca, sforzatevi affinché sempre ogni singolo particolare divenga definito, particolareggiato, chiaro. Questo è un modo. Credo possa essere utile e, di solito, è un esercizio che non molto viene utilizzato.
La mente si schermisce di fronte ad una richiesta di questo genere, si nasconde, ma, credetemi, il desiderio è profondo, è più subdolo di quello che voi crediate, basta solamente un pochettino stimolare, offrire, lusingare e sarà di colpo migliore……gettate fuori l’energia pesante …….voglio attenzione mentale. Sarà facile aggirare una barriera così concreta.
È vero, il dubbio può essere accettabile; effettivamente il problema è la barriera stessa, oppure è dietro la barriera che chi desidera non esser letto pone ciò che vuole nascondere? Non lo so………….non lo so neppure per me stesso…. È interessante capirlo, però, e capire perché viene celato alla lettura dell’altro.
Io ho sempre creduto che io celassi un tesoro, io celassi la visione sgombra, io celassi il fine ultimo. Lo credo ancora oggi….credo.
Lo credo….certo, non ho motivo diverso, se non crederlo, perché era stato così appagante cogliere ciò che ho colto, che pensare di poterlo offrire agli altri e privarmene mi rendeva meno ricc, più povero.
Avevo trovato qualcosa che stringevo con forza a me stesso e non desideravo di certo offrirlo a nessun altro se non a me , volevo quantomeno un pochettino godermelo, ma credo che sia anche mortale e giusto questo. Era talmente nuovo e allo stesso tempo talmente mio che non potevo che aggrapparmi ad esso e stringerlo con ambo le braccia, affinché mi scaldasse ancora e ancora…..
Pertanto non sono poi così d’accordo su ciò che avete detto prima che per forza ciò che si cela alla visione degli altri sia una parte pesante, una zavorra, un impedimento. Ma ciò è per me e non deve essere per altri che per me; sperimentare credo che sia il modo giusto, il metodo giusto e io lo farò, non ho dubbi in questo. Il mio sforzo sarà nell’essere letto, mi è più semplice, mi è più facile perché ciò che io sono ora non mi permette che agire in questo altro modo.


Io A, per il corpo comune; sarà un corpo comune un poco più lungo, questa sera, proviamo, però iniziamo subito per ciò che è il nostro desiderio: il corpo comune per l’amica C.
Visualizziamo la catena, chiamiamo gli amici che con noi la compongono, sentiamo chi è già qui con noi, sentiamone la presenza forte, solidale, e chiamiamo per nome tutti quanti noi desideriamo portare qui, in questo corpo comune, i nostri cari, i nostri defunti, i nostri protettori.
La candela accesa davanti a C., sia il punto di partenza, sentiamo l’energia che fa forte, potente, questo nostro essere insieme; lasciamoci da essa colmare e offriamola all’amico che accanto a noi si trova, muovendo in questo modo questo desiderio, questa volontà. È un’energia che ci mischia, ci rende corpo comune.
Lasciamo ora C., visualizziamo il nostro prato, lo sazio all’interno della catena. È uno spazio ricco di fiori e in questo campo c’è anche il nostro fiore; cercate di particolareggiare il vostro fiore, cercate ogni singolo, piccolo particolare , che lo rende sempre più vero , meglio riconosciuto. Il mio fiore è il papavero, in esso io mi riconosco, nella leggerezza dei petali; basta un singolo soffio d’aria per poterli muovere, gonfiarli, farli cambiare di forma.
Fate in modo che la vostra mente lavori in questa definizione. Deve essere un fiore che si riconosce in mezzo agli altri, perché appartiene…..
Quando sentirete che la vostra mente troverà difficoltà a continuare in questa ricerca dei particolari, lasciate che ciò che attorno a voi si trova prenda forma, consistenza , significato, messaggio.
Non lasciatevi distrarre se non dalla incapacità di andare oltre nell’aggiungere particolare a particolare.
Ci sono altri fiori in questo prato , cercate di coglierli, vederli……
La catena è ancora presente e delimita questo prato, lo protegge……..
Visualizziamo la catena, ora. Iniziamo a muovere energia all’interno di essa; il movimento lo conosciamo, da destra a sinistra, tranquillamente lo accogliamo e lo offriamo all’amico che accanto a noi si trova.
È un movimento regolare, piacevole, dolce…….

Ringraziamo gli amici di essere stati con noi.
Vado, ora. Un bacio a te, C., e a voi tutti, amici.