venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

10 novembre 2006

ventisetteottobre 06


Ancora, adesso io, Emanuele, per il cerchio spiritico.

Non è vero che è un’altra entità che ha interrotto A, che è subentrata al suo dire, ma ancora era A che parlava, era ancora lui. Esprimeva però qualcosa che non partiva dalla sua mente o dal suo controllo – sì, possiamo usare anche questo termine – ma in quel momento ha perso il controllo, in quel momento ha dato voce a qualcosa di più profondo.
Io so che desidererebbe molto che suo padre potesse esprimere qui, in questo cerchio, voce, presenza, perché intuisce che ciò che gli è mancato durante la sua vita potrebbe essere palese oggi e potrebbe assaporare nuovamente ciò che gli è mancato, ciò che ha solo intravisto, ciò che ha solo toccato e sfiorato, ma non avrebbe potuto esprimersi in questo modo se non perdendo il controllo, se non perdendo ciò che era il controllo della mente su ciò che era corretto, spiritualmente corretto.
Era ancora A, era ancora A che riusciva finalmente a liberare il suo desiderio profondo e renderlo palese, senza temere giudizi, senza temere di approfittare spazio, tempo ed energia in questo cerchio spiritico, perché finalmente si riconosce facente parte.
È la cosa più difficile evocare entità familiari, entità che si hanno conosciuto, entità delle quali abbiamo traccia in ognuno di noi; è l’evocazione più difficile perché questa traccia in noi ha fatto in modo che noi di queste entità abbiamo un’immagine, abbiamo una definizione, abbiamo un’accettazione, una comprensione e tutto ciò limita la possibilità dell’evocazione.
L’evocazione del famigliare, della persona che si è conosciuta durante la vita e si ha amato, è l’evocazione più difficile. È più facile sentire la voce di qualcuno che mai si è conosciuto, è più facile accettarne la presenza senza dare giudizio, remora, barriera, freno, ad una entità che è vissuta tanto tempo fa e tanto lontana da noi, che non ha lasciato traccia, bagaglio, all’interno nostro.
L’evocazione dell’amico, del famigliare, della persona amata, se anche è la più desiderata, è anche la più difficile, torno a dire. È la più difficile, tornando a ciò che A disse venerdì scorso, riguardo alla simpatia vibratoria. Non vogliamo essere provocati, non vogliamo essere scossi; se l’evocazione deve avvenire, deve seguire canoni legati al ricordo, al quieto ricordo, amorevole ricordo, ma ciò è sbagliato.
Così come avviene per ogni singolo componente di questo cerchio spiritico, dobbiamo arrivare a capire che anche il trapassato, l’entità defunta, deve avere questa libertà di espressione e se ci irrigidiamo proprio nel momento in cui non la riconosciamo come l’entità cara, tutto ciò limita, frena, impedisce.
Simpatia vibratoria è disponibilità all’evocazione, è tranquilla e docile disponibilità all’evocazione.
Cederla agli altri è rendere possibile la visione anche agli altri componenti del cerchio spiritico, senza timore di giudizio da parte loro e senza timore che loro riconoscano l’entità evocata.
Sembra banale ciò che sto dicendo ma, credetemi, è un freno molto forte. L’evocazione di un trapassato che abbiamo conosciuto, che abbiamo amato, può scuotere, e se non siamo certi della bontà di questo scuotimento, se non accettiamo la possibilità che avvenga, ben difficilmente riuscirete ad evocare entità disincarnate a voi conosciute.
A ci sta riuscendo e io sono felice di questo perché è un ulteriore gradino, un ulteriore scavalcare l’ostacolo per passare oltre. Certo, è chiaro, non c’è dubbio, per chi come noi è trapassato, meno è da mettere in gioco che voi, che ancora siete.
Cedere la barriera vuol dire abbandonare i punti di vista, cedere barriere, demolirle, allontanarle, raderle, vuol dire non porre in campo ciò che è il nostro individuale pensiero, ciò che è la nostra aspettativa, in fondo…aspettativa che ci tranquillizza, che ci rende in pace, che ci fa credere che il cammino aldilà della morte sia un cammino semplice, facile, in pace. Ma non potete fare voi che sia in questo modo….non è possibile vincolare, filtrare….

Cedere agli altri la visione è accettare il confronto anche attraverso la parte del nostro intimo che è frutto della conoscenza di entità che ormai sono disincarnate.
Credetemi, è un bagaglio molto forte, che ogni singolo individuo carica in se ed è un tesoro assodato, perché appartiene a qualcuno che è già deceduto, e nessuno potrà mai rimettere in discussione, scalfire, scuotere.
È una parte ben salda dentro di noi, ma anche questa dobbiamo porre al centro del cerchio spiritico.
Non so se riesco a spiegare a fondo ciò che desidero; sarebbe più semplice che fosse A, ma so che stasera non lo farà…..ma il passo ormai l’ha allungato e ha posto peso su quel piede che al di là dell’ostacolo ormai ha appoggiato e questo mi dà gioia, mi fa sentire bene.
In ognuno di noi nel proprio intimo, esiste un grande bagaglio di esperienze che non sempre e non solo appartengono all’agire individuale, ma anche all’agire di altri che abbiamo caricato in noi, accettandolo, dando ad esso disponibilità. Dovrete essere in grado di capire, riconoscere, dare giusto valore anche a questo bagaglio, definendolo e scindendolo da ciò che è la vostra singola, individuale esperienza.
Capisco che sia comodo caricare l’esperienza di altri, di persone che abbiamo amato, alle quali abbiamo voluto bene, abbiamo dato spazio, disponibilità, attenzione, ma dovrete riuscire a definire bene, con attenzione, ogni singolo peso, scinderlo, riconoscerlo, dargli il giusto valore.
È possibile, ed è possibile attraverso la medianità; tante volte ormai vi dissi che ognuno di voi dovrebbe giungere ad essere medium di sé stesso. Ma essere medium di sé stesso è esprimere anche questo bagaglio che è in ognuno di voi e che condiziona – credetemi, a volte anche pesantemente – il vostro singolo individuale agire.
Essere medium di sé stessi vuol dire renderlo palese, ma non solamente alla comprensione, all’attenzione vostra, ma anche alla comprensione e all’attenzione di altri, affinché avvenga una visione di qualcuno che non passi attraverso i vostri schemi ma che desideri volervi bene, confrontandovi.
È un esercizio possibile, date voce a ciò che preme dentro di voi, utilizzate tempi e spazi che vi paiono più consoni, più protetti, più facili, e meno scoperti, ma fatelo. Io credo che sia il cerchio spiritico il luogo migliore, ma potete farlo anche individualmente nel vostro calarvi dentro di voi, nel vostro esame di coscienza, nella vostra meditazione, nel vostro interiorizzare. Cercate di divenire padroni di voi stessi.
È possibile che nell’agire di A il carico di suo padre fosse così preponderante, forte. Lui ne è certo, oggi lo sa.
Cercate di credere nella possibilità di essere medium di sé stessi, cercate di essere certi della bontà di questa possibilità e cercate appoggio sulla catena del cerchio spiritico. È la palestra ideale, è il luogo protetto e non solo per voi ma anche per i vostri cari defunti; accettate con gioia la loro presenza e lasciate che liberamente si esprimano, liberi dal vostro giudizio e dalla vostra aspettativa.
Se lo vorrete parleremo ancora di ciò, ma dovete credere nella bontà di questa strada: solo allora varrà la pena di percorrerla.

È tempo per me ora di terminare. A voi tutti il mio saluto, arrivederci.

Il mio nome era S e ancora S oggi mi chiamo.
Io vorrei essere con voi questa sera, per il corpo comune.
Visualizzate la catena, sentite gli amici che con voi la compongono, chiamate i vostri cari, facciamo a loro spazio affinché possano accanto a noi porsi. Io porto qui accanto a me L, perché ne ho bisogno.

Visualizziamo la candela, è lì, davanti a C, la nostra amica C; la luce ne illumina il viso, illumina il viso di tutti i nostri cari che desideriamo aiutare….la mia L è lì.
Sentiamo l’energia che scorre, lasciamoci da essa colmare, cerchiamo in essa traccia di tutti i nostri compagni e del loro desiderio, della loro voglia.
Sentiamo la catena forte e solidale, protetta…………………………………………………………..
Lasciamo ora C, visualizziamo il nostro prato, lo spazio all’interno della catena.
È uno spazio di pace; ci sono molti fiori che non riconosciamo. Chiedo questa sera di sforzarvi, di dare immagine a questi fiori, di dare senso, di dare ricordo.
Cercate di ritrovarli dentro di voi come una scia sottile, dai colori tenui…………………………….
Lasciamo ora, ringraziamo tutti gli amici che sono stati con noi, grati della loro presenza.

Me ne vado anch’io ora. Vi ringrazio di avermi accolto con voi.