venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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16 agosto 2006

undiciagosto 06


Ancora, adesso io, Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Riprendo volentieri anch’io il discorso per ciò che riguarda la lettura e l’intuizione.
A suo tempo fui io che parlai della figura del lettore, allora credetti fosse maturo il tempo per poter definire meglio questa figura. Sicuramente è oggi il tempo più propizio, non c’è dubbio, il terreno è più fertile, tracce di comprensione in voi esistono e sono maggiori di allora, non c’è dubbio.
Prima di iniziare a parlare dell’intuire, del leggere, della possibilità che avete voi di intuire e di leggere, desidero chiarire bene la differenza fra l’intuizione e la lettura.
L’intuizione è un cogliere, è un afferrare, è un riconoscere, e perlopiù riguarda una comprensione che appartiene all’essere che intuisce, è una comprensione personale, è una visione personale.
La lettura riguarda invece la visione verso l’amico, il compagno, la persona che si desidera amare.
Sono due modi diversi per attivare capacità, per attivare sensibilità, vibrazioni che appartengono a voi ma perlopiù sono sopite, ricoperte da strati di vivere.
Sicuramente la più immediata è la lettura; è più facile per l’individuo vedere l’altro, più che cogliere sé stesso, perché è meno doloroso, è meno impegnativo, però si dà meno importanza alla forza della lettura, all’energia che scaturisce da questa cosa…perché…perché si tende a portarla fuori di noi, a considerarla come una possibilità che ci tocca marginalmente e non è vero, perché la lettura dell’altro attiva una serie di coscienze..attiva una serie di possibilità che, se uno desidera prenderle in considerazione quale forza, divengono veramente forti, coinvolgenti, vanno a scuotere, vanno a far vibrare.
Nel momento in cui date forza alla bontà, alla genuinità della lettura, per forza di cose dovete essere coinvolti da essa, perché questa lettura vi pone di fronte all’altro e, se l’altro è stato sgombro nella lettura, sicuramente lo sarete ancora voi di più, nella vostra esposizione della lettura colta.
L’avete detto bene prima, non c’è dubbio, avete colto il significato di questo aspetto, però deve essere caricata la possibilità della lettura dell’altro, crederci, avere fede, crederla possibile, e molte volte si tende a non farlo, proprio pensando come a una cosa che ci è passata accanto, un momento incidente, uno sprazzo non gestito da noi, non causato da noi, non voluto da noi.
E invece non è vero, credetemi; non avviene nulla per caso, esiste la predisposizione a ciò che ci tocca, tanto più se ciò che ci tocca non è voluto coscientemente dalla mente, non è ricercato.
Per cui dare forza all’occasione che avviene attraverso la lettura è importante, anche perché questo crea fede nella possibilità,….attimi, sprazzi che danno fiducia nella possibilità, che danno sostanza, concretezza alla possibilità.
L’intuizione è qualcosa di violento, molte volte è causata veramente da una forza che ci schiaccia, ci costringe contro una parete; può essere una malattia, può essere una crisi profonda dalla quale non si vede via d’uscita.
È una situazione che ci disarma, ci rende incapaci… ci rende incapaci delle armi che naturalmente e quotidianamente padroneggiamo; tanto più invalida quelle armi che padroneggiamo meglio, che siamo in grado di esprimere al meglio e far apparire al meglio.
Ecco, questo aver le spalle al muro ci rende aperti, docili all’intuizione. Intuizione è una visione che appartiene al nostro intimo, è un prendere coscienza di come siamo, di ciò che desideriamo e , più avanti nel tempo, di ciò che siamo stati.
La lettura è uno strumento per poter accrescere coscienza nella possibilità… ma nella possibilità anche dell’intuizione.
La lettura è il vantaggio di poter essere attivata, non sei costretto, non sei obbligato, ma puoi decidere di…
La lettura è un ottimo esercizio, la lettura rafforza la fede. Un consiglio che posso dare, ma un consiglio quale esercizio per tutti quanti noi – me compreso – da fare in questo cerchio, è di provare a leggere, a leggere l’altro.
E’ un consiglio che voglio dare anche a C, senz’altro. Cercare di leggere l’altro attraverso il momento del corpo comune, ma non solo… può essere un esercizio che potete fare in un attimo in cui disponibilità la vostra mente vi dà.
In questo attimo, in questo spazio, in questo luogo, provare a leggere, leggere l’altro…
A C dico: si può leggere anche Emanuele, si può leggere anche A e anche S, può essere un buon esercizio. Leggere per te, leggere per la tua capacità di visione, ma leggere anche per una capacità di visione comune del cerchio.
È vero, io porto molto spesso ciò che è stato il mio vissuto, ma per dare anche questa possibilità di essere letto; in quale modo potreste cercare di vedere attraverso la lettura Emanuele, se non vi portassi tracce vissute? Emanuele può essere letto, possono essere lette le sue azioni, anche se sono già finite nel tempo, ma si sono cristallizzate attraverso la morte, però. Così che le mie azioni di allora, di tanti anni fa possono apparire come le azioni mie di ieri o di qualche minuto fa.
Cercare di intuire attraverso la mia testimonianza, dare visione di quello che può essere un Emanuele più personale, intimo, può aiutare. E proprio per questo desidero ancora parlare di ciò che è stata la mia occasione d’amore con mio fratello Giustino. Io credo che Giustino, nel momento in cui ha dato attenzione a me, Emanuele, ha cercato di leggere ciò che io ero.
Io e Giustino eravamo e siamo molto diversi e questo nostro essere diversi ha creato una difficoltà di comprensione.
Io provenivo da una famiglia ricca, lui proveniva da una famiglia che l’aveva abbandonato non solamente realmente ma anche apparendo l’abbandono. I suoi genitori non li ha mai conosciuti, neanche di nome; io almeno di nome li avevo conosciuti, e di patrimonio li ho conosciuti. Lui neanche di questo, lui proveniva sicuramente da una famiglia più povera e i valori, i rigori che ti porti attraverso una vita povera, lo rendevano diverso da me.
Io, che guidavo quella comunità e attraverso gli amici della mia famiglia, vicino alla mia comunità, portavo persone diverse da lui, che provocavano in lui rabbia e sacro furore, perché non comprendeva quali erano le azioni nostre. Lui ha cercato di leggere in me l’errore che facevo nel condurre questo mio essere padre del convento e, attraverso questo suo leggere, ha dovuto agire nei miei confronti.
L’errore mio di allora fu certo il fatto di non aver condiviso con lui quella che era la mia visione, di non confrontarmi. Non c’è stata conoscenza tra me e lui, io credo di non aver mai parlato attraverso parole con lui né lui con me e, quando ebbi l’occasione, non lo feci perché il mio abito mi teneva lontano, distante, al di sopra di ciò che era Giustino. Ma lui lesse nel mio agire e condannò il mio agire. Io riconosco in questa sua azione puro e profondo atto d’amore, e lo ringrazio.
Io ebbi – sì, certo – la grotta di Qumran, ebbi l’attimo di coscienza, ma un altro errore che io commisi fu di mantenere per me ciò che colsi in quello sprazzo di azzurro, e non condividerlo con gli altri, coi fratelli che accanto a me si trovavano.
A nulla serve comprendere, a nulla serve intuire, se non sei in grado di donarlo a chi accanto a te si trova. Intuire fine a sé stesso è sterile, intuire fine a sé stesso è boria, peccato, tragico errore.
Ringrazio fratello Giustino di avermi fatto prendere coscienza, attraverso un’azione fisica –indubbiamente – ma mi ha riportato dalla mia fuga dalla realtà.
Intuire è essere in grado di leggere ciò che intorno a noi avviene, intuire è condividere con chi si desidera amare perché, altrimenti, ripeto, è sterile; credere di avere trovato il tesoro non è sufficiente se non sei in grado di privartene e cederlo a chi desideri amare.
Benvenuto processo, benvenuta la condanna, e ringrazio chi ebbe il coraggio di donarmela.
Indossare i panni del nostro vissuto per poterli togliere, piegarli, riporli ordinatamente accanto a noi, questo è il modo, la traccia che A ci ha donato; credo che sia un grande regalo. Indossare gli abiti che ci hanno accompagnato nel nostro vivere, ancora con piena appartenenza, prima di poterli togliere, piegarli con cura e riporli accanto a noi…
È tempo….no…un’ultima cosa desidero ancora dire.
Sono vere le parole dette da F riguardo al silenzio, riguardo a quello che sta avvenendo a S e a te,N.
È importante esserci, sfrondando da quelle che sono le frasi di circostanza, di obbligo, di convenzione; io so e voglio dirvi di esserci, liberandomi dalle parole che danno forma e immagine alla presenza.
È tempo…è tempo per me ora di terminare. A voi tutti il mio saluto, arrivederci.

Ancora, adesso io, A, per il cerchio. Un attimo, prima di iniziare con il corpo comune. Desidero dire qualcosa su ciò che Emanuele ha detto.
Si, è vero, sono curioso, mi piacerebbe molto sapere che cosa avete letto di me. Capisco che però non voglia dire che cosa pensiate voi di me, è qualcosa di ben diverso, è qualcosa che a me, A, appare difficile. Sarei più goloso di capire cosa voi pensate di me, ma questo appartiene a ciò che ero io, A, quando ero vivo, in mezzo a voi; sentire, cercare di capire ciò che gli altri pensavano di me, quale immagine io davo a loro, è sempre stato importante. Ma ne avevo timore, a volte, pensando potessero pensare male di me, o pensare cose che non erano…non ciò che io ero, ma ciò che io cercavo di dare a loro.
In fondo, era più importante per me, allora, fare in modo che la gente percepisse e pensasse di me ciò che io volevo che loro percepissero e pensassero di me…ma non è più questo, non è più possibile, è chiaro. È chiaro perché sono morto, non posso più dare immagine.
La lettura è qualcosa di più serio, di più difficile, di più profondo. E se oggi non goloso di capire ciò, sono desideroso affinché voi almeno proviate a leggere A.
Io vorrei tanto che si cogliesse di me l’essenza di ciò che io sono, e oggi non sono altro che questo e qualche brandello di ricordo di ciò che apparivo, ma già allora io ero ciò che sono oggi.
Già allora c’era la possibilità che io fossi colto per quello che ero, nella mia essenza, nella mia integralità. Un’occasione persa? No, un’occasione che ancora esiste. È meno colorata, è meno rumorosa, meno profumata di ciò che poteva essere allora, ma è ancora oggi possibile ed è mio desiderio che voi possiate cogliere visione….
Il corpo comune ora.
Visualizziamo la catena, al centro di essa poniamo C., la nostra amica C.; la luce della sua candela arde forte, luminosa. Evochiamo gli amici che desideriamo qui con noi, gli amici che desideriamo amare, evochiamo gli amici che desideriamo ci amino.Chiediamo loro aiuto, offriamo loro attenzione.
Sentiamo l’energia che percorre questa catena, desideriamo esserne colmati e desideriamo offrirla all’amico che accanto a noi si trova, questa energia ….diamogli forza, protezione….

Lasciamo ora C, visualizziamo ora il nostro prato, lo spazio all’interno della catena.
Poniamo in esso tutti i nostri cari, tutti i nostri amici , tutti coloro che hanno bisogno e tutti coloro di cui abbiamo bisogni, chiamiamoli per nome, cerchiamoli qui, facciamo in modo che la stessa energia che passa attraverso di noi si mischi con quella che passa in loro in un ‘unica energia, in un unico corpo comune………………………………………………………………………………..
Lasciamo ora e ringraziamo tutti quelli che sono stati con noi.

Vado ora. Un bacio a C. e a voi tutti amici.