venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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06 marzo 2011

venticinquefebbraio 2011

Cercherò di rispondere non solo alla domanda di Flora ( SE SI DEVE ACCOMPAGNARE CHI STA MORENDO, CHI NASCE E’ ACCOMPAGNATO? ), ma anche alle domande che vi siete posti riguardo a quello che è l’equilibrio delle componenti.
Innanzitutto, chiaramente, è da affermare che l’uomo quando si incarna, quando sceglie, quando decide volente di essere uomo e di nascere, sicuramente è solo e pone questa sua solitudine proprio in contrapposizione di quella che è la comunione del tutto che era la condizione originale.
Per poter esprimere scelta libera deve porsi solo, individuo in grado di scegliere per sé, non condizionato. Attraverso il suo peccato originale, la sua scelta, si erge solo, in grado di comprendere, in grado di essere, in grado di voler vivere.
La stessa identica condizione si ripresenta quando l’uomo muore e abbandona la propria individualità per tornare a quello che è l’originale, il Tutto. Anche in quella situazione, affinché avvenga questa scelta libera, di cambiare condizione, di tornare all’origine, deve essere da solo in questa affermazione di libero arbitrio; l’individualità viene a cessare e, con la frase che abbiamo già usato “ il superamento cosciente dell’individualità”, egli esprime volontà di non essere più individuo, per tornare a quella che è la condizione originale del Tutto, la comunione.
Ciò avviene nel momento in cui è conclusa la propria vita e di certo non avviene al momento della morte fisica dell’uomo…può avvenire in quel momento ma può anche proseguire in quello che ben conoscete, quel percorso che trova colui che non ha più i requisiti e le condizioni fisiche a vivere ancora ciò che è il proprio corpo e la propria mente….ma questo voi ben lo conoscete.
L’uomo deve completare la propria vita per giungere ad una scelta libera - ancora mi ripeto – ad un superamento cosciente dell’individualità; è una scelta volente, precisa, che va a cessare quella che è la condizione individuale dell’uomo, dell’essere individuo.
Ciò che è avvenuto al momento della nascita si ripropone; ho già anche cercato di spiegarvi come il bimbo appena nato, nel quale la componente originale è così presente, pura, nitida, deve in qualche modo afferrare quelle che sono le condizioni dell’uomo, attraverso la prima sofferenza prende coscienza del proprio corpo attraverso quello schiaffo che lo prende di sorpresa e gli propone come proprio quel corpo che non conosce, affinché questa componente inizi a prendere il giusto posto, la giusta quantità in quella che è la completezza dell’uomo.
Tutto ciò per dire che l’equilibrio delle componenti non è la somma di tre terzi, le condizioni mutano attraverso la vita dell’uomo; se quando il bimbo nasce è preponderante la forza e la quantità del ricordo di ciò che era l’essere originale, della coscienza precisa e della consapevolezza di quanto reale era quella situazione unica, nella propria fanciullezza inizia a inserire quelle che sono le altre due componenti, che pian piano prendono forza e reclamano spazio e volontà…quando l’uomo si avvicina a quella che è la sua morte terrena, la componente mentale e fisica cominceranno nuovamente a perdere forza, spazio, possibilità, ed è giusto che ciò avvenga.
Se attraverso la morte fisica si fa cessare quella che è l’energia fisica dell’uomo, la consistenza, il proprio corpo e poi via via la mente che arriva coscientemente ad affermare la propria inutilità e la propria incapacità di essere ancora viva, nel momento in cui l’individuo va a superarsi per tornare a quella che è la condizione originale.
Cos’è allora l’equilibrio? In quale modo lo si può verificare, in quale modo si può cogliere l’essere colmo?
È quando si esprime coscienza nel vivere, io credo, è quando si è consapevoli della propria condizione, del proprio livello, della propria conoscenza, della propria consapevolezza. Sempre le due componenti fisiche cercheranno di acquistare prestigio, forza, supremazia…è ovvio che ciò avvenga, è una competizione, è un reclamare spazio in quel breve tratto che è la vita dell’uomo, ma hanno ben certezza che il tempo è il limite.
Se l’immortalità appartiene all’uomo, non appartiene certo alla sua mente e al suo corpo e ne è ben consapevole, ne è certo.

Cercare l’equilibrio è affidarsi, cogliere l’equilibrio è cedere, essere consapevoli dell’equilibrio è credere.
Il bisogno dell’essere con qualcuno è un bisogno che appartiene alla condizione umana, fisica; il timore è grande nell’uomo incarnato..finche non trova motivo e comprensione dell’essere solo, distaccato, unico, individuo.
Ho cercato anche di spiegarvi che proprio questa situazione è quello che si spaccia per senso di colpa, consapevolezza del distacco, uscita, fuga da quella che era la condizione ideale, originale…ma tutto ciò è indispensabile, tutto ciò è componente precisa di quella che è la vita dell’uomo, e l’individuo giungerà a terminare, a completare quella che è la sua esperienza fisica nel momento in cui darà senso ed accettazione a queste mie affermazioni.
Credetemi, la morte dell’uomo, il superamento della soglia, è una scelta consapevole e libera. La mente e il corpo potrebbero decidere di rallentare, allontanare alla distanza e nel tempo quello che è il passaggio ma è inutile spreco, è grande sofferenza.
L’equilibrio delle componenti è percezione del giusto movimento, l’equilibrio delle componenti è la serenità dell’essere sulla strada giusta, l’equilibrio delle componenti è percezione del Movimento Originale.
Quando l’uomo non è in sintonia in questo evolvere, in questo procedere, l’uomo soffre.
La sofferenza però non è impedimento, non è peso che impedisce la percezione; la sofferenza è giusto alibi per la mente che non è in grado di comprendere.

Alla luce di ciò che ho detto questa sera, ripropongo la mia domanda.
È il nostro gruppo, il nostro cerchio, in grado di esprimere scelta libera?

Cerchiamo il nostro stagno, attraverso esso creiamo quello che è il nostro modo di essere unico corpo comune………….cerchiamo in esso di cogliere…………………………………………...