venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

11 novembre 2010

cinquenovembre 10

Buono…provo piacere ad accorgermi che è sufficiente toccarvi per poter ottenere reazione.
Sempre l’ho affermato: io sono diverso da voi, sono alieno, provengo dal posto cui voi tendete a raggiungere, parto dalla fine per giungere al principio.
Le mie caratteristiche, le particolarità che mi contraddistinguono, sono proprio quelle che mancano a voi e ciò che manca a me è ciò che voi avete già assodato con forza, radicato profondamente dentro di voi.
Siamo diversi, e perché possiamo incontrarci io devo fare in modo di potervi toccare e la provocazione è sicuramente un ottimo metodo…ma quando io vi parlai dell’albero utilizzai quella parabola, quella immagine – sì, è meglio immagine, perché so anche che utilizzare parole che hanno un senso preciso per voi è a volte sbagliato, scorretto – quando io utilizzai l’immagine dell’albero vi dissi che in quella prima parte della vita di quell’albero, esso cercava di spingersi verso l’alto, creare posto nello spazio, nel tempo, poi si caricava di foglie e di fiori perché apparisse più bello, più grande…ma erano foglie e fiori destinati comunque, già prima che sbocciassero, a cadere.
Il tempo è quello della forza che scrolla l’albero, che ne verifica le radici, che ne verifica la sostanza, quella sostanza che crea forza ed equilibrio, che impedisce all’albero di cadere, di perdere rami, di cedere alla violenza della verifica.
Io non sono ancora giunto alle foglie e ai fiori, questo tempo ancora ha da venire per me …desiderio, voglia di affondare le radici che ancora non posseggo per potermi aggrappare in quella concretezza fisica che è la terra, attraverso la , attraverso la quale trovare sostegno, base precisa per potermi ergere nella mia fisicità, nella mia concretezza…aspirazione che anela dentro di me.
Io parto da una coscienza acquisita per poterla perdere lungo il mio affondare radici.
Il primo effetto dello scrollare l’albero è quello di far cadere quelli che sono i petali e le foglie e saggiare la profondità delle radici; accettate la mia provocazione, fatevene carico…se avete bisogno di dare nome, connotazione, casella alla mia presenza in questo cerchio..nessun problema, quale sia il termine che utilizzate, ma permettetemi di essere diverso.
Io potrei essere il male che ha già ottenuto qualità, funzione, direzione e proprio da questa qualità, funzione e direzione porto a quella che è l’incomprensione del mio intendimento, della mia azione, della mia partecipazione a questa mia porzione di corpo comune.
Bramo, desidero che voi possiate riconoscere anche in voi questo mio essere tale. Non ho mai desiderato abbattere oppure sradicare quello che è l’albero. Vorrei tanto capire, vedere, condividere quali sono quelle connessioni, quelle radici…e in nessun altro modo, se non attraverso il confronto con voi, posso cogliere essenza di esperienze che mai ho vissuto. Non ho mai ritenuto fossero le certezze, i capisaldi, le fedi, dannose all’essere uomo…ma ne sono privo. Credo che scrollare l’albero serva anche ad esprimere………………………………………………………………..
Cerchiamo il corpo comune, vi prego. Accoglietemi in voi. Sia lo stagno, per tutti quanti noi, il luogo comune attorno al quale attendere l’onda che dal centro parte e tutti quanti ci tocca………

Scorgere una visione non ha da essere considerato cosa inutile, dannosa, zavorra da abbandonare; scorgere una visione è dare forma all’intuizione. Se fino a poco tempo fa per voi l’intuizione era la soddisfazione di un bisogno, oggi credo sia collimare quello che è la ricerca con la percezione di ciò che si può intuire. L’intuizione deve prendere forma, l’intuizione deve divenire visione; la visione non è altro che capire, comprendere coscientemente, consapevolmente, qual è il percorso.
L’abitudine a demolire ogni certezza che si paventa attorno a voi non è sempre cosa buona; aggredire la visione altrui, la fede, serve solamente ad allontanare l’occasione per sé stessi. L’eterna attesa, l’incapacità di afferrare, certi che sia l’unico modo per poter avere visione sgombra…………