venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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30 luglio 2009

ventiquattroluglio 09

Non sono certo qui per dare delle risposte, io credo.
Se un ruolo ho, potrebbe essere quello di porre delle domande, di fare dei quesiti, e non necessariamente al vostro essere raziocinante, alla vostra mente, al vostro vigile e cosciente essere qui. Molte volte le mie domande vanno a smuovere bisogni di risposta profondi, a volte irriconoscibili, senza nome, ma che appartengono comunque a quella che è la vostra presenza qui, che – già molte volte vi è stato detto – non è semplicemente la vostra individualità ma è il vostro portato, il vostro bagaglio, il vostro vissuto e gli incontri che avete avuto in questo vissuto, che sono qui vigili e presenti in questo cerchio.
Questo mio porre quesiti molte volte va a stimolare, a provocare presenze che latenti dentro di voi agiscono e condizionano il vostro modo di vivere, anche se non ne siete coscienti e padroni.
Esiste un bagaglio grande in ognuno di voi, esistono entità, presenze diverse dentro di voi, che sono agenti, che sono presenti, che sono vigili e l’insieme di queste presenze crea il movimento, l’azione, l’individualità. Voi siete la “summa” di questi esseri, e questo mio porre quesiti provoca risposte che a volte fate fatica a riconoscere come riferite a qualcuno di definito, di riconoscibile, ma vi appartengono. Li ho chiamati spasmi, li ho chiamati urli, ma è vero, perché sfuggono dal controllo così come l’urlo e lo spasmo, a volte.
Il mio ruolo è creare movimento, disequilibrio, già anche questo era stato detto molte volte; è il disequilibrio la condizione necessaria affinché l’uomo possa esprimere completamente la sua presenza. Innanzitutto in questo cerchio e sperimentato in questo cerchio attraverso il vivere quotidiano al di fuori di questa “palestra” che è il gruppo spiritico.
Non dovete avere urgenza, fretta, bisogno di portare il vostro trovato, il vostro frutto della ricerca al di fuori di questo cerchio, di questo gruppo; naturalmente avverrà quale conseguenza di una testimonianza vera se la volontà è genuina, sincera, di testimoniare ciò che si trova e si raccoglie attraverso il corpo comune e la ricerca spiritica.
Questo mio porre quesiti va a scrollare, a saggiare quelli che sono a volte i pilastri, le costruzioni, le armature che creano l’essere vivo, l’uomo. Vanno a scrollare questi.

Io credo che per voi sia importante, fondamentale dare senso all’esperienza che state facendo attraverso la vita dell’uomo incarnato. La ricerca di questo senso è una ricerca che difficilmente si sceglie, si afferma, è una ricerca che comincia a premere all’interno dell’individuo nel momento in cui la crisi la costringe ad emergere e a premere…a volte violenta, disperata. Ma può essere anche una ricerca scelta, voluta, espressa quale bisogno di buona sensazione, di buon proposito, di fine di un’esperienza, di una ricerca, di una professione di fede.
Riuscire a dare senso alla propria esperienza fisica crea quel giusto collegamento tra il fare e l’essere, che molte volte viene in qualche modo scisso così profondamente da creare schizofrenia quasi, attraverso momenti di quiete e ampi periodi del vivere subito, , costretto.
Dare senso al proprio vivere in funzione di qualche cosa che non deve essere il merito o il premio, come qualcuno spaccia attraverso la sua sciocca religione, filosofia: il sacrificio in funzione di un premio alla fine di questa vita è blasfemia, bestemmia.
Il vivere dell’essere incarnato ha una funzione grande, importante, non deve essere una parentesi in funzione di qualcosa che ha da venire, non può essere un periodo che porta quella che dovrebbe essere la vera vita, ma non deve essere neanche l’unica possibilità al termine della quale nulla più esiste… se non cenere.
Ho cercato bene di chiarire qual è il momento che porta all’essere la decisione di volersi incarnare e creare individuo, e vi dissi che è attraverso il peccato, la prima espressione di libero arbitrio che porta al peccato di volersi staccare, scindere, isolare da quello che è il tutto, da quello che è Dio… e, credetemi, la preparazione a questo momento non è quella di un attimo, non è l’incoscienza, ma prima che l’uomo possa divenire uomo passa attraverso l’incarnazione, una preparazione grande, che voi non siete in grado di ricordare perché già avete vissuto, ma il limite della vostra individualità, per la sanità mentale, ha cancellato.
L’occasione è ora di portare al nuovo momento di definizione, che è quando l’uomo cesserà di vivere. Il senso del vivere ha forse questa risposta… ma riuscire a dare immagine a questa mia affermazione è compito di ognuno di voi.
Non esiste una risposta, non esiste un metodo, una ricetta; la risposta alla mia domanda è un cammino, è una certosina ricerca di definizione. Se prima di nascere l’uomo aveva identità non individuale, il cammino che lo portò a peccare e divenire essere, individuo, è stato grande. A voi, oggi, è richiesto un altro cammino, un’altra definizione, un’altra ricerca, un’altra comprensione.
Per chi come me non ha vissuto questo passaggio, diviene incomprensibile cogliere la qualità di ciò che state vivendo, ma se la mia voce, la mia essenza non esistesse non darei traguardo a quello che è il movimento che tutto quanto cangia.
Esiste una comprensione che porta a un interrogativo al termine del quale non esiste che un’offerta, una scelta cosciente di libero arbitrio, ancora, di nuovo. Se prima della nascita la ricerca dell’individualità è stato lo scatto che ha portato alla nascita dell’uomo, al cambio di condizione, al cambio di abito, il passaggio successivo sarà il superamento cosciente dell’individualità per abbandonare quel corpo che tanto si è voluto definire; è questa la risposta che ognuno di voi dovrebbe trovare.
Credere che le voci che intervengono nel corpo comune appartengano a entità lontano da voi è sciocco; credere che le voci che a volte gridano in questo cerchio non vi appartengono è falso.
Abbiate il coraggio di accettare che il bagaglio individuale di ognuno di voi è molto più ampio di quello che la mente vostra possa accettare; non cercate censura, chiusura, silenzio. L’azione, se non attraverso una manifestazione fisica, è comunque presente all’interno di ognuno di voi, preme, muove fili quali marionette, del vostro quotidiano vivere. Divenirne coscienti vuol dire far sì che divengano parte integrante del vostro essere individuale.
Tranquillamente lasciate che esprimano attraverso pensieri o voci il vostro connubio.

Il corpo comune, strumento magico che permette a chi è incarnato e ancora vive, ragiona, pensa, decide e a chi mai ha potuto farlo, di poter essere un unico corpo.
Lo stagno, il nostro schema, il nostro disegno, la nostra immagine……………………………….

Non vi siete mai chiesti se la vita che compete a colui che muore sia veramente migliore, più capace…se ciò che ci aspetta aldilà del vallo sia veramente prati fioriti e dolce musica per le orecchie….ma che non sia una bolla che con grande fragore e stupefacente effetto svuoti tutto quanto in piccole pietruzze che cangianti cadono senza mai terminare la loro caduta?
Chi mai ci garantisce che qualcuno ci aspetta; se così abile è la nostra mente a creare immagini…perché non creare mondi e anche universi che abbiano la risposta al nostro desiderio, alle nostre aspettative, al chetare la sete e la fame…l’inganno…..
Non voglio morire, io voglio gustare appieno i dolci frutti di questo vivere. Voglio rubare, voglio mangiare, voglio gioire….

D. (Fr) Ma la vita e l’amore sono eterni.

Che ne sai tu? Vorresti tanto che fosse così…tanto!