venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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02 settembre 2008

ventinoveagosto 08

Ancora, adesso io Emanuele per il cerchio, il cerchio spiritico.

Amo, sono legato profondamente alla sacralità del funerale. Credo che abbia una valenza alta, importante; non deve essere il sacramento che va fatto in fretta, che va fatto rapidamente affinché si possa chiudere, affinché si possa seppellire…
Credo che il funerale e il sacramento ad esso collegato abbiano un’importanza grande. In fondo è la presentazione, è la partecipazione ad una nuova nascita; in modo particolare - come voi avete detto-
La benedizione per il caro che salutiamo è quella presentazione, quella testimonianza che noi diamo alla persona che abbiamo amato…dire bene del caro defunto, dell’amico, dell’amato.
È una testimonianza per quello che è la sua essenza, il prezioso che porta con sé. Dire bene della persona morta, defunta, è presentarla a chi attende aldilà della soglia…essere testimoni a questo passaggio, felici, partecipi, è una cosa bellissima, io credo. Emanuele non ebbe questa attenzione, non ci furono benedizioni che accompagnarono la sua dipartita.
Quando qualcuno viene bruciato sul rogo, persino le ceneri vengono scassate, distrutte, disperse affinché non rimanga traccia, affinché non rimanga ricordo, affinché non rimanga testimonianza di quello che era l’essere che fu bruciato su quel rogo.
Io fui maledetto, fu detto male di me, non fu detto bene, non fui accompagnato ma fui nascosto, relegato, sepolto….sepolto nel pensiero, nell’attenzione, nei sentimenti.
Credo che invece sia importante essere accanto alla persona che accompagniamo al passaggio; il funerale ha da essere un momento magico, partecipato…partecipato consapevolmente; dobbiamo accompagnare il caro che stiamo lasciando e dobbiamo dire bene di lui affinché chi lo accoglierà dall’altra parte abbia buone notizie di lui, benedizioni.
Cercate di comprendere bene il valore di quello che è il funerale.
Odio, mi dà fastidio quando diviene una cerimonia veloce, sbrigativa affinché tutto venga a essere chiuso in fretta, affinché lo scompiglio, affinché il disturbo che la morte ha provocato abbia a cessare, per poter dimenticare più facilmente e passare oltre. È un grave errore, è una perdita grande, se davvero avete amato la persona che state accompagnando alla sua morte terrena.
Avrei voluto, anche da prete, essere in grado di benedire coloro che accompagnavo, ma non avevo la capacità, la comprensione…per me era indispensabile riuscire a creare la cerimonia più che il sacramento, era preparare tutto ciò che dava lustro, più che l’essenza del mio essere con.
Credo che sia difficile per chi quasi per professione è obbligato ad essere lì ad accompagnare qualcuno che non aveva mai conosciuto, con il quale non aveva mai condiviso nulla e cercare di benedirlo.
Anche il cammino verso il cimitero dovrebbe essere in questo modo, dovrebbe essere un avvicinamento dolce, pieno di ricordi, di attenzioni, in silenzio, con il ricordo vivo che va a riallacciare quelle che erano le sensazioni…
È qualcosa che mi è mancato ed è probabile che….

Cerchiamo il corpo comune ora.
Vi invito con me a fare questo cammino, questa passeggiata che ci porti a trovare qualcuno che ci è stato caro durante la nostra vita e che ancora oggi ci è caro. Andare a cercarlo per poter dire ancora bene di lui….cercate dentro di voi questa persona, cercate in voi il desiderio di visitarla nuovamente per cercare ancora con lei comunione.
Cercate in voi questa persona che desiderate incontrare, cercate in voi i motivi, i modi per poterla benedire, e camminate su questo sentiero che vi porta a lei.

Credo che sia sbagliato che tu ti rivolga a me solamente chiedendo, quasi io potessi qualsiasi cosa risolvere…
Ma io non posso, non posso più…ma qualcosa di me dentro di te ho lasciato ed è su quel qualcosa che puoi fare leva per trovare forza, decisione, sicurezza. Io non posso e non devo, non perché non mi sia più consentito ma perché io più non voglio, non credo sia giusto.
Ti sono accanto e attraverso il mio esserti accanto posso farti ricordare in quale modo io ti voglio bene… ma non posso, non voglio…
Sento la fatica che a volte fai per poter nuovamente rendere viva la mia presenza, ma io non posso e non voglio che ciò avvenga.
Ti amo senza volere nulla in cambio, perché più di nulla ho bisogno… non voglio che tu faccia più nulla per me, se non ricordarmi.
Amare senza nulla desiderare in cambio. È stato difficile per me accettare, riconoscermi in questo modo di esserti padre, ma io ancora lo sono.
Fa che io possa essere fiero di averti figlia… ti voglio bene.


Visualizziamo ancora la catena, ora, sentiamone la forza, sentiamo l’energia che in essa passa, corre, ci riempie e ci colma.
Lo spiritismo, che è il rapporto con i defunti, con noi disincarnati, deve rimanere punto saldo in questo cerchio… è grazie a questa ricerca che il cerchio si è formato e grazie ad essa il cerchio rimane saldo.
Abbiate buon ricordo dei vostri cari defunti e affrontate ogni tanto il cammino, la passeggiata che porta al cimitero, affinché possiate sedervi accanto…

D. (N) Perché dai così tanta importanza alla materia?
Perché il vostro essere è intessuto di materia. Se non utilizzassi la materia difficilmente potrei confrontarmi con voi, difficilmente potreste comprendermi, potreste seguirmi, potreste considerarmi facente parte. Non credo che ancora sia possibile e non credo neanche che durante l’esperienza terrena si debba ricercare questo svincolarsi, finche non sarete veramente padroni di voi stessi, difficilmente potrete superare la vostra dimensione materiale.
D. (N) La morte disgrega la materia. Perché dovremmo restare attaccati ancora alla materia?
Perché non è ancora tempo di morire.
D. (N) Non intendevo la nostra morte.
È difficile comprendere…finche non avrai realmente accompagnato qualcuno a morire.
D. (N) Io ho accompagnato qualcuno a morire, ma ho visto morire la materia; il suo spirito, il suo ricordo, la sua energia, sono dentro di me.
Sicuramente.
D. (N) Non ho bisogno di dover ricordare la materia…
Quanto sei in grado di interagire con colui che hai accompagnato?
(N)E’ dentro di me.
Lo credi?
(N)Lo cerco.
E’ presente?
(N)Sì, è presente.
Sei in grado di dire bene di lui?
(N)Non posso che dire bene di lui.
Sono felice, se così è. E’ importante che io riesca a spiegare che la mia presenza in questo cerchio è legata a ciò che è Emanuele. Io non sono la Verità, io non sono ancora in grado di capire, definire e professare ciò che è la Verità; io esprimo la visione della Verità che passa attraverso gli occhi – è assurdo dire in questo modo – gli occhi di Emanuele…e credo anche però che questo mio essere con voi mi possa permettere di definire meglio la difficoltà di Emanuele.
Aiutami e io ti sarò grato; se tu sai, se tu conosci, se tu vedi…aiutami. In che modo potresti tu aiutare Emanuele?
D. (N) E’ quello che mi sto chiedendo.
Cos’hai da darmi? Cosa potrebbe mancarmi?
D. (N) Forse non riesci proprio a staccarti dalla materia.
Io sono quella materia.
D. (N) Tu eri quella materia.
Ancora oggi, ancora oggi…ancora oggi….
Bene dici, nel momento in cui affermi che dentro di noi esiste traccia di tutto ciò che abbiamo incontrato, di tutto ciò che abbiamo sperimentato, di tutto ciò che abbiamo subito. Io porto…oggi, per il fatto che io non sia più vivo, mi è più facile, esprimere, rendere palese questo mio bagaglio, senza dubbi di sorta.
Io so che il passaggio non è ancora avvenuto, per ciò che spetta ad Emanuele, so che esiste questa difficoltà, ne ho ben chiaro, altrimenti non sarei qui con voi. Aiuta Emanuele…dì qualcosa…
D. (N) Io non so dirti che conosco la tua dimensione…io posso solo parlare di quello che provo, che sento come incarnata…mi chiedi una cosa molto difficile.
Alla quale forse hai mai pensato?
D. (N) Forse…quello che è la mia esperienza, l’esperienza che io ho potuto vivere vedendo la morte, è stata un’esperienza dolorosa per la separazione…ma poi molto…molto ricca per me, perché mi ha permesso non più di vedere mio padre esternamente, ma di portarlo dentro e questo mi dà una serenità, una pace, la consapevolezza che…si deve abbandonare tutto quello che è materia proprio per portare e per lasciare agli altri questa…è difficile spiegarti…comunque queste sensazioni, queste, questa dolcezza, in fondo, che si può dare spiritualmente a chi ci è accanto; non so se ho potuto farti comprendere come interpreto io…

Io sono ben certo di essere morto, non vi è dubbio, non vi è dubbio alcuno, ma come sono certo di essere morto, sono anche certo che la morte automaticamente non ti porta ad abbandonare ciò che eri. Tu rimani comunque, semplicemente ti trasformi in qualche cosa che non è diverso ma è tale e quale a ciò che eri, ma in forma diversa. Io credo che questa sia forse la cosa più difficile…
Accompagnare qualcuno a morire, pensando che ci possa essere una separazione, è una bestemmia, per me. Ma perché io non sono stato in grado di separarmi…io credo che potremmo continuare a parlare di questo, lo farò volentieri.
D. (N) Anch’io accetto volentieri questo. Non so quanto potrò aiutarti, però posso dirti….
Ti potrò incontrare…però nel momento in cui tra le tue mani ci sarà un dono per me. Cercalo…io avrò lo spazio per poter accogliere questo dono.
D. (N) Ho capito…cercherò di riuscire ad amarti.

Vorrei tanto che ciò che di male è stato detto di me possa essere scassato, così come quella pira…


È tempo, è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.