venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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02 luglio 2008

ventigiugno 08


Ancora, adesso io Emanuele per il cerchio, il cerchio spiritico.

Essere medium di sé stessi…è in fondo questa l’affermazione che vuole focalizzare, definire, precisare il discorso fatto poc’anzi.
Credo che sia facile spiegarlo attraverso un’immagine, che può essere l’immagine del pittore che crea. Ma ci sono molti modi per poter creare: c’è il pittore che ha fatto una scuola, ha imparato, ha conosciuto metodi, stili, esperienze di altri grandi pittori e tutto questo vissuto, tutto questo studio lo porta a creare immagini sempre più particolareggiate, sempre più riconoscibili…ecco, forse questo è il termine.
Riconoscibili perché va a utilizzare tecniche ed esperienze, studi fatti da altri, pertanto conosciuti, riconosciuti…e questo utilizzare questo modo, questi strumenti, lo porta a creare opere riconosciute da tutti come grandi opere proprio perché in queste opere ci sono spunti legati ad esperienze di molti, a lui predecessori.
Un altro modo è cercare di copiare, cercare di rendere sempre meglio e sempre più fedelmente qualcosa che già esiste; pertanto la qualità di quell’immagine diventa bontà nel momento in cui i particolari sono sempre più simili, più facili da riconoscere con il reale, con il modello.
Ma esiste anche un altro modello di dipingere ed è quello di non utilizzare esperienze di altri, è quello di non aver studiato, è quello di non cercare di seguire un modello, copiarlo…ma creare qualcosa non avendo un tema, non avendo – torno a dire – un modello o non avendo una tecnica acquisita o un maestro che ha dato strumenti per poter meglio dipingere.
Sono immagini che quasi sempre sono incomprensibili, se non per chi le ha create…a volte pennellate a caso appaiono, ma sono tentativi, sforzi da parte dell’autore di voler dire qualche cosa che forse ancora lui non pienamente comprende.
Sono immagini, torno a dire, a volte incomprensibili, non vengono riconosciute dagli altri, non esistono motivi per poterle riconoscere, per poter riconoscere in esse la qualità dell’opera d’arte.
Molte volte queste immagini sono riconosciute da qualcun altro che non sia l’autore, ma quasi sempre avviene che l’altra persona non riconosce l’immagine dipinta, ma il riconoscimento avviene attraverso il modo in cui è stata creata…e inizia un dialogo, a volte inizia un lavoro comune, avviene che due modi che soli rimangono incomprensibili…legati, uniti e miscelati divengono un’immagine che dice qualche cosa, un’immagine reale.
Se poi queste persone che si trovano per creare assieme un’opera sono tre, quattro, cinque, dieci, cento…quanto più difficile, complesso diviene il lavoro!
Dipingere, buttare pennellate sulla tela senza un modello, senza un motivo, senza arte, senza tecnica, è un modo per essere medium di sé stessi.
Io non so se dentro l’autore esistano già tracce che porteranno a far sì che quelle pennellate abbiano una forma comprensibile o se invece scaturiscano, nuove novelle nel momento in cui vengono poste in pennellate su quella tela…non lo so…ed è difficile anche dare una risposta a questo quesito; così come avviene per il medium…il medium è tale ed esprime un’entità evocata perché questa entità già appartiene all’intimo suo, oppure prende vita nel momento in cui l’espressione inizia, nel momento in cui la pennellata tocca la tela, nel momento in cui la parola diviene rumore? Non so, non riesco a dare risposta ma credo che sia il modo per essere medium.
La bontà di questo essere tramite è data proprio dal non-uso di tecniche, conoscenze, maestri.
Il maestro, sì, può servire…l’entità guida, sì, può servire se si ferma ad un certo punto, se non va oltre, se non crea trama, se non crea tema.
Essere medium di sé stesso è crisi, è dubbio.
Sicuramente se in un cerchio spiritico avviene quella disponibilità a far sì che la propria pennellata – incomprensibile se lasciata sola, individuo unico – possa divenire, legata alle pennellate degli altri, un disegno più complesso, con l’obiettivo di creare un’immagine, può avvenire che anche l’evocazione di un’entità divenga patrimonio mediato attraverso le presenze di chi cerchio è in quel momento…ma perché ciò avvenga deve avvenire quel colpo di pennello sulla tela…incapace, inabile, ignorante, istintivo, illogico, brutto.
Il timore di essere riconosciuto incapace, inabile, istintivo, brutto frena, crea timore…
Allora si vanno a cercare capacità riconoscibili, legate all’esperienza vissuta, nozioni, elaborazioni, ma nel momento in cui si parte, dando la prima pennellata su uno strato già costruito, ben definito, su una trama che crea linee di riferimento guida per poter creare il disegno, già si delega la possibilità dell’essere medium di sé stessi…la pennellata è grezza, la pennellata è fine a sé stessa, l’elaborazione di nulla, l’espressione di nulla.
L’augurio di essere ognuno di voi medium di sé stessi già altre volte ve lo feci. Credo in questo mio augurio, credo nella possibilità e nella bontà di esso, ma essere medium di sé stessi implica il “sé stessi” innanzitutto. Il movimento che crea la danza non può essere veicolato, arricchito, filtrato dall’abito…ma il movimento fisico, nudo…..
Dovete scusare la mia veemenza a volte, nell’esprimere concetti che paiono scontati, ma divengono per me palesi nel momento in cui sono da voi vestiti, afferrati, scrutati.
La bontà del messaggio, portata attraverso l’evocazione di un essere defunto, non è buona perché è la presenza di un essere defunto, passato a miglior vita – così come si dice – ma l’evocazione di un essere defunto dà la reale misura della possibilità, già tante volte ve lo dissi, della possibilità di poter esprimere qualcosa che non è veicolato, filtrato, costretto da quelle che sono le vesti, le condizioni dell’essere incarnato.
È questa la misura che voi avete della possibilità attraverso lo spiritismo; quante volte ho ripetuto questa affermazione!
Nel momento in cui voi attingete misura del vostro non-essere fisico voi avete la possibilità di misurare ciò che non è misurabile, avete la possibilità di esprimere ciò che non è limitato.
L’elaborazione di un concetto già dibattuto non porta ad altro che portare avanti questo lavoro limitante che è l’elaborazione da cose già conosciute, già elaborate, già definite da qualcun altro se non da voi. L’intuizione è l’essere nuovo, l’intuizione è …..l’intuizione.
Sono disponibile, sono convinto si debba elaborare comprensione sul modo in cui raggiungere la condizione che è l’essere medium di sé stessi; discuterne a fondo, anche ferocemente, per poter poi cessare ad un certo punto. Convincere, dare spiegazione alla propria mente, dare condizione al proprio corpo di poter interrompere l’interferenza…è su ciò che bisogna lavorare.
Qual è l’entità che spinge in ognuno di noi, qual è la voce che ha bisogno di essere liberata?
In ognuno di noi esiste, in ognuno di noi preme; cosa deve dirci non è importante, non è utile cercare di comprendere….ma tante volte ho detto queste cose…………………………………

Cerchiamo la catena, cerchiamo il nostro corpo comune, la nostra grotta che abbiamo imparato a conoscere, nella quale abbiamo riconosciuto il nostro posto, il nostro sedile; la luce che cade dall’altro e rende visibile, concreto questo nostro luogo nel quale poter creare, ricercare il corpo comune.
Sediamoci, mettiamo comodo il nostro corpo… sentiamo la presenza di tutti gli amici che abbiamo con noi. Sono qui accanto, dietro a noi, sentiamo di voler loro bene, sentiamo di ricevere da loro questo bene e sentiamo quanta forza ci da, quanto calore.
La luce del sole che cade dall’alto è come acqua che ci dilava, esce, percorre tutto il nostro corpo, lo copre, porta con se tensioni, rigidità, le porta verso terra; sentiamo che anche i nostri muscoli cedono e cadono verso il basso, sentiamo che si rilassano, che non ci servono… è la luce che ci mantiene in equilibrio, che non ci fa cadere.
La luce proviene dall’alto e sentiamo che ci attrae, con ogni respiro sempre più profondo sentiamo che anche il nostro corpo cede verso il basso… ma qualche cosa ci attrae verso l’alto, stira il nostro corpo; qualcosa di luminoso che è dentro di noi ha la stessa tonalità della luce del sole che sopra di noi si trova.
Possiamo portarlo fuori di noi e porlo di fronte a noi, vederne la luce, sentirne il calore. Lo portiamo sempre più avanti fin verso il centro di questo cerchio che sono le nostre presenze qui.
Queste luci si attraggono, hanno la stessa dimensione, la stessa vibrazione; possiamo fonderle in un'unica grande sfera……………………………………………………………………………….

Attraverso il respiro riportiamo attenzione al nostro corpo.
Ciò che ci appartiene è già di nuovo dentro di noi e alimenta, dà forza, energia.
Cerchiamo di ricordare in questo cerchio chi desideriamo aiutare, amare. Sia qui con noi a scaldarsi del nostro stesso calore…
I nostri piedi danno sensazione della sabbia nella quale sono immersi… saliamo ed accarezziamo il nostro corpo con il pensiero di esso… su, sempre più in alto………………………………………

Ringraziamo gli amici che sono stati con noi, grati per la loro presenza.
Vi invito a cercare comprensione alla causa che vi dà soddisfazione, al perché in certe occasioni portate a casa, a casa vostra, soddisfazione per l’essere stati insieme, per aver fatto cerchio, la seduta, il corpo comune.
Qual è quella sensazione che ancora scalda e continua a scaldare e che per fortuna riuscite a portare a casa?
Ha una traccia e può essere risalita a ritroso.

È tempo, è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.