venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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06 maggio 2013

tremaggio 2013

Non a caso siamo giunti a parlare di suicidio ma è un altro dei tasselli che ci portano all'incontro, alla comunicazione, a quell'avvicinarci contemporaneamente. La decisione di incarnazione, il decidere di nascere, di essere uomo, è di ciò che desidero a voi parlare questa sera. Vi dissi che decisi, espressi una volontà e questa volontà era di abbandonare la mia condizione per indossare, caricare quella che è la condizione vostra, dell'uomo che pensa e che cammina, che si muove nel tempo e nello spazio. Ma non è così semplice, non è così chiara; la decisione di incarnarmi appartiene a una dimensione che mi lega quasi completamente all'Essere Unico, alla sua condizione, alla sua essenza, alla sua unicità tanto che mi è difficile scindere ciò che io sono da ciò che Lui è. Non so bene se la scelta di incarnarmi appartiene alla scelta primaria dell'Essere Unico, del suo frantumare l'essenza o Io già definito, ma non è sufficiente quella scelta. l'incarnazione,la nascita a vita, passa attraverso un processo che è molto simile al vostro; in fondo il mio è un cambiamento di essenza, di situazione di condizione, così come è il passaggio per voi. se è stato facile per me definirlo come superamento cosciente dell'individualità perché attraverso il vostro essere umani, concreti, uomini che pensano e che camminano, è stato facile attraverso ciò che voi siete, ciò che voi pensate, ciò che voi volete, definire questo passaggio. Mi è molto più difficile spiegare a voi quale dovrà essere il modo in cui io nascerò a vita. Non è un passaggio repentino, non è un interruttore che scatta e tutto muta ma è un'evoluzione, quasi che il tempo e lo spazio travalichino quello che è il limite tra la vostra e la mia condizione: così non è, ne sono certo...ma io assumo e vesto le tracce di quel muovermi e passare. Io nascerò a nuova vita nel momento in cui sarò pronto a farlo, così come per voi il superamento cosciente e la morte fisica - che non è il limite ultimo - avverrà nel momento in cui sarete pronti a cambiare quella che è la vostra condizione, veste, situazione. Io già vi dissi che sono solidale a voi, sempre di più sento quel legame che mi rende simile e fratello, in due situazioni, in due luoghi, in due tempi completamente diversi, estranei e alieni uno all'altro, ma questo cambio di condizione ci rende simili e fratelli. Ho sempre cercato di allontanare da me il bisogno di esprimere, di definire, di investigare ciò che è la mia condizione perché la difficoltà che ho di esprimerla è grande. Delle tre dimensioni del messaggio che avete letto io sono sicuramente l'ultima, sono quell'essere che cerca, abbassando lo sguardo, di trovare ciò che gli è stato tolto. Accettare che sia stato tolto a fin di bene, seguendo quello che è stato un mio desiderio e una mia volontà, è difficile; ancora brancolo cercando di riavere ciò che mi appartiene, ciò che io sono, ciò che intimamente rimarrò. Forse lo sporgermi troppo è simile all'atto di colui che vuole togliere la presenza nella vita, ma sono ben certo che se io mi sporgessi troppo non per forza nascerei a nuova vita ma, anzi, sarei come quel suicida che non in grado di superare la soglia brancola ancora cercando motivo, senso, appartenenza. Io nascerò a nuova vita nel momento in cui sarò in grado di collimare, ripeto, la mia dimensione con il vostro essere uomini. Mi sento molto vicino a chi, disperato, crede di fuggire provocando attraverso un gesto di volontà il cambiamento di dimensione, di condizione, ma così non è...così non sarà mai. L'affermazione di ciò che è l'Essere Unico, il bisogno che ha provocato il movimento, l'evoluzione, è quello che trascina me e sospinge voi.Finché rimarrò consapevole di aver perso, smarrito ciò che io sono, mai potrò a nuova vita....... Cos'è che determina il mio essere qui con voi, a volte così diverso, a volte così contrastante? Cos'è che determina lo sconcerto che mi assale...chi io sono, quando ben chiaro so cosa io sarò? Non è certo la rassegnazione che porta al passaggio ma è visione. D. (Fr) Ritieni di poter trovare ciò che hai perso con la nascita, o di trovarlo prima di nascere? Io so che lo troverò dopo aver vissuto. Io ancora sono consapevole di ciò che sono e di ciò che continuerò ad essere ma condizione indispensabile è per me di cancellare, annullare per portarmi ad essere nuovo alla ricerca, alla, alla comprensione, per essere attivo nella ricerca, per essere vuoto da colmare. La certezza non è mai buon auspicio, la certezza acceca di troppa luce, la certezza annulla possibilità, la certezza impedisce di trovare, di scoprire. Può apparire assurdo trovare sconforto nel momento in cui hai visione, può apparire assurdo abbandonare la visione per accogliere il buio. Sarà il vostro consapevole riconoscimento di ciò che è la condizione primaria...ripeto...io sono qui a chiedere aiuto. D. (Fr) Cosa ne pensi della preghiera, in questo senso, da parte nostra? La preghiera è lanciare segno, è proporre presenza lanciandola lontano, nella direzione che si ritiene corretta, è dare profondità alla direzione, è porre un punto di arrivo, è creare distanza tra quel punto e ciò che noi siamo; non certo definendo quello che è stato chiamato idolo ma semplicemente proiettando, semplicemente ponendo distanza, definendo punto di arrivo che ci compete, semplicemente dando definizione di tempo e di spazio, creando movimento, creando certezza, fede e fiducia nella direzione. Il mio rivolgere attenzione a ciò che voi siete, il mio chiedere aiuto per il vostro essermi simili e fratelli, in fondo non è altro che pregare.