ventioseiaprile 2013
E' vero che parlare del suicida è per me difficile o per meglio dire è difficile usare le parole attribuendone il senso a voi più consono ma io so che quel gesto è frutto del libero arbitrio e quando una scelta è fatta con il libero arbitrio ha le tre componenti vigili e presenti anche se non completamente affiancate e con la stessa potenza.
Io sono consapevole che a un uomo che non si trova nella condizione mentale del suicida sia difficile comprendere una scelta di annientamento violento dell'individualità.
Anche nella mia condizione è difficile la scelta di abbandono di una condizione di eterna stabilità per scegliere di diventare uomo anche se non è una scelta estrema come quella del suicida poiché per la scelta del nascere c'è la certezza di una continuità nell'eternità mentre per la scelta della morte c'è l'angoscia della fine dell'esistenza che non dà visione dell'eternità.
L'uomo nella sua esistenza ha una visione chiusa della bolla, non ha davanti a sé visione dell'infinito solo una fede che lo ispira e gli dona certezza interiore ma non tangibile come nella mia condizione.
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