venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

02 maggio 2013

ventioseiaprile 2013

E' vero che parlare del suicida è per me difficile o per meglio dire è difficile usare le parole attribuendone il senso a voi più consono ma io so che quel gesto è frutto del libero arbitrio e quando una scelta è fatta con il libero arbitrio ha le tre componenti vigili e presenti anche se non completamente affiancate e con la stessa potenza. Io sono consapevole che a un uomo che non si trova nella condizione mentale del suicida sia difficile comprendere una scelta di annientamento violento dell'individualità. Anche nella mia condizione è difficile la scelta di abbandono di una condizione di eterna stabilità per scegliere di diventare uomo anche se non è una scelta estrema come quella del suicida poiché per la scelta del nascere c'è la certezza di una continuità nell'eternità mentre per la scelta della morte c'è l'angoscia della fine dell'esistenza che non dà visione dell'eternità. L'uomo nella sua esistenza ha una visione chiusa della bolla, non ha davanti a sé visione dell'infinito solo una fede che lo ispira e gli dona certezza interiore ma non tangibile come nella mia condizione.