venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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10 aprile 2008

quattroaprile 08


Ancora, adesso io Emanuele per il cerchio, il cerchio spiritico.

Vorrei tornare sulla presenza, attorno a voi e attorno a noi, dei defunti, delle persone trapassate che io ho chiamato i vostri cari defunti, i nostri cari defunti e c’è un motivo per cui l’ho fatto…perché effettivamente attorno a voi non ci sono solamente persone, entità che voi avete conosciuto e che hanno avuto relazione col vostro vivere; esistono anche altre presenze, perché lo spazio diviene un termine che non ha più senso, non ha più dimensioni, non ha più logica.
Però cercare di pensare che le entità attorno a noi siano i nostri cari defunti ci aiuta in qualche modo a cercare di entrare nuovamente in comunicazione con loro.
È un esercizio molto importante, io credo, ed è un gradino di consapevolezza importante cogliere questa presenza attorno a voi. Sempre tutto ciò affinché il vostro bagaglio, la vostra preparazione a quella che sarà la nuova vita divenga più capace, divenga più …completo, pronto.
Pensare ai nostri cari defunti accanto a noi, per chi si sforza in questo provare, molte volte devia da quella che è la realtà, da quella che è la cosa vera. Si arriva a pensare, si arriva a provare quasi timore del giudizio di qualcuno che ci osserva, qualcuno che è testimone, qualcuno che giudica ciò che noi facciamo, le azioni, le scelte, il vivere…ma non è così. Questa è una forzatura, questa è una strada cieca, sicuramente sbagliata, che non porterà da nessuna parte.
Cogliere la presenza dei nostri cari defunti è qualcosa che parte da una soddisfazione, da un sentirsi bene, dal tornare ad essere-con. Quasi sempre è la conseguenza di una buona azione, è la conseguenza della presa di coscienza di aver fatto una buona azione, trarre soddisfazione da questo.
Intimamente ci sentiamo con qualcuno, sentiamo che qualcuno condivide con noi questa soddisfazione, questo sentirsi bene; l’esito della buona azione, di qualcosa di buono compiuto ottiene reale dimensione quando lo si condivide con qualcuno e non sempre è possibile, quasi mai è possibile farlo con qualcuno che vive ancora accanto a noi…ma credetemi, quando noi pensiamo che intimamente proviamo questa soddisfazione, questo sentirci bene, in armonia, è perché stiamo comunque condividendo con qualcuno.
Quando questa percezione diviene più capace, più abile, arriveremo a sentire una carezza sul viso, un abbraccio. A questo punto coglieremo la presenza dei nostri cari defunti accanto a noi, ma non perché fisicamente o realmente si presenteranno accanto a voi e saranno….come spiegare….
Per chi vive ancora, per chi come voi cammina, pensa, essere con qualcuno vuol dire vederselo accanto, sentire con i propri sensi la presenza di questo “altro” che è con voi.
È impossibile che ciò avvenga per qualcuno che è già morto…..allora che cosa avviene dentro di voi? Avviene che andate a recuperare esperienze già vissute, occasioni che avete già avuto di sintonia, di gioia, di condivisione con qualcuno che è vissuto accanto a voi e fisicamente vi ha dimostrato questa approvazione, questo essere con voi.
È per quello che all’inizio vi ho detto che è importante per me chiamare queste persone che sono accanto a voi, chiamarli i “cari defunti”, perché la traccia di questa presenza è dentro di voi.
Molte volte, andando ad attingere a ricordi, ad esperienze passate, vissute…ma non potete fare diversamente perché ancora e ancora per molto tempo continuerete ad utilizzare i vostri sensi quale strumento principe di comprensione. ecco perché vi invito a cercare accanto a voi la presenza di cari defunti, di persone che hanno condiviso con voi, che hanno avuto relazione…ma il termine giusto è “condivisione, comunione, scambio”.
È possibile farlo ancora anche se non sono più vivi e la traccia è dentro di voi, però.
Non cerchiamo la presenza riscontrabile, lo spirito, l’ectoplasma, la figura. Non dovete cogliere questa presenza attraverso i vostri sensi ma, superandoli, attivare qualcosa che non è un senso.


È un esercizio buono quello di cercare la presenza dei vostri morti. Non forzate ma abbandonatevi, cedete…in modo particolare in quei momenti in cui sentite di aver fatto cosa buona. È lì che i vostri sensi cedono ad una tenerezza che non riconoscete come vostra perché vi supera per quale individuo che voi siete. È uno sprazzo, è una goccia di comprensione sempre involontaria.
I vostri cari defunti sono accanto a voi, desiderano con voi essere nuovamente. Non è indispensabile che questo contatto avvenga attraverso una seduta spiritica, ma è l’attimo in cui cedete alla gioia di aver fatto una cosa buona, alla soddisfazione di sentirsi orientati nel verso giusto…è in quel momento che il contatto può avvenire.
La stessa figura dello spirito guida non ha più senso se sarete in grado di accettare ciò che sto dicendo, di sperimentarlo…ma sicuramente lo avete già fatto, ma la differenza avviene nel momento in cui vi riconoscete in quel momento, vi sentite presenti completamente, con il vostro nome , in quel momento. È indispensabile che la vostra dimensione spirituale prenda spessore, è indispensabile che la vostra fede in questa vostra dimensione divenga salda, divenga slegata da quella che è una convinzione mentale, da una accettazione filosofica, ma divenga sperimentata e cosciente, tanto che in ogni giorno voi possiate attingere ad essa…ed è possibile, credetemi.
Diviene un [esilio] importante, stupendo e ricco. Diventerà una professione di fede se sentirete in voi questa certezza.
Professione di fede è un termine che può allontanare, che può disturbare, ma quando qualcuno avrà intimamente e profondamente convinzione di poter esprimere professione di fede, è perché qualcosa ha trovato, è perché ha trovato “lui”, sé stesso.

Non desidero parlare di C. Deve essere qualcosa di vostro, di non condizionato.

Cerchiamo il corpo comune. Formiamo la catena, chiamiamo con noi chi amiamo e chi desideriamo amare…………………………………………………………………………………………………..

Io so perché tutti corrono…io so perché tutti cercano o dicono di cercare…perché, in fondo, doverlo raccontare a voi che già come avvezzi e provetti ricercatori avete abbandonato accanto a voi ciò che è il vostro abito per scoprire “l’altro”, che diviene meritevole…..
Correre, correre, correre….spostare ogni zolla del terreno per vedere cosa c’è sotto e rimetterla capovolta per dimostrare di aver rovesciato ogni singola zolla.
Il lavoro ha da essere fatto bene, con attenzione e metodo, perché altrimenti non verrebbe riconosciuto. Ma chi mai si nasconderebbe sotto una zolla del terreno?
Esiste un luogo, esistono più luoghi dove riporre i propri abiti e appoggiarli accanto a sé: si chiamano chiese, si chiamano cerchi, si chiamano gruppi…e tutti corrono e si sforzano…lavorano.
Ah! Poi c’è anche il capo branco, quello che dice quali zolle sono le più promettenti, che indica la direzione. La cosa più difficile è trovare l’investitura…ma la si trova…oh, se la si trova!
Un bell’abito, un bel nome e tanta, tanta presunzione.
D (N) E tu che ruolo hai in questo gruppo?
Io saltello di qui e di là…ma di certo sotto nessuna toppa mi troverai, sotto nessuna zolla.
D (N) Ma da qualche parte dovrai pure appoggiarti.
È il vento che mi sostiene…il vento del vostro affannarvi attorno. Cercare, correre…
D (N) Secondo te cosa stiamo cercando?
Tempo sprecato…
D (N) E allora come ci consigli di usarlo il nostro tempo?
Tornare a raccogliere i propri vestiti e indossarli.
D (N) E quali sarebbero i vestiti che abbiamo abbandonato?
Cerca accanto a te, non allontanarti troppo. Basta allungare una mano…
D (N) E tu non hai mai sprecato tempo?
Io ne ho…siete voi che non ne avete…io ne ho.
D (N) Ma ne abbiamo tanto anche noi…o di qui o di là… o di lì, diciamo.
Visualizziamo nuovamente la catena, lo spazio all’interno di essa…è uno spazio di pace, dove tutto si riequilibra e si orienta nel giusto modo….

Ringraziamo gli amici che sono stati con noi, grati della loro presenza.

Arrivare a comprendere ciò che ci manca per essere pronti credo che per me sia impossibile.
Credo che non lo sia solo per me, per Emanuele, ma per tutti quanti. Arrivare a definire con precisione qual è l’azione che ci manca, qual è la comprensione che ancora ci manca, limiterebbe la nostra potenzialità, andrebbe a stringere di molto il raggio della nostra azione e andremmo a focalizzare su un punto preciso impedendoci di incontrare, di cogliere…
Non sto cercando di capire, di comprendere, di intuire ciò che manca alla mia preparazione ma sono certo, profondamente convinto che la mia preparazione avrà ad essere, senza nessuno scampo.
Credo che sia inutile, così come per qualcuno…
Non esiste la morte migliore, non esiste un percorso ideale…perché non esiste la morte.
L’affermazione che qualcuno fece dicendo “non ho ancora a sufficienza sofferto per poter morire” non ha senso perché non esiste la morte. Chi afferma di aver bisogno di tempo non ha ancora compreso e visto la verità.
C’è tutto il tempo che serve e tutto il tempo ci verrà dato, senza scampo e possibile diversa soluzione.

È tempo, è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

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10:26 PM  

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