venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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24 luglio 2013

dodiciluglio 20131

E' una strana sensazione, quasi uno sdoppiamento: io che sono in grado di assistere, di vedere da spettatore un ruolo che mi appartiene, una verità precisa legata all'individualità rimanendomene al di fuori, rimanendo spettatore. Quando vi chiedo aiuto, quando parlo ed esprimo visioni che non sono semplicemente il riflesso e l'eco della vostra presenza, mi accorgo che qualcosa distorce, un giudizio subito appare; ancora non mi è chiaro se appartiene alla vostra presenza qui in questo cerchio oppure a questo mio vedere dal di fuori ciò che io sono nel percorso che ho scelto per me. Quando parlo del nulla come non presenza intendo la mia non presenza, per cui la non partecipazione, la non consapevole partecipazione, affermo che se io non ci sono nulla esiste ma sento che è profondamente falso, io so che così non è. Quando io non ero individuo ero in grado di partecipare a questo cerchio e prendevo misura di una verità che esisteva anche se io non c'ero quale individuo, per cui sono ben cosciente che l'affermazione che il nulla è tale nel momento in cui io non ci sono sia falsa. Ma qualcosa sta avvenendo, non è una falsità, è semplicemente una distorsione; nel momento in cui vado a porre la mia presenza in questo cerchio quale individuo o progetto di un individuo ciò che era vero può non essere più tale...mantenendo la verità. È un'affermazione egoista quella di dire “se io non ci sono, nulla è”, pare quasi l'egoismo di un bambino che esprime un egoismo non costruito, non calcolato, non pianificato e non motivato ma semplicemente espresso come verità della presenza in quell'attimo, la presenza di un bambino non sovraccarico, non addomesticato, non costretto, non educato. Ma se abbiamo affermato che questa è la condizione ideale, dove non esistono vincoli, dove non esistono educazioni che reprimono e impediscono la verità della presenza, tutto ciò deve farci pensare. Io devo staccare definitivamente questa mia possibilità di vedere un'entità, un'individualità che si sta definendo. La parzialità della verità prende forma quale fosse una schizofrenia di un unico essere che abbia due verità. La bontà, la verità del bimbo – ne abbiamo parlato, ben vi ricorderete di ciò – quale condizione pura affinché si possano cogliere quelli che sono ancora i legami saldi e precisi testimoni della presenza di quella componente immutabile che proviene dall'Essere Unico, quando ancora non era vestito, incarnato attraverso la scelta dell'individualità. Tutto ciò mi disturba, tutto ciò mi crea della difficoltà. Se la condizione pura del bimbo non istruito, non educato, non vincolato e costretto è il punto di partenza, è la tabula rasa da cui partire per esprimere l'uomo nuovo, il timore, il giudizio (il mio giudizio, non certo il vostro) della non verità, di un'affermazione fatta da quello che potrà essere il bimbo che nascerà mi disturba. Visione sgombra è anche fardello pesante, visione sgombra è la convinzione della certezza, visione sgombra è quella immagine che non ha possibilità di negativo ma è semplicemente tale e per forza di cose tale. Non esistono motivi per cui non sia così..e questa è la condizione peggiore, la follia assoluta per colui che decida di divenire uomo. Capisco anche la vostra difficoltà. Portare una visione di uomo adulto, uomo che ha maturato un'esperienza e per forza di cose una visione che vada ad accettare o a confrontare quella che è la propria visione con la semplicità e l'egoismo che può essere la verità di un bimbo. È forse tutto ciò il bisogno di portare anche voi là, dove siete già stati, affinché possiate riconoscere in voi quell'essenza vissuta, quel tempo trascorso. Ancora non lo so ma è un gioco che diventa difficile, un poco perverso. Il rimescolare le carte per partire con un nuovo gioco vuol dire non conoscere le carte che sono state rimescolate, altrimenti il gioco sarebbe viziato, drogato, falsato. Sono semplici prese di misura le mie, non vogliono essere interrogativo o risposte, giudizi o affermazioni categoriche ma è semplicemente l'espressione di un disagio che avrà motivo. La verità dell'egoismo di un bimbo, la centralità dove tutto quanto gira intorno ad esso e non ha motivo diverso perché non sia in questo modo la verità. Il tentennamento del giudizio, l'elaborazione della strategia giusta, il subire l'educazione................... Mi piacerebbe anche un'altra cosa prima che io non sia più ciò che sono e sarebbe quella di darvi un'immagine più precisa e fedele di che cos'è la struttura, l'architettura e qual è il senso e il motivo, se senso e motivo si può trovare. Da bimbo direi ancora una volta se quando l'individuo, l'uomo non c'era, ci fosse qualche cosa. Sono certo che qualcosa c'era perché io là ero, probabilmente senza particolari, senza forme o immagini, probabilmente fuso in quell'unica cosa che era ed è l'Essere Unico ma la funzione mia, della struttura, dell'architettura, è fondamentale al senso che l'uomo può trarre, all'accostarsi di dimensioni che non hanno forma e immagine ma semplice sostanza certa e inconsapevole. Io ero là per dare materia e spessore là dove spessore e materia non c'erano e non ci sono....ma quale possibilità d'incontro e di comunione se la struttura, l'architettura non fosse garantita e presente in una comprensione e traduzione di una non presenza? Allora anch'io ero il nulla...ma era un nulla che poteva essere compreso, intuito, scelto e affermato, senza bisogno di definirlo con la precisione della misura o del tempo. Questo dimensionare situazioni che non sono umane non è un semplice bisogno dell'uomo ma è sua cata.......... Quando io nascerò – e utilizzo il termine quando e non il se, perché è indubbio che io nascerò a vita – anche la struttura muterà per voi; non muterà oggettivamente, muterà nel vostro essere in ricerca, nella vostra visione e ciò avverrà perché avrete afferrato consapevolmente la presenza di qualcosa che non è uomo ma che è vero nella sua presenza. Quando io nascerò a vita qualcosa dovrà essere cambiato in voi; la verifica della verità di una dimensione che non vi appartiene non avrà più senso. Qualcosa avverrà e avverrà nella vostra ricerca..un cambiamento...quando io nascerò.