venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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05 giugno 2012

unogiugno 2012

E' vero, alla luce di quello che abbiamo detto questa sera è difficile comprendere quale sia il ruolo, lo scopo di un cerchio come il nostro, così come capire qual è il ruolo di una guida che non risponde alle domande o non è in grado di affermare verità. In fondo, quando io mi pongo bisognoso e chiedo a voi presenza quali guide oppure ho usato il termine genitori per qualcuno che nasce a vita, qualcuno a cui si prospetta buio e insicurezza, io credo, io penso, percepisco che ancora questo cerchio abbia motivo per poter continuare ricerca, per lanciare un poco più in là l'attenzione, l'obiettivo. L'uomo, l'individuo, non libera sé stesso isolandosi, creando silenzio attorno a sé, creando pareti che non riflettono. Io credo che sia indispensabile per voi, perché possiate veramente accompagnarmi ed aiutarmi nella ricerca, l'approfondimento dell'accettare il diverso...il diverso che diviene compagno e fratello, il diverso che diventa unica essenza, il diverso che diviene particolare sfaccettatura di ciò che voi siete e – in modo particolare – quel particolare, la sfaccettatura che a voi manca......all'essenza di ciò che ogni uomo è ogni singolo particolare, ogni credo e pensiero, ogni forza e debolezza perdono significato. Io credo che anche quello che è il nostro strumento, il nostro corpo comune, muterà nella sua essenza. In fondo è sempre stato più semplice cercare di accogliere, chiamare a sé coloro che condividevano non solo la strada, ma anche l'obiettivo che la strada indicava; si creava comunità, corpo comune partendo da quelle che erano le cose simili, le caratteristiche che rendevano, se non uguali, posti dalla stessa parte. Tutto è più semplice, la condivisione porta a godere dell'essere con; condividere ciò che è caro è facile, piacevole, gratificante, scalda il cuore, afferma che sei sulla strada giusta, ti senti rassicurare, qualcuno è con te, accanto a te si pone, se non dietro a te. Camminare con qualcuno che scandisce il passo concentra, crea forza, energia, la coagula; da essa si può trarre beneficio, caricare la propria energia, cercare di creare corpo comune. In modo diverso, con persone diverse da te, che non esprimono strada, desiderio, obiettivo, fede, costringe a pulire, lavare, sfrondare ciò che è la tua presenza nel momento in cui ti poni con. La ricerca non va più a definire con sempre miglior precisione quello che è il motivo, quello che è il desiderio, quello che è l'obiettivo ma costringe a trovare essenze, costringe ad affermare presenza non portando motivi, ideali. Condividere ciò che è il non espresso, il non definibile, cercare nomi a esseri che non ne hanno, definire le energie non riconosciute, abbassare gli schermi, offrire la parte................ Non esiste scampo, non esiste uscita di sicurezza per colui che afferma individualità, per colui che nasce. Esiste una condanna per colui che pecca e afferma la propria nascita e subirà tutto quanto ha voluto, ha scelto, ha creato, ha costruito. Anche questo si prospetta a me, che desidero nascere a vita. Non esiste modo, non esiste scappatoia per tornare ad essere ciò che io sono ancora, se non il compimento. Non è facile accettare questa prospettiva, affermare scelta consapevoli di questa condizione. Se l'oblio, lo stordimento su di me caleranno, il mio accanire umano e vivo...dovrò avere dubbi, timori. Che non sia io a testimoniare male, che non sia io a offrire sofferenza, che non sia io ad offrire la sfumatura più cupa.