venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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19 maggio 2010

quattordicimaggio 10

Di certo non smetterò di domandarvi di cogliere qual è stato il motivo, il perché della vostra scelta affermata attraverso il peccato originale.
Credo che sia indispensabile che voi abbiate pressante e presente questo interrogativo. In fondo è la risposta al perché vivete, al perché siete uomini, al perché siete qui, nella veste che avete.
Se accettate e avete dato come grano di consapevolezza il fatto che il peccato originale è stata la prima scelta di libero arbitrio, è indispensabile comprendere, è indispensabile condividere e testimoniare la scelta.
Qual è il modo per giungere a quella comprensione, a quella consapevolezza?
Non lo so e lo posso dire molto tranquillamente e candidamente. Non lo so perché non l’ho sperimentato, non è nel mio bagaglio…ma so che è possibile arrivare a comprendere e so che sarà senz’altro raggiunto questo grado di consapevolezza da ogni uomo, perché questo è un dato di fatto, questa è una delle architetture, è uno dei meridiani che non possono essere violati, cambiati, spostati.
È una di quelle leggi certe senza le quali non esisterebbe quello che è il vostro mondo.
Un consiglio, una visione però ve la posso porre: ricordate che ciò che è avvenuto prima che voi vi incarnaste è la stessa identica cosa che vi aspetterà quando sarete in grado di superare la vostra individualità. Ciò che vi aspetta è ciò che è stato…il destino, l’obiettivo, il traguardo, non è altro che il punto di partenza; cercarlo là dove riconoscete il punto di partenza o cercarlo là dove sapete che è il punto di arrivo non è importante.
Non credo nella regressione, non credo nella possibilità, attraverso questi mezzi, di giungere a cogliere l’attimo in cui voi avete espresso volontà…perché allora non era semplice desiderio ma era volontà precisa, da entità adulta – anche se il termine può apparire fuori luogo – ma di certo era una completezza che esprimeva, una integralità esprimeva volontà dell’incarnazione. È solamente attraverso quella scelta che c’è stata la scissione delle tre componenti.
Non credo negli strumenti che portano a regredire e a rivivere attimi passati. Attraverso questi strumenti, attraverso l’ipnosi od altre tecniche si può giungere a far emergere ciò che voi pensate possa essere avvenuto, ciò che voi credete sia giusto sia avvenuto, potete arrivare a cogliere ciò che desiderate che sia avvenuto. Quasi sempre la persona che sceglie la regressione si riconosce in essa, ma si riconosce in essa solamente perché soddisfa il bisogno di riconoscersi in ciò che coglie attraverso la regressione.
Credetemi, è vero, la regressione ha la possibilità di portare ciò che la mente e a volte anche strati più profondi dell’essere umano, a cogliere quale fosse sogno, percezione, ed è quasi sempre percezione di visione retta, giusta, che soddisfi, che colmi il desiderio che ha portato alla ricerca.
Non vi invito a fare questo.
La percezione può avvenire attraverso il sogno, io credo; certo, è vero…se sarete in grado di fare la traduzione necessaria per coglierlo…ma mai avrete la visione precisa e puntuale di ciò che è stata la scelta. Non avete gli strumenti necessari, io credo…oppure questi strumenti necessari sono velati da strumenti ben più presenti, materiali, che vanno ad affermare prepotenza ed affermazione di identità nel riconoscimento di ciò che attraverso il sogno potreste cogliere.
Allora qual è il modo? Il modo è porsi l’interrogativo. Il modo è domandarsi perché, far sì che questo quesito accompagni, senza pressione, senza urgenza ma con presenza precisa, puntuale.
Quando vi chiedo “cercate di cogliere il perché” non mi attendo che voi possiate darmi una risposta a questo mio quesito perché non esiste probabilmente…però non cesserò di chiedervi perché.
L’uomo ha bisogno di credere di poter comprendere ciò che è la sua scelta, la sua missione, la sua vita, dare senso, dare motivo, dare qualità, dare valore. Nel momento aldilà della soglia, dopo il trapasso, quando la visione sgombra vi assalirà quasi come luce netta e decisa, , voi sarete in grado di dare risposta proprio nel momento in cui avrete esaurito ciò che è stato l’obiettivo che vi siete dati attraverso la scelta che il peccato originale vi ha posto.
Quando la misura sarà colma riconoscerete ciò che ha contenuto.
Ancora una cosa in merito a ciò che è colui che avete chiamato “prossimo”. Il prossimo è qualcosa che è legato all’individuo, è legato alle potenzialità dell’individuo.
Esistono uomini – io li ho chiamati illuminati – che sono stati in grado di farsi toccare dall’umanità intera. Il prossimo, per loro, era tutta quanta quell’umanità…ma certo voi non siete pari a loro.
In che modo si giunge là? Proprio scoprendo e toccando ciò che è il prossimo individuale, di ognuno di voi. La tendenza è, nel momento in cui si tocca questo prossimo e si è toccati da esso, il timore, la ritrosia, il considerare questo prossimo troppo facile, troppo semplice, negando invece il timore di essere da questo prossimo coinvolti, toccati. Allora si porta un poco più in là la nostra attenzione, l’obiettivo del nostro esprimere amore.
Il prossimo è il bisognoso, il prossimo è colui che ha più bisogno di chi è più prossimo di quello, di chi ci sta accanto; lo superiamo tranquillamente nella nobiltà di colui che cerca chi ha più bisogno, affinché l’amore che è in grado di esprimere abbia maggiore effetto, qualità, riconoscenza.
Iniziate da chi sta accanto, poi sarete in grado di superare ed abbandonare chi vi sta accanto per poter proiettare oltre, ma nel momento in cui sarete padroni sarete in grado di toccare e sarete in grado di farvi toccare da chi vi sta accanto.
Tornare verso il centro, tornare verso il punto da cui tutto è partito ed espandere pian piano, facendo in modo che la bolla non divenga l’espressione del nostro essere, capace, grande, colorata, musicale, spropositata…ma distruggetela affinché chi davvero accanto a voi si trova vi possa toccare e sia toccato da voi. Solamente attraverso l’esercizio di questa possibilità potete essere in grado di espandere, di allargare…quali voleste essere illuminati anche voi.
È vero, credo che i lacci che impediscono l’uomo siano tanti…mi è difficile però parlare di ciò che ancora non ho colto attraverso il vostro suonare, attraverso il vostro dire, attraverso il vostro esprimere ricerca. È normale, è giusto probabilmente, che all’interno di un cerchio le prime cose che si pongono all’altro, sia esso uno di voi, ma sia esso anche qualcosa di strano e di estraneo come sono io, le parti migliori, qualificanti, quelle che offriamo quale qualità, valore, quelle che riconosciamo parte migliore di noi stessi. È attraverso esse che ho compreso qual è il primo e concreto laccio che impedisce la possibilità di proiettare verso l’alto il proprio vivere.
Se in grado sarete di darmi la vostra presenza, sarò in grado di coagulare ed esprimere il livello di consapevolezza di questo cerchio.
Volere…è un termine che a volte spaventa; volere è un termine che a volte evoca violenza, che evoca azione unidirezionale, ma non bisogna averne timore.
Colui che è, è in grado di esprimere il suo essere e proiettarlo in quella che è l’azione di ogni giorno verso le cose ma in modo particolare verso le persone.
Un’ultima cosa e poi me ne vado.
Il mio cogliervi a volte pare come un sogno, come se io, nel mio stato, in ciò che io sono, sognassi voi. A volte la traduzione che pongo in essere per potermi mostrare pare confusa, sfilacciata, ma lavorerò…più e meglio.
Desidero che il mio essere tra di voi abbia definizione, abbia lealtà e chiarezza. Possiamo farlo nel corpo comune, io credo.

Cerchiamo lo stagno, cerchiamo ad esso di abbeverarci, acquisire forza, energia, consapevolezza.
Cerchiamo di cedere all’azione del cerchio, facciamo sì che questo essere comunione sia qualità.