venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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17 aprile 2010

ventiseimarzo 10

È molto facile, molto semplice, trasparente questa sera, leggere ciò che è la vostra presenza.
È facile cogliere perché emerge chiaramente il vostro bisogno di incidere, di cambiare, di essere davvero attivi, lievito in quella che è la vita di ogni giorno ed è anche piacevole e dolce intuire e leggere la fiducia che avete nel lavoro che assieme condividiamo; la fiducia che questo lavoro possa portare quelle qualità e quei valori che possano aiutare e potenziare quella che è la scelta del vivere.
Ma esiste, io credo, un problema di fondo che non è ancora stato sufficientemente chiarito e focalizzato. Il vostro desiderio attraverso il corpo comune, attraverso lo sporgersi aldilà della soglia per intuire, per cogliere quella che è l’essenza della Corrente Originale, ha come obiettivo di caricare quelli che sono gli strumenti che appartengono all’uomo; innanzitutto la mente, che possa con più chiarezza elaborare soluzioni, concetti e modi per far sì che il vostro testimoniare nella vita quotidiana sia sempre più capace, più abile, più incisivo.
E anche per ciò che riguarda lo strumento fisico, andare a cogliere energia che possa caricare e rigenerare in qualche modo quello che è il vostro essere, anche nella fisicità, nella presenza, nel contatto e nello scambio. Ma se lo sforzo si limita a cercare di potenziare quelli che sono gli strumenti precisi ma limitati che contraddistinguono quella che è la fisicità dell’uomo, rimarranno limitati, ripeto, da quel contenitore che non può esprimere più possibilità perché limitato da angusti e fisici limiti, costrizioni. La testimonianza nel vivere in ogni giorno per quella che è stata l’intuizione colta attraverso il corpo comune, attraverso il superamento della soglia, deve appartenere a quella terza dimensione che è facente parte dell’uomo fisico e incarnato…ma è quella più difficile da comprendere e rendere cosciente e consapevole nell’azione di ogni giorno, ma la possibilità che avete è quella di irrigare e di alimentare questa presenza, fare in modo che questa presenza sia sempre più precisa e riacquisti spazio e tempo in quello che è l’agire dell’uomo.
È meno comprensibile quale sia il modo per poter esprimere sempre di più e al meglio questa componente ma vi posso assicurare e affermo con piena convinzione che la visione sgombra al di là della soglia, l’intuizione, il cogliere la Corrente Originale, non può che andare ad arricchire questa terza componente.
Torniamo un attimo al passaggio, a quello che è il superamento della soglia. È vero, trovarvi di fronte alla soglia, trovare quella porta chiusa e trovarvi da soli davanti a questa porta vi costringe a lasciare al di qua della soglia quella che è la fisicità, quella che è la mente, e quello che è il corpo.
Se la vostra intenzione, il vostro intendimento è quello di portare anch’esso al di là della soglia, mai supererete quella porta, mai aprirete quella serratura.
Un esempio facile da porvi è quello che riguarda il sogno: il sogno ha la grande qualità e possibilità di far si che la mente e il corpo siano attraverso il sonno chetati. A questo punto è più facile, più semplice, poter evadere da quello che è il limite fisico dell’uomo. L’uscita dal corpo, così codificata e idealizzata attraverso alcune discipline, attraverso il sogno la esprimete con una tranquillità e facilità che banalizza lo sforzo che propongono queste discipline che vorrebbero trascinarvi, costringervi ad uscire da quello che è il corpo fisico. Attraverso il sogno voi uscite da un corpo chetato, da una mente sopita e la percezione, la presenza vostra attraverso l’uscita dal limite corporale vi porta ad attingere, a vedere ciò che esiste al di là della dimensione fisica, giungere al di là della soglia… ma qual è il limite di questo strumento?
È il rientro da parte della percezione non fisica in quello che è il corpo e la mente, che al risveglio vengono riattivati. Esiste una traduzione di ciò che si è percepito, affinché la mente e il corpo possano comprendere ciò che è avvenuto; è una traduzione che ha tempi velocissimi, rapidi, tanto è vero che se non siete in grado di esprimerla nel momento in cui viene posta la possibilità, essa sparisce e rimane latente, incosciente, al di fuori della percezione mentale ma con l’energia e lo stimolo che quella terza componente non fisica vi ha permesso di acquisire… coscienza…. Però il bisogno della mente di comprendere porta a quella traduzione che è molte volte falsa, se andate a cercare spiegazione e concetto mentale.
Cercare di approfondire, di sezionare, di tradurre quello che è il sogno, credo che abbia esito sterile, incapace. Lasciate che rimanga latente dentro di voi la percezione colta attraverso l’uscita dal limite fisico. Il nostro desiderio è però quello di portare questa uscita dal limite fisico attraverso una scelta volente, un superamento cosciente dell’individualità.
Attraverso il corpo comune voi portate la completezza del vostro essere alla soglia. Di fronte a quella porta il corpo non è sopito…il corpo è presente, vigile, la mente è attenta e per quella che è la sua possibilità vorrebbe anch’essa superare quella soglia per andare a cogliere ciò che esiste aldilà…ma nulla potrebbe soddisfare questo desiderio, nulla che esiste aldilà di quella soglia.
Il passaggio attraverso la soglia, il superamento di quella porta, è un’uscita dal limite fisico. Vuol dire lasciare al di qua ciò che sono gli strumenti, le potenzialità dell’uomo per andare a cogliere qualcosa di diverso di una comprensione.
L’intuizione non è la soluzione al problema, l’intuizione non è cogliere la possibilità per risolvere il dato problema; l’intuizione è riconoscenza, l’intuizione è affermazione di identità. Al rientro del corpo, se lo strumento utilizzato è quello del corpo comune, non esiste più il bisogno di tradurre ciò che si è colto perché proprio la completezza dell’essere di fronte a quella porta non necessita della comprensione mentale o fisica dell’esperienza colta aldilà.
Ho detto che aldilà potete ricreare identità, appartenenza, consapevolezza di essere ed è questa consapevolezza che porterete in quello che è il vivere di ogni giorno. Ripeto, non porterete soluzioni, non porterete visioni o strategie, non porterete percorsi, strumenti ma presenza, integrità, consapevolezza.
Esiste un esempio, io credo, che appartiene a ciò che voi siete ed è l’immagine di quella che è stata la teologia della liberazione; esistono uomini che attraverso la loro missione, la loro fede, hanno deciso di portare quelli che erano i valori all’interno di un problema preciso, attraverso la lotta ad una struttura, al Male – utilizziamo questo termine – ma partendo dal valore, dalla missione, dalla fede, si è cercato di tradurla in quelli che erano gli strumenti che potessero concretamente agire contro quel Male riconosciuto. Attraverso questo meccanismo, attraverso questo modo, non si è fatto altro che allontanare quello che era il valore riconosciuto che apparteneva alla missione, alla fede, cercando di potenziare quelli che erano gli strumenti fisici e mentali.
La lotta divenne concreta, fisica, materiale. Gli strumenti utilizzati andavano ad escludere sempre di più e precisamente quella che era la terza componente…il valore, l’energia sottile e primordiale colta in quella professione di fede che portò alla scelta della missione divenne strategia, lotta, ottenne etichette e definizioni che allontanarono sempre di più e resero sempre meglio quella che era la componente fisica e mentale dell’agire.
È fallita, io credo, ma fallì proprio perché si allontano la presenza dell’uomo da quella che era la Matrice Originale che portò alla scelta di libero arbitrio, dimenticata poi nel proseguo dell’azione perché divenne null’altro che azione sempre più precisa, definita…matematica quasi.
La strategia divenne perfetta, lo schema comprensibilissimo, condivisibile da altri; la lotta divenne di classe, di popolo, l’individuo sparì, la testimonianza di esso, la sua integrità, venne offerta a qualcosa di ben più lontano da quello che è l’uomo…
Esiste un modo per essere presenti nel vivere quotidiano, ma questo modo non va mai a prescindere da quella che è l’intimità e l’individualità della testimonianza. La testimonianza ottiene diverse forme, cangianti colori, ma rimane unica, precisa, rimane testimonianza di identità.
La presenza dell’uomo, la presenza di colui che cerca in fede muta nelle sue azioni creando diverse, discordanti testimonianze, ma nel momento in cui si va a ridurre ai minimi termini della presenza e dell’azione, si scopre che è l’individuo con un nome preciso, con una forza unica, originale. Se l’intuizione non porta altro che ad arricchire quello che è lo strumento mentale, se la presa di coscienza non porta ad altro che ad una azione più precisa legata alle potenzialità umane, qualcosa si è perso per strada, qualcosa si è tralasciato. Forse è il caso di a ritroso ripercorrere la strada ed il cammino fino a lì giunto.
Di fronte alla soglia dovete credere al bisogno di abbandonare quella che è la definizione fisica, a uscire, a portare fuori.
Capisco che l’urgenza a volte, il bisogno e la difficoltà costringano l’uomo a cercare soluzioni più precise, concrete ed immediate…ma ribaltare in questo modo quella che è l’attenzione crea distorsione, crea incomprensione, crea immagini false che sovrapponendosi creano scenari che non sono reali ma che appaiono quali scenari di teatro…

L’altro errore che io credo debba essere preciso e compreso è quando, portando intuizione in quello che è il vivere quotidiano, si arriva a definire quella che è la strada giusta, si arriva a definire quello che è il bene e, cosa più grave, è che si arriva a definire il bene non solo per sé stessi, ma anche per gli altri.
È facile cadere nell’errore del bisogno che gli altri hanno e della richiesta che questo bisogno giunge a voi. Lo scopo del vivere non è salvare, lo scopo del vivere giusto e retto non è quello di indicare la via a chi non la conosce, ma è quello di giungere alla completezza, creando compimento all’azione dell’uomo nella sua interezza, la mente, il corpo e la parte divina che in ogni uomo alberga.
Cerchiamo il corpo comune ora, portiamo le nostre presenze forti, complete, attive là, a fondersi in questo unico corpo, in questa catena solidale, luogo dove è facile lasciare protezione, attenzione.

Non credo che sia giusto che si pensi a noi come a voci solo che possono disturbare, come un ostacolo di fronte al cammino che porta a quello che è la vostra scelta e la vostra ricerca. In fondo se voi siete qui è anche perché noi – quali trapassati – abbiamo dato quella possibilità di cercare in una direzione che mai avreste potuto pensare, accettare o scegliere tanto meno. Non credo che ci sia stata costrizione da parte nostra a portarvi in quella direzione che porta verso coloro che – morti – si trovano in una dimensione diversa da quella in cui voi siete oggi e diversa anche da quella che voi pensate che sarà nel momento in cui avrete raggiunto pienezza del vostro divenire.
Mi dà fastidio, mi urta pensare che possa essere solo un ostacolo; in fondo sono stati la molla iniziale che vi ha portato a creare quelle condizioni che potessero far partire la ricerca verso la dimensione che ha sempre caratterizzato la nostra presenza, noi che – morti – ancora dialoghiamo con voi, vivi. Non considerandoci non vuol dire creare purezza e leggerezza; non considerandoci vuol dire in qualche modo offendere quello che è l’amore che abbiamo provato nei vostri confronti e che ancora oggi….
Lo spiritismo strumento grezzo, lo spiritismo impedimento, zavorra. Dovrete anche cercare di dare spiegazione di ciò che noi siamo e cosa ancora noi….
Siamo di qui o di là…che importanza ha? Noi siamo, lo affermo con piena coscienza e con piena presenza. La mia voce ha ancora tono, ha ancora senso…non è disturbo, non è distrazione, non è impedimento.
Attenti, a voler essere troppo puri ci si può trovare ad essere anche soli, e la solitudine, se nel buio e nel freddo, può essere sgradevole. Non esistono scorciatoie, non esiste protezione per le orecchie per impedire di cogliere quella che è la voce di coloro che sono morti.
Se ancora percepite voce vuol dire che comunque voi siete, nel vostro essere uomini in questo spazio, questo limbo..e se poi lo definite anche quale purgatorio vuol dire che in qualche modo decidete che noi siamo incompleti, incapaci, impuri a addivenire a retta pulizia.