venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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20 gennaio 2009

sedicigennaio 09

Ancora, adesso io Emanuele per il cerchio, il cerchio spiritico.

Ancora di due cose desidererei parlare questa sera, due cose legate profondamente e legate a quello che è il momento che stiamo vivendo in questo cerchio.
La prima è il libero arbitrio e la seconda è l’amore, l’energia che noi cerchiamo di definire attraverso questo termine “amore”.
Iniziamo dal libero arbitrio. È vero, io affermo con forza la qualità e la possibilità dell’espressione del libero arbitrio, però è importante arrivare a capire in che modo deve essere attivato questo libero arbitrio, qual è l’obiettivo, qual è lo scopo attraverso il quale si desidera esprimere questo libero arbitrio. Io credo che la vera azione, la vera proposizione, la vera affermazione di libero arbitrio, sia il superamento cosciente dell’individualità.
Molte volte vi dissi che non esiste il bene e non esiste il male, non esiste il buono e il cattivo, ma tutto quanto è buono, tutto quanto è bene, se scelto profondamente; pertanto è ben difficile arrivare ad esprimere con netta precisione, quasi chirurgica, ciò che è il libero arbitrio attraverso un’azione, attraverso l’estemporaneità di una azione temporanea, di una azione limitata.
Il libero arbitrio può essere espresso per qualcosa che deve essere il senso di una vita, è per quello che vi ho detto e affermo che l’espressione di libero arbitrio stia nell’affermare il superamento cosciente dell’individualità, tutto il resto è conseguenza, tutto ciò che ha da essere deciso, preso in considerazione, afferrato, superato, è solo in conseguenza a questa scelta profonda e cosciente del superamento cosciente dell’individualità.
Capisco che possa essere difficile comprendere questo, capisco che possa essere difficile comprendere che la formazione di noi stessi, di quello che è il nostro dettaglio, di quello che è il nostro disegno, espressione di ciò che noi siamo, che ci porta a lavorare, a tediarci giorno per giorno, sia difficile volerlo coscientemente abbandonare.
Vi ho anche detto che per poterlo abbandonare dobbiamo prima costruirlo…e in questa costruzione del nostro sé, del nostro io, sono ammessi, sono concessi, sono tollerati qualsiasi tipo di sbaglio, qualsiasi “errore”, tra virgolette; perché ben sappiamo che poi l’affermare noi stessi non porta ad altro che a superarlo per poter offrire una dimensione che ci vada a travalicare, passare oltre.
L’affermazione del superamento cosciente dell’individualità per arrivare a comprendere ciò che è veramente amore.
Io, nel nostro ultimo incontro, vi parlai della beneficenza, della offerta di qualcosa di cui noi sentiremo la mancanza, qualcosa che ci appartiene così intimamente che l’offerta di ciò sia la mancanza, il vuoto, la carenza, la lacuna.
Qualcuno di noi ha pensato che possiamo offrire amore e offrendo amore non sentirne la mancanza…è vero, ma l’amore che noi cerchiamo di offrire è l’amore che ha il nostro nome, è l’amore che noi abbiamo cercato di racchiudere nella nostra bolla, nella nostra individualità, cercando di sublimarlo, cercando di renderlo sempre più puro, sempre più buono, sempre più capace, sempre più incisivo…ma proprio perché noi cerchiamo di conoscerlo all’interno della nostra bolla, di conseguenza con il nostro nome scritto sopra, non possiamo che creare un simulacro, non possiamo che creare un’immagine di quello che noi crediamo sia l’amore.
Ma, fintanto che esso viene rinchiuso all’interno di una bolla, all’interno di un’individualità, non può essere l’Amore, il vero Amore.
L’Amore è una corrente che ci passa accanto, che passa accanto a tutti quanti noi; è un’energia, l’Energia primordiale, vi dissi…e il nostro movimento che ci porta ad evolvere, a camminare, non è altro che cercare di allinearci a questa energia che ci passa accanto…anche questo più di una volta vi dissi.


Noi non possiamo fare altro che allineare il nostro vivere, il nostro sentire, a questa energia…e l’energia ci passa accanto affinché noi possiamo tornare a farne parte, possiamo realmente allineare ogni singola nostra cellula a quello che è il movimento primordiale dell’Amore e questo Amore non verrà compiuto finche ognuno di noi non ne tornerà a fare parte…e anche questo già vi dissi alcune volte.
Servirà tutto il tempo che serve e non dovremo aver timore di arrivare in ritardo o di non arrivare.
Il Disegno, il Grande Disegno avrà compito, avrà chiusura, definizione nel momento in cui tutti quanti, ognuno di noi, ogni individuo, ogni originale, tornerà a far parte di esso.
Pertanto il compito che noi abbiamo in questa vita da esseri incarnati è quello – sì – di definire questa bolla, saggiarne la limitatezza, saggiarne l’angustia, saggiarne il limite rendendolo qualità, rendendolo bontà, rendendolo cosa personale, intima, profonda, per arrivare poi con il massimo dell’espressione del libero arbitrio che è il superamento di quella qualità che per una vita abbiamo cercato di creare.
La grande affermazione del libero arbitrio, la vera espressione del libero arbitrio, è l’effettiva rinuncia a noi stessi in funzione di qualcosa che ci va a superare… e sarà un qualcosa che – ripeto ancora una volta – non avrà senso se noi non ne faremo parte.
Non c’è urgenza ed è chiaro, per quella che è l’esperienza spiritica che noi abbiamo, che non esiste urgenza. Il limite della vita terrena non è un limite reale, ben lo sappiamo, e la dimostrazione è che io sono ancora qui a parlare con voi, ad esprimere capacità, smarrimento, timore, incompletezza, per poter in qualche modo certificare, testimoniare che non esiste urgenza, non esiste limite, non esiste termine…ma la qualità è maggiore nel momento in cui noi riusciamo a comprendere anche in un limite qual è il nostro corpo fisico, di questa possibilità del superamento cosciente dell’individualità.
Capisco – e lo capisco sulla mia pelle – quanto possa essere difficile elaborare un’individualità, forgiare un’individualità, per poterla poi negare.
Io non credo di poter essere ancora in grado di poter fare ciò che vi ho prospettato, ma intuisco, vedo, che non esiste scampo a quella che è la mia esperienza e questo continuo arrovellare, questo continuo intrecciare e dipanare, è per offrire un poco di conforto a quella che è la fede nella visione che ho intravisto. In fondo è di questo che abbiamo bisogno: un poco di conforto, un braccio che si infila sotto il tuo e ti sorregge….l’amore…
L’amore che l’individuo può percepire è una scaglia minuta di ciò che è la completezza dell’Essere unico, dell’Essere saturo, completo. È per questo motivo che cerco di spingervi nel corpo comune, affinché possiate comprendere e misurare con mano la possibilità del superamento cosciente dell’individualità nel momento in cui l’evocazione, il messaggio, va a superare quella che è la comprensione e a volte la tolleranza, credo, rende concreta la presenza di qualcosa che va a superare il limite della vostra individualità…ma l’errore, l’intoppo più grande, è attribuire a me – Emanuele – capacità che vadano a superare la propria mia individualità…e sento che i miei sforzi per poter pretendere ancora individualità per Emanuele non sortiscono effetto…ma probabilmente il dolo è mio, la colpa mi appartiene….
L’entità che è stata con noi nel nostro ultimo incontro era Giustino e io cedo a lui grande capacità di ricerca. Fu e lo è tuttora un grande studioso che non riesce ancora a dare senso alla morte, perché lui per primo non ha potuto saggiarla, testarla….e ancora si trascina nel cimitero che lo ha accolto, vestendo ancora la bolla che ormai era il suo corpo.
Ma lui è lui, lui è con noi, lui è anello, lui è facente parte, lui è catena…e io sono suo fratello.

Cerchiamo un poco di silenzio…cerchiamo la nostra grotta.
Cerchiamo il nostro star bene in questa grotta, il nostro sentirci protetti, caldi, conosciuti, accettati, stimati, amati….
Accogliamo tra di noi la luce che cade dall’alto, sentiamoci da essa lavare, purificare, sentiamoci sorreggere…………………………………………………………………………………………..

Ciò che io in fondo cercavo quando mi ponevo vigile e attento sulla soglia, era la presenza di Dio che per forza di cose doveva svelare la Sua figura.
Se non è durante il passaggio – quale giudice o consolatore non è importante – quando mai avrebbe potuto essere presente e visibile a colui che Lo cercava con fede, guardia e attenzione?
Il volto di Dio non è nella maschera dell’uomo che muore, ma è nell’essenza di colui che rinasce.
Non fui in grado di andare oltre al disgusto e al limite della mia tolleranza.
Temo l’incontro con Dio. Lo sento, per ciò che mi riguarda, tanto più giudice che quieto consolatore.
Non reputo la mia una vita serena…ma quota alta….