venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

Nome:

24 febbraio 2011

diciottofebbraio 2011

Mi trovo d’accordo anch’io sul fatto che sia importante verificare ciò che questo gruppo esprime attraverso il messaggio, attraverso la mia voce.
Tante volte vi ho detto che io sono la misura di ciò che voi siete e ho anche spiegato – credo bene – che l’incontro avverrà nel momento in cui noi ci incontreremo attraverso il modo e il motivo del nostro cercarci. Non sarò io che avrò capacità migliori, strumenti più abili, più comprensibili, che giungerò ad incontrare voi, ma sarà un incontro di due movimenti.
Io, attraverso il vostro sentire, sono in grado di creare somma di quello che è il livello del gruppo e il messaggio ne è fedele testimonianza, ne è indicatore, ne è livello. Quando in un gruppo come il nostro alcuni componenti cono più capaci di portare testimonianza e farcene visione di quello che è il proprio intimo, anche quello che è il messaggio acquista valore, acquista argomento, acquista capacità di comunicazione. Io che non ho i vostri strumenti, ma che voglio comunicare a quelli che sono i vostri possibili modi di comprendere, io che voglio cercare di dare una dimensione che non vi appartiene utilizzando strumenti che a me non appartengono, debbo per forza creare quel punto d’incontro al quale io giungerò ma anche voi giungerete…nessuno è in attesa che la qualità dell’altro possa migliorare, che lo strumento, il mezzo, il medium possa affinare al meglio il suo ruolo…pertanto è importante che io faccia miei quelli che sono i vostri pensieri, le vostre misure.
Ho detto che è un momento particolare, in cui qualcuno all’interno del gruppo è in grado di portare qualità e non è certo quel qualcuno che ha tranquillità o serenità, sicuramente è attraverso la sofferenza che giunge la visione…facciamone tesoro, io sforzo affinché possa essere tesoro comune…mio innanzitutto, ma anche vostro attraverso la mia comunicazione.

Parliamo ancora un poco di quella che è la sofferenza e quella che dovrebbe essere la possibilità che la sofferenza porta.
La sofferenza crea un’urgenza, la sofferenza crea bisogno di ricerca e di risposta, la sofferenza ha da essere chetata…ma non pensiate che la sofferenza possa essere chetata attraverso una scelta di libero arbitrio. Vorrei essere chiaro in questo mio dire; già nel messaggio di venerdì scorso ho cercato di spiegarvi che non è lo stato di sofferenza che porta alla possibilità della scelta libera…ma la sofferenza rimane comunque un valore, rimane comunque un lievito, rimane comunque una grande componente nella ricerca. La sofferenza non deve trovare possibilità di uscita attraverso una scelta: se anche lo fosse non sarebbe una scelta libera - lo affermo ancora con forza anche se l’ho già fatto venerdì scorso – non cercate di uscire dalla sofferenza attraverso una scelta…
La sofferenza certamente porta un disequilibrio e il disequilibrio ha da essere colmato, ha da essere riassestato, portato nuovamente in zona cheta. La sofferenza quasi sempre è causata da uno squilibrio fra le componenti; la sofferenza può essere a seguito di una malattia, di un dolore, di una costrizione fisica che crea il disequilibrio di quella componente. Può essere anche un’incomprensione da parte della componente mentale, logica, un’impossibilità di capire e di comprendere…è un disequilibrio di quella componente.
La sofferenza può essere anche causata dalla componente originale, spirituale e quando avviene ciò è perché essa è distante, incapace di agire nella completezza dell’essere. Le tre possibili cause di sofferenza possono essere anche conseguenza una dell’altra e quasi sempre la più profonda è quella legata alla componente spirituale, quasi fosse il frutto e la conseguenza di altre sofferenze che possono essere fisica o mentale.
La sofferenza legata alla componente originale è la più difficile da colmare; lo sforzo che le due componenti fisiche dell’uomo – la mente e il corpo – fanno per riequilibrare quello che è l’essere, a volte crea incapacità, vicolo cieco, muro contro cui sbattere, ed è impensabile che sia la componente originale che possa sanare questo disequilibrio.
Essa, già ve lo dissi molte volte, è immutabile, è incapace a variare, è incapace ad essere diversa da quella che è.
La componente originale, spirituale, è testimonianza della sua essenza; sono solamente le altre due componenti, fedeli caratteristiche dell’uomo incarnato, che possono ricreare quell’equilibrio, che non è l’equilibrio della componente spirituale ma è l’equilibrio delle tre componenti.
La sofferenza è un continuo cercare di privilegiare, di scegliere, di preferire una visione, un’energia, una testimonianza. Ripeto, la sofferenza non può essere colmata attraverso una scelta libera; la scelta libera può avvenire solamente nel momento in cui la sofferenza ha avuto ragione di essere, ha avuto comprensione ed accettazione. Quando in questo modo l’essere sarà colmo delle sue componenti, potrà esprimere scelta libera.
Scelta libera non è fuga, scelta libera non è possibilità di evitare la sofferenza…sarebbe un continuo prendersi in giro, canzonarsi. Affermo ancora una volta: scelta libera è scelta di completezza nell’equilibrio delle tre componenti…una scelta libera non può essere spinta né tratta, una scelta libera non può portare in sé sofferenza, insoddisfazione, non riconoscimento.
La forza della sofferenza è proprio quella di spingere l’uomo al naturale equilibrio delle proprie componenti. Tutto ciò forse per dire che questo gruppo non può oggi esprimere libera scelta?
È una domanda che pongo a voi, non è certo un’affermazione che io posso………….
Equilibrio delle componenti, desiderio affinché diversi elementi di questo gruppo possano riequilibrare le componenti….tutto ciò che avviene, tutto ciò che accade appartiene ad ognuno di voi singolarmente e io, per quella che è la mia responsabilità, porto testimonianza precisa attraverso quello che è il mio messaggio.

Ma creiamo allora il nostro strumento, la nostra possibilità, la nostra magia che è l’essere comune, la comunione profonda, la condivisione vera.
Sia lo stagno il bersaglio della vostra mente, l’attenzione del vostro corpo….è il luogo conosciuto e, ben più importante, è il luogo accettato nel quale poterci lasciare andare, lasciare sovrapporre, superare da quella che è l’onda che tutti quanti ci tocca………………………………………………