venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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15 gennaio 2008

undicigennaio 08


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Sorrido, a volte, pensando, ascoltando, assistendo ai vostri discorsi. Sorrido, non perché io possa essere in grado di vedere meglio di voi, ma sorrido perché sono esperienze che già io ho conosciuto, sperimentato, fatte mie.
Ho sempre avuto un buon rapporto con il mio spirito guida, si…lo spirito guida…è tanto che non è presente nei nostri incontri, è tanto che non parliamo di questo spirito guida.
Ricordo che avevo la capacità di chiedere molto spesso, abituato com’ero per la mia esperienza di prete, a chiedere, a rivolgermi a qualcuno al di sopra di me, e quando in qualche modo arrivai a definire, ad incontrare il mio spirito guida, mi venne facile rivolgermi a lui chiedendo.
Molto spesso a lui chiedevo di aiutarmi per aiutare altre persone; molto spesso chiedevo a lui quasi andassi da un medico e chiedessi la ricetta per curare un amico, dando anche un nome…e lui rimaneva muto quando io invocavo queste ricette, queste cure per le persone che volevo aiutare, finche un giorno mi disse se trovavo difficile cercare le persone che avevano i miei stessi problemi, affinché io potessi dare al mio bisogno un nome diverso, spostando sull’amico quella che era la mia vera difficoltà. E avrebbe continuato a non rispondere alle mie richieste finche non avessi dato il vero nome al bisogno per il quale chiedevo aiuto.
Fu un momento importante per me. Il rapporto con il mio spirito guida divenne finalmente proficuo, capace.
Io credo che dovreste cercare con maggior forza il vostro spirito guida, e cercarlo con maggior forza vuol dire arrivare a misurare le aspettative che noi abbiamo nei confronti del nostro spirito guida.

L’incontro con S. crea queste difficoltà, queste sensazioni di incapacità, di impotenza. Non deve essere in questi termini. Ricordate che incontrate S. nel corpo comune…e cercate di affidarvi al corpo comune nell’incontro con S., portando così al di fuori e aldilà di voi stessi individui l’incontro con S.;se partirete da questo presupposto non sarà importante arrivare a capire se qualcuno di voi sbaglia o fa la cosa giusta.
Essere nel corpo comune vuol dire porsi integralmente all’incontro, fondersi quasi, cercando di sciogliere le proprie individualità in quello che è il corpo comune, e lasciare liberamente esprimere quali sono le immagini, sensazioni che cogliete in questo essere nel corpo comune.
La misura deve essere su voi stessi, il lavoro, lo sforzo, è individuale. Credere di comprendere quale sia il modo sbagliato, temo che porti lontano, distragga, crei false dinamiche che portano allo sgretolare dell’essere comune.
Qualsiasi cosa può avvenire…intuire, leggere ed esprimere la propria intuizione, la propria lettura –nel corpo comune – è lo sforzo che dovete fare. Io so qual è la mia; vorrei tanto che voi conosceste la vostra.

Cerchiamo la catena, visualizziamola, cerchiamola. Sentiamo l’energia che la percorre e cerchiamo di cedere a questa energia, finche ci attraversi, ci colmi e prosegua oltre.
Cerchiamo questo corpo comune che è la nostra magia, che è il nostro attimo, lo strumento.


È una lucida follia sentire le voci…sentire le voci e dare spazio ad esse, amplificandole, facendo cassa di risonanza…
Ma il timore era sempre quello di …dire parolacce, tratteggiare situazioni scabrose che potessero in qualche modo fare inorridire quelli “bravi”.
Trovavo soddisfazione nel momento in cui coinvolgevo il mio essere uomo nelle voci che sentivo, soddisfacendo bisogni uditi ma che mi appartenevano profondamente…ma che ben difficilmente avrei formulato, se non fossero state voci che sentivo.
Avevo in qualche modo l’alibi, la spiegazione, era lucida follia la mia, e arrendermi ad essa era normale, comprensibile, accettato. Ma se non avessi in qualche modo mascherato questi miei bisogni attraverso quest’artificio, difficilmente sarei arrivato a conoscermi così bene come oggi io mi conosco.
Le voci sono strumento potente, le voci sono lucide, non danno alibi e interpretazione, ma proprio perché non mi appartengono sono così precisamente definite…le voci sanno sempre ciò che vogliono…le voci portano lontano, lontano da chi parla, estranee, magiche…
Tutti noi siamo in grado di sentirle, sono cariche di offerta, lusingano le aspettative, toccano sensazioni, desideri sopiti e sono promesse di soddisfazione di questi desideri…non poi così tanto sopiti…
L’offerta chiede qualcosa in cambio…fedeltà.