venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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11 dicembre 2007

settedicembre 07


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

È la paura la vibrazione che avvolge chi è morto senza aver dato senso alla propria morte, è la paura la vibrazione che avvolge il sentire di S.; la paura di chi si trova ad essere morto senza capire cosa voglia dire morire alla vita terrena, di chi ha sempre pensato alla morte come alla fine di tutto, come alla conclusione definitiva e irrevocabile del proprio vivere, vivere percependo ciò che avviene attorno, pensando, agendo…
La morte come chiusura definitiva…che però non è avvenuta, che lascia aperta questa finestra attraverso la quale attingere ancora a sensazioni che la morte avrebbe dovuto chetare, far cessare; la paura perché non si capisce, non si comprende, non si dà senso a ciò che avviene…la paura perché per forza è solo attraverso qualchedun altro al di fuori di noi che possiamo cogliere, dare senso a ciò che avviene.
Vi ho detto molte volte che è difficile per me spiegare a voi qual è la condizione di chi è trapassato, di chi è morto, ed è vero, è reale. Pensiamo a S.; non dobbiamo pensare che S. sia rintanato in qualche angolo di questa stanza e stia a sentirci, a sentire ciò che io dico a voi e ciò che voi dite a lui, non è così, perché S. più non possiede questo tipo di presenza, questo tipo di sentire che appartiene a voi…l’udito, la vista. S. può cogliere misura del mondo attorno a sé attraverso il vostro sentire, attraverso i vostri sensi perché il legame è preciso ed è limitato nel suo essere da lui a voi e non diversamente – ripeto – non è acquattato in un angolo di questa stanza a sentire ciò che avviene, ma cerca di cogliere attraverso l’evocazione da voi causata, cercata, desiderata…cerca di cogliere e dare dimensioni, suoni, luci, colori, al mondo che lo avvolge, ed è un mondo buio…buio per chi ancora cerca e si sforza testardamente di utilizzare la vista, l’udito.
Ma come può diversamente, se non ha dato misura di queste nuove possibilità, di questi nuovi sensi?
Sarebbe sufficiente che lui girasse su sé stesso e volgesse lo sguardo – lo sguardo che appartiene ad un’entità disincarnata – dietro a sé, per poter cogliere chi lo vuole abbracciare ed accogliere in questa nuova dimensione che a lui appartiene. Ma non può farlo, non può farlo perché le sue possibilità sono i vostri sensi, il vostro sentire; lui sta cercando in voi la sua misura, sta cercando attraverso voi di dare ancora spessore al suo essere vivo…e questo è l’unico scampo di chi muore senza essere pronto, di chi trapassa senza avere il necessario bagaglio per proseguire oltre…la morte repentina.
Lui sta cercando in voi traccia di sé stesso. Attraverso il riconoscersi in voi – ripeto – ancora cerca di dare spessore alla sua presenza, cerca di trovare il suo essere vivo, la sua vita.
Io non posso avvicinarlo, i cari che lo attendono non possono abbracciarlo perché la sua visione, la sua disponibilità, la sua accettazione, è ancora rivolta in toto al mondo che ha abbandonato e solamente attraverso il vostro sentire riesce a dare misura, spessore ancora…sì, il termine è quello, non ne esiste altro perché attorno a sé non c’è che condizione sconosciuta, buio…e voi non siete neanche la luce che lui sta cercando, ma la parvenza della luce. A lui non rimane che questo e a questo, per forza di cose, ha da aggrapparsi.
È la vostra accettazione della morte che porterà lui ad evolvere, ad accettare la propria nuova condizione e, attraverso il vostro elaborare la morte, a crederla passaggio buono e giusto nel divenire che spetta all’essere, che lui potrà volgere lo sguardo per poter passare oltre.
Lui cerca in voi la paura che lui sente viva e reale dentro di sé, perché questo gli permette di sentirsi vicino a voi e, attraverso questa vicinanza, ancora sentire che S. è e può…e questo soddisfa il suo volere, questo nuovamente “potere”. La rassegnazione è una condizione che lui ha sempre combattuto, non ha mai riconosciuto per sé; cedere era ben lungi da ciò che era S. e ancora oggi è S.
La realizzazione dei propri obiettivi, che così ben precisamente aveva elaborato, rimane la forma più sublime del suo essere ancora.
Esiste poi un altro aspetto che è pesante e logora S. , ed è quella istantanea che vi dissi avviene nel momento in cui l’essere incarnato muore: la cristallizzazione e l’impossibilità di muovere questa immagine, anche se ben ci si riconosce in essa.
Emergono anche chiaramente i desideri sopiti dalla volontà dell’essere giusto, e questo è un anello che può legare molto bene il rapporto con lui, perché in molti di voi esiste questa negazione del desiderio.
Per lui è ben chiaro oggi che fu fallace questo negare possibilità e soddisfazione al desiderio; oggi lo vede lucido, preciso, e con il proprio nome su esso. Riconosce in voi questa debolezza, questa che lui chiama ipocrisia.
Cedete, cristallizzando anche la vostra istantanea, qui e ora, senza giudizi, senza parvenze di quotidiana bontà…e lui potrà facilmente accettare la propria definizione come tale è..e a lui precisa misura è stata data dalla morte. Come puoi mascherarti quando il tuo essere è cristallizzato? Come puoi cercare di dare connotazione diversa, migliore, più buona, se nulla più puoi fare?
L’unico scampo è trovare complici, simili a te stesso.
È solo attraverso lo strumento del corpo comune che voi potete evocare S. in questo cerchio.
Lo voglio ribadire ancora una volta: non pensatelo acquattato in un angolo, perché così non è.
È solamente attraverso la protezione del corpo comune che lui potrà essere evocato in questo cerchio…non può essere che così, perché la protezione di questo cerchio porta a essere in questo modo l’incontro. Sarà impossibile per voi subire la sua presenza; la sua evocazione è solamente attraverso il corpo comune.

Visualizziamo la catena, cerchiamola, cerchiamo gli amici che con noi la compongono, chiediamo a loro protezione e aiuto e offriamo a loro protezione e aiuto, in un’unica catena solidale.
Sentiamo l’energia che la percorre…sentiamo la forza che con essa raggiungiamo………………….


Ho sempre pensato che venire qui, in questa casa, fosse come andare in parrocchia, tutti quanti bene allineati con la candela in mano. Ciò mi intimoriva, però avevo bisogno…avevo bisogno, ero incapace…la malattia mi stordiva e io mi sentivo solo ed incapace ad affrontarla.
Oggi capisco che non ero lucido e che la colpa era quella della malattia stessa. se fossi stato allora lucido e in grado di vedere,forse non avrei abdicato alla mia volontà, chiedendo aiuto così spudoratamente. Ero e sono ancora oggi convinto che avremmo potuto fare qualcosa per il mio continuo peggiorare, ma oggi capisco che avremmo potuto fare qualcosa…allora pensavo che voi avreste potuto fare qualcosa per me, ma ero stordito, avevo paura, non ero capace…pensavo di non essere capace ed è proprio questo che mi ha impedito di avere scampo!
Oggi capisco che ero solo…ancora adesso io lo sono.
La morte! Quante definizioni si è cercato di darne…io di tutte quante ridevo…quando incapace…solo…ho sperato tanto che tutto cessasse, che finalmente tutto cessasse.
Negli ultimi tempi ero anche impotente, oltre che incapace. Io leggevo i pensieri di chi mi stava attorno, la sopportazione, la pena. Dov’era finito S.?
Io è la rivalsa che oggi cerco. Può apparire sciocco che una voce, una voce sola, possa richiedere rivalsa…ma io lo devo a S. …
Ma non riesco a capire in quale modo poter avere rivalsa…cosa mi aspetto?
Era pesante, per me, non soddisfare la mia donna…ma non so neanche come potrei, oggi. Ma questa figura brucia…
E pensare che qualchedun altro possa soddisfarla come io non fui in grado mi fa soffrire.
Ma, per favore, non provate ancora pena per me.
Essere un mezzo uomo mi fece pensare tante volte alla tentazione di quelle pillole…ma poi una speranza si insinuò in me, la speranza che la mia compagna mi porse, e fu quella di andare in quella “parrocchia”, dove ben precisamente su quegli altari erano esposte le mercanzie, dove luccicanti candelabri davano qualità all’esposizione sacra…e fu facile riconoscere in quei luccichii la possibilità.
Ma questo mi portò a negare la mia vera possibilità; io fui espropriato del mio volere e fu quel falso proponimento d’amore a portarmi a cedere attenzione, arbitrio…
Non cercate di tirar fuori nuovamente quei candelabri e a disporli in bell’ordine sul vostro altare.
Io sono S., come non lo fui allora. Io sono S.
Se altra mercanzia possedete possiamo trattare il prezzo…
Io non so che cosa debba completare, ma so che è S. e nessuno per lui. Io ancora mi chiamo
S.


Cerchiamo ancora la catena…mettiamo attenzione e forza su di essa……………………………….