venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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12 settembre 2007

settesettembre 07


Ancora, adesso io Emanuele, per il cerchio, il cerchio spiritico.

Cos’altro ancora c’è da spiegare, cos’altro c’è da chiarire su quella che deve essere la modalità di questo corpo comune?
In molti diversi tentativi cercai di chiarire qual’era il modo, ponendomi anche quale prima persona che si poneva attiva nel corpo comune, perché è proprio questo che deve avvenire: essere presenti.
Io sono certo, pienamente certo che tutti quanti voi vi siate già in qualche modo manifestati in questo corpo comune, ma fintantoché la manifestazione non diviene personale, riconosciuta, non ha senso e non fa altro che andare a ledere, intaccare la protezione di quel tesoro personale di cui neanche voi avete visione, conoscenza, se non la quieta certezza di possederlo…recondito, nascosto, privato.
Allora l’attesa avviene perché venga a manifestarsi quello che è il privato tesoro di qualchedun’altro…ed Emanuele si pone anche nella sua difficoltà, nella sua incapacità, perché così realmente avviene.
E’ chiaro che se io cerco di definire quei pilastri come punti nodali dell’essere e chiedo, prima a me che a voi, di poterli in qualche modo definire, pesare, affinché possano essere tranquillamente rilasciati…lo faccio, porto la mia confusione, la mia difficoltà ad abbandonare questi che sono punti fermi, certezze sulle quali tranquillamente mi appoggio e dietro le quali, con cieca certezza di non essere riconosciuto, mi nascondo. E’ proprio attraverso questo essere confuso, smarrito…sì…io sono certo che il mio privato tesoro sia la mia debolezza, la mia difficoltà, e solamente quando sarò in grado di essere nome preciso, identità precisa su quella difficoltà e debolezza, io sarò in grado di trarre beneficio dal valore di quel tesoro; ma non posso certo scardinare quella che è la vostra protezione.
Mi accorgo che tanto più Emanuele è confuso, tanto più Emanuele viene meno riconosciuto ed accettato quale guida. Ma, in fondo, io non voglio neanche che ciò sia; io desidero, io voglio essere anello paritario di questa catena del corpo comune, colui che si pone un passo più avanti in quella che è non-conoscenza personale e saccenza ma essere un anello davanti per quella che è la pratica, l’esercizio di questo corpo comune.
E’ vero, non pesa nulla porsi indifesi e scoperti con degli estranei, con qualcuno col quale non hai relazione, ma io credo di avere relazione con voi, sento forte questo legame, questa appartenenza, questa visibilità. Probabilmente per voi questo non avviene…comunque Emanuele è una voce, se ciò che dice mi tocca reagisco, se ciò che dice mi incita, mi costringe, reagisco. Ma se ciò che dice non trova risonanza dentro di me, rimane una voce…uno strano e buffo esperimento.
Il corpo comune ha da essere vissuto, ha da essere praticato, non più spiegato, non più chiarito.
La vera provocazione non è certo quella fatta da Emanuele, ne sono ben certo oramai…ma la vera provocazione è se voi sarete in grado di fare sberleffi a quell’immagine che vedete nello specchio posto di fronte a voi, perché sono ben certo che oramai è possibile per ognuno di voi leggere la propria immagine riflessa. Però, veramente, la tranquilla e quieta certezza che gli altri non possano sbirciare dentro il vostro specchio vi dà salva garanzia, impunità.
Praticate con me il corpo comune e sarete in grado di provocare il vostro privato tesoro.
Ripeto, sono certo che in questo corpo comune già ognuno di voi si è reso palese…ma guai manifestare il riconoscimento!

Cerchiamo il corpo comune ora, cerchiamo lo stagno, spazio conosciuto nel quale dovremmo sentirci a nostro agio, protetti, accettati, amati.
Cerchiamo i nostri cari per avere motivo in più per credere nella sicurezza, nella protezione di questo corpo comune. Andiamo a cercarli, cerchiamone il viso, chiamiamone il nome e facciamo a loro spazio accanto a noi, affinché questa catena divenga affollata, fitta, ricca.
Dal centro parte un’onda che si allarga fino a toccarci…attraversa il nostro corpo, lo muove, fino a passare oltre per coinvolgere tutte quelle presenze che noi amiamo e dalle quali siamo amati. Sempre di più cerchiamo di abbandonare resistenza, protezione. Più non ci serve…il nostro corpo è abbandonato, inutile..la nostra mente è cheta, non ci servono i sensi per cogliere ciò che ci viene offerto…riconosciamoli inutili, incapaci, abbandoniamoli e attiviamo altre possibilità, altre capacità…
Dal centro parte un’altra onda, è una vibrazione che arriva a toccarci. Ora la superficie dello stagno è un grande specchio e noi siamo in grado di rifletterci in esso.. non c’è più nulla e nessuno che ci impedisce la visione del riflesso sulla superficie.
L’immagine riflessa ha un nome..il vostro..chiamatelo…
Io…R…Fr…N…Emanuele………C….

Ho sempre avuto la sensazione, che poi divenne certezza, di non essere amata, ma solamente rispettata e riconosciuta per le mie azioni. Ma quando la fame e la sete di amore sono diventate intollerabili, una grande falla nella protezione si è creata. Se il primo impulso è stato di cercare di tappare lo squarcio, poi subentrò il piacere, la gioia, il quieto riconoscimento.
Siate qui con me…desidero il vostro abbraccio.
La cosa che più mi ha logorato è stato di cercare quale parte di me potesse e dovesse essere amata, ma per chi mi stava vicino il timore della mia perdita ha velato la possibilità di vedere.
No…no…non so se fui in grado…vorrei tanto poterlo fare oggi…e il mio desiderio, bisogno, è un grande abbraccio che sempre mi mancò…
Sento di avere bisogno di voi, ma più che di un bisogno, ho bisogno del legame che ho ancora con voi…il contatto…il corpo comune…..

Sentiamo nuovamente l’onda che a ritroso torna verso il centro dello stagno…sentiamo se qualcosa è cambiato dentro di noi…

Una grande ragnatela illuminata dal sole, con tante goccioline che riflettono la luce….

Di nuovo la catena ora. Sentiamo l’energia che la percorre, approfittiamo di quest’energia per godere di essa, per ricaricarci.
Salutiamo gli amici che sono stati con noi, grati della loro presenza.

E’ tempo, è tempo per me ora di terminare.
A voi tutti il mio saluto, arrivederci.