venerdi sera gruppo di ricerca medianica e spiritismo

Quelli che sono morti non se ne sono mai andati sono nell’ombra che si rischiara e nell’ombra che si ispessisce I morti non sono sotto la terra sono nell’albero che stormisce, sono nel bosco che geme, sono nella dimora, sono nella folla Ascolta più spesso la voce del fuoco, odi la voce dell’acqua ascolta nel vento del cespuglio i singhiozzi è il soffio degli antenati I morti non sono sotto la terra, sono nel seno della donna. sono nel bimbo che vagisce sono nel fuoco che si spegne

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29 settembre 2015

Venticinquesettembre 2015

C'è di certo una risposta al quesito che avevo posto nel nostro scorso incontro. Le cose che dico non possono appartenermi, devono per forza essere il riflesso di ciò che voi siete o forse meglio dovrei dire di ciò che noi siamo nel cerchio, nel corpo comune. Come posso io parlare di pensieri, di ricordi, io che ancora mi trovo in quel limbo dove tutto quanto è cristallizzato, fermo, fisso? Affacciarmi attraverso il nostro essere assieme, affacciarmi a quella che è la vita dell'uomo che pensa, respira e cammina, già ve lo dissi, mi crea disagio. Lo scandire del tempo, il momento che cambia, mai identico a quello precedente, il corpo che si muove, che deve farlo, deve respirare continuamente e incessantemente anche quando non esiste il controllo, anche quando si pone a riposo, pensare di indossare questo corpo crea un poco di smarrimento. Ripeto, dove oggi sono, che anche dire oggi è una cosa assurda per dove io sono, la mia dimensione ha una fissità assoluta, ogni singolo particolare non muta. Per chi come me si approccia a quello che è il divenire dell'uomo, senso di vertigine, quasi ci trovassimo in una posizione dalla quale sporgersi sull'abisso, dove tutto quanto – ripeto – si muove, dove la natura incessantemente si muove, dove l'uomo per essere tale non ha requie, come il respiro che gonfia il torace, continuo, incessante, indispensabile, e i rumori che richiamano la tua attenzione sollecitano il tuo essere vivo, la luce... credetemi, un po' tutto quanto mi spaventa, diviene nuovo e inconsueto per me... e non puoi decidere di fermarti... è il divenire. Ben venga l'inconsapevolezza di ciò che io ancora sono; credo che se un uomo portasse con sé la precisa memoria di ciò che fu, impazzirebbe. Continuamente sollecitato, spronato, in movimento, in continuo movimento, il toccare, l'essere toccati. Non mi è possibile sperimentare ciò che voglia dire essere uomo, ciò che i vostri occhi possono vedere, ciò che le vostre orecchie possono sentire, ciò che la vostra pelle possa percepire. Due dimensioni completamente diverse, estranee ed aliene una all'altra e incomprensibili una dell'altra. Di certo io posso cogliere le energie che voi portate con voi all'interno del corpo comune, posso portare immagini, ma nulla potrà mai farmi sperimentare ciò che l'uomo è, così come l'uomo non potrà mai sperimentare ciò che io sono e che sarà... tutto ciò non è consentito. A volte mi domando se esistono delle regole stabilite da qualcuno più grande che determinano il confine tra le due dimensioni, ma penso che non siano delle regole, delle leggi o delle norme, semplicemente la salvaguardia di quella che è la … per l'uomo potremmo dire la sanità mentale, per ciò che io sono non lo so, non esiste termine, io credo... non esiste termine che possa definire quella che è l'incapacità, per chi come me non è incarnato, di comprendere, sperimentare, condividere la condizione fisica se non attraverso la nascita, pertanto l'azzeramento della consapevolezza. I due esseri non potranno mai coabitare nella stessa condizione: nell'uomo porterà ciò che lui è nella dimensione dopo la morte tantomeno io mai porterò ciò che io sono nella condizione della nascita; sarebbe impossibile. Anch'io, come voi fate, non faccio altro che tradurre in quella che è la mia sensibilità ciò che voi siete, così come voi dovete attraverso il mio dire tradurre ciò che io sono; tradurre attraverso condizioni che sono fisiche, umane, incarnate, la fissità, l'assenza di movimento, la mancanza dello scorrere del tempo. Le dimensioni, le distanze, il tono dei suoni, la sensazione del tatto. Perchè allora questo valico tra voi e me? Perchè questa finestra, questa porta, questo pertugio? La mia scelta di incarnarmi non fu certo data da questa possibilità che io vivo con voi oggi – che anche dire vivo – io passo del tempo con voi... non è possibile... io provo sensazioni, provo emozioni?... no di certo... ma so cosa vuol dire per voi provare emozioni, sensazioni, desideri, dolore. Il fatto che io abbia visione sgombra non vuol dire che io possegga consapevolezza di tutto quanto, ma la mia visione sgombra nella lettura di quell'ordine immutabile – ripeto – nella sua fissità, e in quell'ordine anche l'essere incarnato ne fa parte, non vi è dubbio; non esisterebbe l'equilibrio, non esisterebbe l'Architettura, ma questo non vuol dire che io sappia o che provi. Esiste un'ottima risposta alla domanda che feci lo scorso incontro: io non posso essere che il riverbero di ciò che voi siete. Il corpo comune ha la magia, il potere di sporgervi e dall'alto... osservare sarebbe il termine sbagliato... basterebbe dire essere. Forse non dovremmo insistere, forzare... cerchiamo lo stagno, per favore; sempre più per me diventa indispensabile quella situazione, quella condizione, quello stato. Diviene tutto quanto facile per me, riesco a fermare tutto quanto voi siete, attraverso quel liquido nel quale anch'io mi sento immerso, solidale, fratello e simile. Incamminatevi e portatevi con me in quell'acqua, facciamo in modo che risalga il vostro corpo, lo accarezzi, lo rassicuri e lo cheti. Fate in modo che quel liquido vi sopravanzi, vi copra completamente, a fissare nel tempo e nello spazio ciò che è il nostro essere assieme; diviene tutto più facile, sì, diciamo facile, anche per me. Incontriamoci... al di fuori e al di sopra. Voi siete i miei mezzi, i miei medium; attraverso il mio essere con voi collego le dimensioni. In quell'acqua non ho corpo, nessuno mi più toccare perchè ogni singola parte del corpe è avvolta, protetta, rinchiusa da quell'acqua. Se avessi orecchie sarebbero sorde, se avessi occhi sarebbero ciechi. Non posso respirare in quell'acqua, tutto quanto è fermo, immoto... e voi con me...